E’ stata la prima emissione di un bond in euro da parte della Banca Mondiale per l’anno 2025/2026 ed è andata ben oltre le attese, a conferma dell’appetibilità che suscitano in questa fase i titoli del debito denominati nella moneta unica. E in questo caso l’emittente è molto solido, godendo del rating tripla A. In altre parole, le agenzie internazionali lo considerano massimamente affidabile e, di conseguenza, i suoi debiti sono teoricamente a bassissimo rischio.
Caratteristiche dell’emissione
Il nuovo bond in euro della Banca Mondiale è un decennale con scadenza 23 luglio 2035 (ISIN: XS3129375732). Offre cedola annuale lorda del 3% con cadenza di pagamento annuale.
Il prezzo di re-offer è stato di 99,685 centesimi, per cui il rendimento lordo alla scadenza è risultato del 3,037%. Esso è stato di 38 punti base sopra il tasso “mid-swap” e di 34,4 punti sopra il Bund a 10 anni.
Ordini record
L’importo emesso è stato di 3 miliardi di euro, a fronte del quale le richieste sono state per 11 miliardi. Mai così alte per un bond in euro della Banca Mondiale. Barclays, Goldman Sachs, LBBW e Morgan Stanley hanno agito da joint lead managers dell’operazione. La denominazione minima è stata fissata in soli 1.000 euro. Il titolo sarà negoziato alla Borsa di Lussemburgo.
Perché comprare il nuovo bond in euro della Banca Mondiale, se offre meno del nostro BTp a 10 anni? In effetti, il nostro rendimento oggi sfiora il 3,60%. Ma dobbiamo tenere conto che il nostro rating è assai più basso: BBB+/BBB/Baa3. Anche se non credessimo al maggiore rischio di credito, dovremmo ugualmente fare i conti con la maggiore volatilità nelle fase di tensioni sui mercati finanziari.
Le emissioni sovranazionali, in quanto percepite come “safe asset”, attirano capitali proprio quando le cose sembrano mettersi male sul versante dell’economia mondiale o della geopolitica.
Bond Banca Mondiale a rischio liquidità?
Anche il bond in euro della Banca Mondiale può comportare qualche rischio. Gli investitori sono tipicamente istituzionali, cioè fondi di investimento, banche centrali, asset managers, ecc. Soggetti che potrebbero mantenere il titolo in portafoglio fino alla scadenza, con ciò riducendo la frequenza degli scambi sul mercato secondario. Una volta acquistato, non è detto che sarebbe facile trovare nuovi acquirenti, essendo il retail interessato maggiormente alle emissioni sovrane nazionali. Si chiama rischio di liquidità e non va sottovalutato da coloro che comprano con finalità essenzialmente speculative.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

