Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Riforma pensioni 2025 e riforma Fornero, come cambiano le pensioni

Come superare la riforma Fornero con una nuova riforma delle pensioni. Ma al momento sembra che forse tutto peggiorerebbe.
1 anno fa
3 minuti di lettura
pensioni e riforma Fornero
Foto © Licenza Creative Commons

La riforma delle pensioni è un argomento cruciale nell’attuale fase di lavoro sulla manovra finanziaria del governo. È un tema di grande interesse pubblico, perché basta menzionare la riforma delle pensioni per catturare l’attenzione di molti. Tutto parte dal fatto che l’ultima vera riforma delle pensioni in Italia è quella Fornero, introdotta nel 2012. Da quell’anno, il sistema previdenziale ha subito profondi cambiamenti. Molti criticano la riforma Fornero, sostenendo che abbia danneggiato i lavoratori spostando in avanti i requisiti per il pensionamento. Altri, invece, ritengono che fosse necessaria per garantire la sostenibilità del sistema, seppure con molte difficoltà.

Come spesso accade, la verità sta nel mezzo.

Tuttavia, è chiaro che la riforma Fornero ha bisogno di essere superata, poiché sono passati oltre dieci anni dalla sua introduzione e i tempi sono cambiati. Ma come si sta valutando di modificare questa riforma?

Cosa ha cambiato la riforma Fornero sulle pensioni

Vediamo innanzitutto come funzionava il sistema pensionistico prima e come funziona dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero. Nel 2012, con il Decreto “Salva Italia” del governo tecnico guidato da Mario Monti, la riforma Fornero ha cambiato le regole del pensionamento. Prima di questa riforma, si poteva andare in pensione con 40 anni di contributi, senza limiti di età, attraverso le pensioni di anzianità. In alternativa, si poteva accedere con 35 anni di contributi e 60 anni di età, completando la quota 96. Le donne potevano andare in pensione di vecchiaia a 60 anni con 20 anni di contributi, mentre gli uomini a 65 anni.

Dal 2012, con l’introduzione del meccanismo delle aspettative di vita, l’età pensionabile è progressivamente aumentata, arrivando a 67 anni per le pensioni di vecchiaia con 20 anni di contributi, senza distinzione tra uomini e donne.

Le pensioni di anzianità sono state sostituite dalle pensioni anticipate ordinarie, che oggi richiedono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, con una finestra di 3 mesi per l’erogazione del trattamento. La quota 96, nel frattempo, è stata abolita.

Cosa è successo dal 2012 a oggi dopo la riforma Fornero

Negli anni successivi, sono state introdotte una serie di misure temporanee, spesso destinate a pochi lavoratori e valide solo per periodi limitati, come la quota 102 (valida per un anno) e la quota 100 (valida per un triennio). Altre misure, come l’Ape sociale e Opzione Donna, sono state introdotte a carattere sperimentale, soggette a conferme annuali. Tuttavia, nessuna di queste misure ha veramente superato la riforma Fornero. Infatti, si discute sul fatto che, se misure come Ape sociale, quota 103 e Opzione Donna dovessero cessare definitivamente, nel 2025 il sistema pensionistico tornerebbe interamente alla riforma Fornero introdotta dal governo Monti.

Riforma pensioni 2025 e riforma Fornero: come cambieranno le pensioni

Si sta quindi discutendo su come riformare il sistema pensionistico. Per molti lavoratori, la soluzione ideale sarebbe ridurre i requisiti di accesso alle pensioni previsti dalla legge Fornero. Alcuni auspicano un ritorno al passato, con il ripristino della quota 96. Altri propongono una quota 41 per tutti, senza tagli, vincoli o penalizzazioni, riportando le pensioni anticipate a regole simili a quelle delle pensioni di anzianità con 40 anni di contributi.

Altri ancora vorrebbero introdurre una certa flessibilità in uscita, permettendo ai lavoratori di andare in pensione a 62 o 63 anni, una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Tuttavia, mentre i contribuenti si concentrano sui requisiti di pensionamento, il governo deve valutare la sostenibilità delle misure, soprattutto alla luce dei vincoli imposti da Bruxelles, che nel 2025 diventeranno ancora più stringenti.

Cosa bolle in pentola: come il governo intende operare

In materia di riforma delle pensioni si stanno avanzando numerose proposte, idee e ipotesi. Tuttavia, superare la riforma Fornero con una nuova riforma rischia di peggiorare la situazione anziché migliorarla. Prendiamo l’esempio della quota 41 per tutti, che potrebbe essere accompagnata da un ricalcolo contributivo della prestazione, limitando così il numero dei beneficiari. Molti lavoratori potrebbero infatti rinunciare alla pensione anticipata con quota 41, poiché il calcolo contributivo ridurrebbe l’importo della pensione. Inoltre, introducendo il requisito di almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età, si ridurrebbe ulteriormente la platea dei beneficiari.

Si sta discutendo anche di un possibile inasprimento delle finestre per le pensioni anticipate ordinarie, che potrebbero passare da 3 a 7 mesi. Questo significherebbe che gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi dovrebbero attendere 7 mesi, invece di 3, per ricevere il primo rateo di pensione.

Altre novità in cantiere: siamo sicuri che siano migliori?

Un’altra ipotesi riguarda l’introduzione di una flessibilità in uscita a partire dai 64 anni, con un taglio lineare dell’assegno del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Inoltre, si parla di una pensione minima di circa 800 euro (1,5 volte l’assegno sociale), accessibile solo con almeno 25 anni di contributi, anziché 20. Anche questa sarebbe un’ulteriore restrizione.

In definitiva, le ipotesi attualmente in discussione rischiano di rappresentare un ennesimo inasprimento dei requisiti pensionistici. Superare la riforma Fornero potrebbe portare a una nuova riforma persino più severa. Le proposte di collegare le pensioni anticipate a una previdenza complementare, che non tutti sfruttano, potrebbero avere effetti limitati. Inoltre, non tutti i lavoratori sono disposti a destinare il proprio TFR a un fondo pensionistico complementare, come sembra essere nelle intenzioni del governo.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Trasferimento Tfr, alle donne conviene meno
Articolo precedente

Trasferimento del Tfr al fondo pensione con il silenzio-assenso, perché alle donne conviene di meno

Emissione obbligazioni Unicredit
Articolo seguente

Obbligazioni Unicredit AT1 cedola 6,50%, ecco come funzionano e i risultati del collocamento