Le probabilità di successo per l’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) su Banco BPM sarebbero “al 20%” per Andrea Orcel. Il CEO di Unicredit ammette che tale cifra sia stata fornita per segnalare probabilità “molto inferiori al 50%”. La questione ruota tutta attorno al “golden power”, cioè alle condizioni poste dal governo tramite il decreto di aprile e che renderebbero l’operazione non più profittevole. In più, spiega il manager, il prezzo offerto conterrebbe un premio del 15-20% rispetto alle quotazioni undisturbed, cioè prima che Piazza Meda annunciasse l’OPA su Anima e che avrebbe dovuto farle scendere, anziché salire. Guardando all’oggi, Unicredit sembra volere mantenere la quota nel capitale di Mediobanca.
Viceversa, il 6,7% detenuto in Generali prima o poi sarà venduto, in quanto partecipazione “non strategica”.
Operazione sospetta nei tempi
Unicredit è entrata di recente nel capitale di Mediobanca con una quota dell’1,9% a cui si aggiunge un altro 2% detenuto tramite Jefferies e JP Morgan. Perché questo ingresso in un periodo così sospetto? Si direbbe per approfittare dell’OPS di Monte Paschi. Peccato che essa valuti le azioni Mediobanca meno del mercato. Ai prezzi di questa mattina, lo sconto salirebbe all’8%. Dunque, l’operazione senese non creerebbe valore per gli azionisti di Piazzetta Cuccia.
Ma Unicredit chiarisce il senso della sua partecipazione che riportiamo per completezza d’informazione e dovere di cronaca: “La banca ha circa 20 miliardi di euro di flussi di capitale al giorno e detiene regolarmente posizioni per conto dei clienti e per coprire posizioni dei clienti. Questo non è un caso diverso”, ha detto un portavoce di UniCredit”.
Pressione sul governo Meloni
E allora come mai questo ingresso di Unicredit nel capitale di Mediobanca? La sola voce ha dissuaso il CEO Alberto Nagel da tenere l’assemblea degli azionisti convocata per lunedì scorso. E’ stata rinviata al 25 settembre ed è probabile che non se ne farà più nulla. Il fronte dei contrari all’OPS su Banca Generali, una contromossa all’OPS di Monte Paschi in piena “passivity rule“, sarebbe stato in vantaggio. E ai fini della bocciatura sarebbe stata determinante la partecipazione di Piazza Gae Aulenti.
A sua volta, l’esecutivo si mostra assai interessato al buon esito della scalata di Mediobanca da parte di Monte Paschi, controllata dal Tesoro. L’operazione gli consentirebbe di mettere in sicurezza Generali, controllata da Mediobanca, evitando che la gestione del risparmio finisca in mani francesi per mezzo della joint venture siglata con Natixis a gennaio. Francesco Gaetano Caltagirone e famiglia Del Vecchio diverrebbero i nuovi pilastri della finanza tricolore, espropriando l’ormai ex salotto buono.
Quota nel capitale Mediobanca strategica per OPS su Banco BPM
Salire nel capitale di Mediobanca e aderire all’OPS di Monte Paschi sarebbe un grosso vantaggio in tal senso. Consentirebbe alla banca toscana di raggiungere più probabilmente e più in fretta almeno la soglia minima del 50% più un’azione. Il senso di riconoscenza porterebbe il governo a ridurre o ammorbidire le condizioni del “golden power”, agevolando la scalata di Banco BPM da parte di Orcel.
Checché egli ne dica, resta interessato al buon esito dell’operazione. Non può permettersi di fallire, quando già l’altra scalata di Commerzbank in Germania sta sfumando per l’opposizione del governo Merz. Uno scambio di favori, insomma.
Anche su questo punto, tuttavia, Unicredit rinvia al comunicato della BCE, laddove si evince l’autorizzazione a salire fino al 29,9% della banca tedesca. Di tale quota l’italiana detiene il 9% in azioni e il restante circa 20% in strumenti derivati. Di fatto, non ha ufficialmente mai ad oggi lanciato un’offerta per acquisire il capitale restante di Commerzbank.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

