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Oggi: 05 Dic, 2025

L’Unione Europea ha perso la guerra commerciale ed è in crisi esistenziale più che mai

L'Unione Europea ha perso la guerra commerciale con gli Stati Uniti, evitando lo scenario peggiore solamente per mezzo di una resa.
4 mesi fa
2 minuti di lettura
Guerra commerciale, UE sconfitta
Guerra commerciale, UE sconfitta © Licenza Creative Commons

La guerra commerciale con gli Stati Uniti, unica superpotenza mondiale, non ci sarà. L’Unione Europea ha deciso di non combatterla, consapevole delle scarse munizioni di cui dispone. Ha alzato bandiera bianca e firmato un accordo con l’amministrazione Trump, che da ore fa il giro del mondo e che, comunque lo si voglia vedere, ha il senso della resa.

Vittoria netta per Trump

Era iniziata con il presidente Donald Trump sbeffeggiato dai leader europei, quando in aprile si presentò in diretta mondiale ad annunciare i dazi su una lavagnetta. L’immagine fu ridicolizzata, così come la formula usata per fissare le tariffe. L’UE sembrò rassicurare i suoi cittadini che si sarebbe mangiato The Donald a colazione.

Confidò sulla reazione nervosissima dei mercati e sperò che questi avrebbero fatto cambiare linea alla Casa Bianca. Per qualche settimana sembrò funzionare. La guerra commerciale scatenata dal tycoon si stava rivoltando contro l’America.

Come sempre capita, i mercati con i giorni e le settimane digeriscono le cattive notizie, si rassegnano dinnanzi all’inevitabile e scommettono su un esito quanto meno negativo possibile. La realtà prende molto presto il sopravvento sulla propaganda. L’UE si trova spalle al muro, minaccia a vuoto e lo sa. Ieri, la capitolazione: accetterà dazi al 15%, comprerà gas, petrolio e armi e investirà negli USA centinaia di miliardi. Il bilancio è magrissimo: le sue auto subiranno dazi al 15% e non del 25% come per il resto del mondo. Ancora si tratta sulle esenzioni, come quelle sul vino. Poca roba. La vittoria trumpiana è totale.

Bruxelles senza peso politico

Com’è stato possibile un esito così imbarazzante per Bruxelles? Per decenni ci hanno spiegato che l’UE riesce a far meglio su capitoli come le politiche commerciali al posto dei singoli governi.

Questi avrebbero un potere negoziale scarsissimo dinnanzi a potenze come USA e Cina. Il discorso è logico, ma a mancare sono sempre i risultati. L’UE ha perso una guerra commerciale prima ancora che iniziasse. Cosa avrebbe potuto fare di peggio uno stato? Considerate che il Regno Unito ha spuntato dazi al 10%, quindi più bassi dell’UE. Ed è uno stato singolo. La smentita più palese che servano organismi sovranazionali per reggere alle sfide globali.

Cosa ha Londra che non ha Bruxelles? Il peso politico e militare. Non basta mettersi insieme per contare di più. Anzi, paradossalmente l’UE ha un peso politico inferiore alla somma dei pesi dei 27 stati membri. I singoli governi hanno spesso una linea e una visione sulle cose. Ma quando si trovano ad agire come unione di 27 stati, semplicemente non esistono. La Germania vorrebbe una cosa, la Francia un’altra e l’Italia un’altra a ancora. Risultato: l’UE è afona. E nel mondo non conti nulla se non riesci a dire nulla.

Guerra commerciale mina UE alle basi

Questa guerra commerciale evitata per mezzo di una resa preventiva svela l’inconsistenza di una UE per troppo tempo spacciata come panacea di tutti i mali. Molti europeisti in queste ore strabuzzano gli occhi, quasi “scoprendo” l’irrilevanza della creatura in cui hanno creduto ciecamente.

Altri diranno che serva ancora più Europa per evitare in futuro figure barbine come queste. La logica direbbe il contrario: se l’UE non si mostra all’altezza del compito, non dovresti affidargli maggiori poteri. Tanto vale che le decisioni vengano prese il più possibile in base a negoziazioni intergovernative. Peggio di così non può essere. Questa è una crisi esistenziale bella e buona. Nessuno può uscirsene fingendo che tutto si possa aggiustare senza mettere in discussione le istituzioni comunitarie dalle fondamenta.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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