Il mercato non è rimasto impressionato dall’annuncio di Alberto Nagel sulla maxi-distribuzione dei dividendi agli azionisti di Mediobanca nel prossimo triennio. Ammonteranno a 4,5 miliardi di euro per un pay-out del 100%, a cui si aggiungeranno 400 milioni tramite buyback o riacquisti azionari. Totale: 4,9 miliardi, il 30% dell’attuale valore di mercato dell’istituto quotato a Piazza Affari. E’ l’ultima carta che il CEO si sta giocando per ingolosire i soci e convincerli a non cedere i titoli posseduti a Monte Paschi di Siena con l’Offerta Pubblica di Scambio lanciata nei mesi scorsi e ormai in dirittura di arrivo.
OPS di Monte Paschi a sconto
La scorsa settimana è arrivato il via libera della vigilanza europea, che non pretende nemmeno che Monte Paschi arrivi a detenere necessariamente la maggioranza assoluta del capitale in Piazzetta Cuccia.
Se così non fosse, però, Luigi Lovaglio dovrà spiegare se controlli o meno l’istituto. Serve ancora il benestare della CONSOB, che dovrebbe arrivare in settimana. Salvo sorprese, l’OPS prenderà il via da lunedì 7 luglio e concludersi entro un mese. Essa consiste in 2,533 nuove azioni di Monte Paschi per ogni 1 azione Mediobanca portata in adesione.
Ai prezzi di borsa attuali – 7,09 euro le azioni Monte Paschi e 19,64 euro le azioni Mediobanca – l’OPS risulta a sconto dell’8,5%. Significa che Lovaglio dovrebbe offrire almeno altri 1,4 miliardi agli azionisti di Mediobanca per pareggiare il valore riconosciuto dal mercato alle loro azioni. Il CDA ha appena deliberato l’emissione di 2,3 miliardi di nuove azioni a titolo di aumento di capitale per sostenere l’OPS.
Qualche scricchiolio nel patto di consultazione
Per il momento possiamo affermare che l’offerta partirebbe con adesioni attorno al 40% del capitale. A tanto ammontavano nelle scorse settimane i voti contrari all’altra OPS lanciata da Mediobanca e avente ad oggetto le azioni Banca Generali.
Essendo sotto “passivity rule“, Nagel avrebbe dovuto chiedere il sostegno dell’assemblea dei soci. Ma la riunione è stata rinviata dal 16 giugno al 25 settembre proprio per un presunto blocco ostile maggioritario guidato da Francesco Gaetano Caltagirone (9,98%) e Delfin (19,81%).
I dividendi promessi da Mediobanca certamente ingolosiscono i soci, ma ci sono altre considerazioni ad entrare in gioco. Schierarsi contro l’OPS di Monte Paschi significa inimicarsi un altro attore del mercato, tra l’altro sostenuto da dietro le quinte dal governo. E’ per questo che alcuni azionisti storici starebbero ipotizzando l’addio a Piazzetta Cuccia. La famiglia Gavio, che fa parte del patto di consultazione che controlla l’istituto, ha già limato la propria partecipazione dallo 0,82% allo 0,62%. Secondo una ricostruzione de La Stampa, mediterebbe l’azzeramento. E lo stesso valuterebbero Mediolanum (3,49%) e la famiglia Doris (0,96%). Vittoria Assicurazioni ha già ceduto per intero lo 0,27% che prima deteneva.
Dividendi Mediobanca per frenare possibili fughe dei soci
E’ anche vero che parte di queste vendite si spiegherebbero grazie al boom in borsa delle azioni Mediobanca: +39% da inizio anno. Chi ha il titolo in carico a prezzi ben inferiori, può mettere a bilancio grosse plusvalenze. Pensate soltanto che il valore del titolo è quasi triplicato negli ultimi cinque anni. La prospettiva che Mediobanca offra ulteriore valore agli azionisti tra dividendi e buyback per la media del 10% all’anno rispetto all’attuale valore di mercato, può contribuire a disincentivare qualche fuga.
Nagel ha bisogno di mantenere il presente assetto azionario il più possibile per impedire che Monte Paschi arrivi a detenere anche oltre il 50% del capitale.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

