Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Quante tasse paghi sulla pensione in base all’importo: la risposta ti stupirà, solo in Italia!

Secondo la Commissione Ue in Italia i pensionati poveri mantengono quelli ricchi. Perché le tasse sulla pensione sono ingiuste.
1 anno fa
2 minuti di lettura
pensione
Foto © Licenza Creative Commons

In Italia si pagano troppe tasse sulla pensione? Forse. Il nostro sistema fiscale è tarato in maniera spesso ingiusta e la recente riforma Irpef non ha sanato affatto le ingiustizie che permangono da anni. Retaggio del passato che vede i ricchi diventare sempre più ricchi e la povertà aumentare proprio per effetto dell’imposizione fiscale sui redditi medio-bassi.

Lo mette in risalto anche la Commissione europea che nell’ultimo Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni fa notare come l’Italia sia il paese che tassa di più gli assegni basi rispetto a quelli alti. In Italia la differenza tra gli assegni dei pensionati a basso reddito e quelli dei pensionati ad alto reddito è maggiore in termini netti che lordi.

Risultato che scaturisce da una maggiore imposizione sulle pensioni base rispetto a quelle alte.

Quante tasse si pagano sulla pensione

Dal 1 gennaio 2024 il reddito disponibile sulle pensioni è cresciuto come conseguenza della riforma fiscale attuata con la legge di bilancio 2024. L’importo dell’assegno è aumentato in conseguenza alla riduzione delle aliquote Irpef. Queste ultime sono passate quest’anno da 4 a 3, con ampliamento del primo scaglione.

Un passaggio che produce effetti positivi minimi sulle rendite medio-basse e che l’inflazione erode nel giro di pochi mesi rendendo di fatto nullo il vantaggio. Coloro che percepiscono pensioni più ricche, invece, la riforma fiscale porta a delle riduzioni apprezzabili al netto delle altre trattenute per addizionali regionali e comunali.

Più nel dettaglio, consultando il cedolino pensione dello scorso mese di aprile, si sono potute notare minori trattenute e un reddito disponibile più alto per la maggior parte dei pensionati.

Per coloro che percepiscono un reddito lordo compreso tra i 15 mila e i 28 mila, ad esempio, la nuova aliquota Irpef con scaglione fino al 23% comporta un alleggerimento dell’imposta media del 2% rispetto al passato. Ricordiamo che da quest’anno le 3 nuove fasce sono:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi che superano 50.000 euro.

Quando i poveri mantengono i ricchi

Come detto, la riforma è stata realizzata (in teoria) per avvantaggiare coloro che percepiscono redditi medio-bassi. A titolo di esempio, un contribuente con un reddito di 25.000 euro paga oggi 3.750 euro di Irpef, rispetto ai 4.375 euro dello scorso anno. Invece, i redditi compresi tra 28.000 euro e 50.000 euro, rimangono assoggettati all’aliquota del 35%, mentre quelli superiori a 50.000 euro sono assoggettati all’aliquota del 43%.

Ma se per la maggior parte dei pensionati il risparmio è poco apprezzabile perché divorato dall’inflazione, per coloro che percepiscono assegni d’argento e d’oro il vantaggio è più tangibile. Tutti, infatti, beneficiano della riforma che interessa il primo scaglione di reddito. Ma per i più facoltosi la pressione fiscale non è affatto cambiata perché la seconda e terza aliquota è rimasta invariata.

Il risparmio fiscale, benché esista anche per i pensionati dai 4.000 euro al mese in su, è poco percettibile dal momento che più della metà del loro reddito da pensione è soggetto a imposta che non è cambiata rispetto allo scorso anno.

Fino a 28.000 euro, però, anche per costoro ci sono dei vantaggi che si traducono in 625 euro all’anno di tasse in meno da pagare.

Riassumendo…

social card
Articolo precedente

Social card 500 euro: requisiti, esclusioni e modalità di erogazione

quota 104 pensione
Articolo seguente

Pensione INPS. L’assegno si fa nel quadro RR (gli importi da indicare in dichiarazione dei redditi)