Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Fondi SAFE per la difesa, la vera ragione per cui l’Italia ha chiesto 14 miliardi di euro

L'Italia ha fatto richiesta all'Unione Europea di 14 miliardi di euro per i fondi SAFE in favore della difesa.
4 mesi fa
2 minuti di lettura
Fondi SAFE per la difesa
Fondi SAFE per la difesa © Licenza Creative Commons

Sono 18 gli stati comunitari che hanno fatto richiesta all’Unione Europea per accedere ai fondi per la difesa messi a disposizione dal programma SAFE (Security Action for Europe), annunciato nel marzo scorso per un ammontare di 150 miliardi di euro. E tra questi figura a sorpresa l’Italia, che ha presentato istanza sul gong, a poche ore dalla scadenza fissata da Bruxelles. Oltre al nostro Paese, la lista comprende Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Ungheria. Sono rimasti fuori Germania, Austria, Svezia, Irlanda e Olanda, Lussemburgo e Slovenia. Come vedremo, non sono nomi a caso.

Consentiti acquisti extra-UE

L’Italia ha chiesto fondi per la difesa per 14 miliardi di euro. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha commentato la richiesta, sostenendo che l’accesso farà risparmiare al nostro bilancio un bel po’ di interessi. In effetti, a non avere voluto accedere al SAFE sono stati solamente quegli stati che riescono a rifinanziarsi a costi inferiori rispetto all’Unione Europea. I prestiti dovranno essere restituiti fino a un massimo di 45 anni e solo a partire dal 2035. La loro corresponsione avverrà nell’arco di 5 anni.

Con i fondi SAFE per la difesa l’Italia potrà acquistare munizioni, missili, droni, sistemi anti-droni, scudi anti-missile, navi, sommergibili, ecc. Le richieste dovranno essere esaminate e approvate da Bruxelles. Le spese sostenute possono riguardare anche commesse già in corso. C’è un limite da rispettare: gli acquisti extra-UE sono consentiti, purché in misura non superiore al 35% riguardo alle componenti. Una previsione più che comprensibile.

Visto che il riarmo europeo peserà sui bilanci pubblici, che almeno benefici le nostre imprese ed economie. Tuttavia, cozza con l’impegno assunto nei giorni scorsi dalla Commissione con gli Stati Uniti per effettuare acquisti “massicci” di armi americane.

Risparmi su interessi a bilancio

Quanto potrà risparmiare l’Italia grazie ai fondi per la difesa SAFE? Dipende dalla scadenza a cui facciamo riferimento. Lo spread tra BTp e Bund è sceso ai minimi dal 2010, viaggiando a poco più di 80 punti base. In un certo senso, questo miglioramento minimizza il beneficio nell’accedere ai prestiti comunitari. L’UE riesce al momento a rifinanziarsi sul mercato a rendimenti decennali in area 2,95% contro il 3,55% dell’Italia. Un “gap” di soli 60 punti, pari a circa lo 0,60%. Considerate le commissioni da riconoscere, possiamo quantificare il risparmio in circa mezzo punto percentuale o anche meno.

Sui 14 miliardi di euro richiesti sarebbero 70 milioni all’anno. Supponendo che i prestiti avessero una durata effettiva media di 20 anni, parliamo di 1,4 miliardi. Non stiamo parlando di chissà quali cifre. E allora perché fare richiesta dei fondi SAFE per la difesa? In primis, segnala ai mercati che l’Italia intende centellinare ogni euro a bilancio. A differenza dei fondi sanitari del MES durante la pandemia, infatti, qui non esiste alcun rischio prospettico che in futuro vengano poste condizioni all’uso dei prestiti. Inoltre, ne hanno fatto richiesta i due terzi degli stati, mentre allora nessuno. Tra i richiedenti figurano Francia e Spagna, rispettivamente seconda e quarta economia dell’area.

Fondi per difesa segnale politico

L’altra vera ragione per cui l’Italia ha voluto accedere ai fondi per la difesa dell’UE è che consentiranno al nostro governo di ridurre le emissioni di debito sul mercato nei prossimi anni. Certo, 14 miliardi in 5 anni sono poca roba rispetto ai 350 miliardi di euro previsti per le emissioni a medio-lungo termine solo quest’anno. In ogni caso, contribuiranno a contenere la pressione. C’è, infine, un segnale politico da non sottovalutare: l’Italia è in prima linea per il riarmo europeo, sposando appieno la linea della Commissione. I mercati apprezzano la sintonia tra Roma e Bruxelles. Anche per questo lo spread è basso.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Bonus nido
Articolo precedente

Stop alla domanda annuale: il bonus nido si rinnova da solo dal 2026

ecobonus auto
Articolo seguente

Ecobonus auto 2025, tutto a settembre: incentivi per elettriche e rottamazioni