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Oggi: 05 Dic, 2025

NASPI sotto la lente: vecchie certezze e nuove esclusioni

La NASPI cambia volto nel 2025: nuovi requisiti, più controlli e meno accessi facili all’indennità di disoccupazione
5 mesi fa
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naspi da restituire
Foto © Investireoggi

La Legge di Bilancio per il 2025 (Legge 207/2024), come noto, ha introdotto modifiche rilevanti al sistema degli ammortizzatori sociali. Tra le misure di maggior rilievo figura l’introduzione di un ulteriore vincolo per accedere alla NASPI, la principale prestazione erogata dall’INPS in caso di perdita involontaria del lavoro.

A partire dal 1° gennaio 2025, infatti, è entrata in vigore una condizione aggiuntiva volta a rendere più stringente il diritto all’indennità. L’obiettivo dichiarato dal legislatore è quello di rafforzare i controlli e prevenire abusi nel ricorso allo strumento, a fronte di una casistica crescente di dimissioni volontarie seguite da brevi rapporti di lavoro terminati con licenziamento, che venivano talvolta utilizzati in modo strumentale per accedere alla NASPI.

I criteri generali per la NASPI: nessuna modifica ai requisiti storici

Per comprendere l’impatto della novità introdotta, è utile richiamare i presupposti ordinari necessari per poter presentare domanda di NASPI. Fino al 31 dicembre 2024 – e in parte anche dopo, se si prescinde dalla nuova casistica specifica – i requisiti sono i seguenti:

  • stato di disoccupazione involontaria, derivante da licenziamento, cessazione del contratto a termine o dimissioni per giusta causa;
  • contribuzione minima di 13 settimane nei quattro anni precedenti l’inizio della disoccupazione;
  • svolgimento di almeno 30 giornate di lavoro effettivo (quindi non solo contributivo) nei 12 mesi anteriori all’evento che ha determinato la perdita del posto.

Questi criteri restano validi come quadro di riferimento generale. Tuttavia, per determinati percorsi lavorativi a cavallo tra due rapporti, la normativa del 2025 impone un filtro ulteriore.

Il nuovo vincolo per eventi di disoccupazione dal 2025

La novità principale introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 riguarda situazioni in cui il lavoratore abbia lasciato l’impiego e, entro un anno, venga assunto da un secondo datore di lavoro per poi essere licenziato.

In tali casi, se tra l’assunzione e il licenziamento non sono maturate almeno 13 settimane di contribuzione presso il secondo datore, il lavoratore non potrà accedere alla NASPI.

Si tratta di un cambiamento che non modifica i requisiti in sé, ma li ricalibra in base alla sequenza temporale e causale dei rapporti lavorativi. È quindi possibile trovarsi formalmente in possesso dei tre requisiti classici, ma risultare comunque esclusi dalla prestazione se il secondo impiego non raggiunge il limite contributivo imposto dalla nuova norma.

Le motivazioni alla base del provvedimento

Il Governo ha motivato l’intervento con l’intento di contrastare pratiche elusive, frutto di accordi non sempre trasparenti tra lavoratori e imprese. In particolare, l’INPS ha segnalato – tramite le comunicazioni obbligatorie sui flussi occupazionali – un incremento anomalo di cessazioni su iniziativa del dipendente, seguite da nuove assunzioni brevi, terminate con un licenziamento. Tali schemi, che a livello formale generano diritto alla NASPI, in diversi casi sarebbero stati utilizzati con finalità opportunistiche.

La circolare n. 98 del 5 giugno 2025, emanata dall’INPS per fornire chiarimenti operativi, spiega l’impostazione restrittiva: per godere dell’indennità dopo il secondo rapporto, è necessario che questo sia stato sufficientemente duraturo da accumulare almeno 13 settimane contributive.

NASPI ristretta: le implicazioni per i lavoratori e le imprese

Questa modifica rappresenta un segnale importante verso una maggiore selettività nella concessione della NASPI. Le imprese dovranno prestare maggiore attenzione ai percorsi di uscita dei propri dipendenti e ai successivi rapporti, soprattutto nei casi in cui le dimissioni avvengano in contesti non conflittuali. D’altro canto, i lavoratori che intendano lasciare un impiego volontariamente dovranno essere consapevoli che, in assenza di un secondo lavoro stabile, non potranno più contare sul paracadute garantito dalla NASPI.

La misura potrebbe avere effetti anche sulla mobilità lavorativa. Chi intende cambiare lavoro per cercare condizioni migliori potrebbe trovarsi in una situazione di maggiore incertezza economica nel breve termine. Allo stesso tempo, il provvedimento si inserisce in una linea politica più ampia volta a contenere la spesa pubblica. E anche a razionalizzare l’uso degli strumenti di sostegno al reddito.

Riassumendo

  • Dal 2025 la NASPI richiede un ulteriore requisito in caso di doppio rapporto.
  • Dimissioni seguite da nuovo lavoro e licenziamento non bastano più per l’accesso.
  • Servono almeno 13 settimane di contributi nel secondo impiego per avere diritto.
  • La misura mira a contrastare abusi e simulazioni di disoccupazione involontaria.
  • INPS ha chiarito tutto nella circolare n. 98 del 5 giugno 2025.
  • Cambiamenti incentivano rapporti più stabili e penalizzano strategie elusive.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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