Nessuna tensione nella seduta di ieri per i rendimenti francesi, che si sono mossi grosso modo come sugli altri principali mercati dell’Eurozona. C’è stata qualche sofferenza in più lungo la curva dei tassi, ma nulla di serio e riducibile a qualche punto base. Il giorno prima, alla vigilia della festa nazionale del 14 luglio che celebra la presa della Bastiglia nel 1789, il presidente Emmanuel Macron aveva parlato di “libertà minacciata” mai come in questa fase. Poiché negli ultimi tempi stanno avvenendo fatti che sembravano incredibili fino a poco prima, l’Eliseo ha annunciato un piano per aumentare il budget destinato alla difesa.
Entro i prossimi due anni salirà a 64 miliardi di euro.
Aumento spesa militare in cifre
Un impegno che si ripercuote negativamente sui già fragili conti pubblici transalpini. L’anno scorso, hanno chiuso in deficit per il 5,8% del Pil. Questo è atteso in calo solo al 5,4% quest’anno e già sul prossimo bilancio gravano le ombre della profonda crisi politica in cui è precipitata Parigi nell’ultimo anno. Di fatto, c’è un governo – il quarto in meno di un anno – senza una maggioranza parlamentare che lo sostiene. Il fatto che ieri i rendimenti francesi siano rimasti quasi invariati, non è stato un atto di fiducia concesso dai creditori allo stato.
Scavando nei numeri si trova una realtà meno roboante di quanto voglia far intendere Macron. Da qui al 2027, ultimo anno del suo mandato, la spesa militare salirà di 6,5 miliardi (+10%), circa lo 0,2% del Pil attuale. Pur risultando raddoppiata in un decennio, i movimenti a medio-breve termine appaiono di scarsa entità.
E il budget destinato alla difesa rimarrebbe al 2% del Pil contro un impegno NATO del 5%, comprese le spese indirette.
Rendimenti francesi quasi ai livelli italiani
Né Macron può permettersi di fare annunci diversi. I rendimenti francesi hanno già raggiunto e persino superato quelli italiani sul tratto medio-breve della curva dei tassi. Lo spread BTp-Oat a 10 anni è sceso sotto 20 punti base. Era a 180 quando Giorgia Meloni fu nominata premier. E ancora prima che scoppiasse la crisi politica a Parigi, viaggiava sopra gli 80. C’è il rischio per la seconda economia dell’area che i rendimenti francesi diventino i più alti. Le agenzie di rating già suonano la sveglia dalla primavera dello scorso anno. Al contrario, stanno premiando il miglioramento fiscale dell’Italia.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

