Per la prima volta, quest’anno meno del 10% della popolazione mondiale verserà in condizioni di povertà assoluta. Per l’esattezza, vivrà  al di sotto della linea della povertà il 9,6% degli abitanti del pianeta, pari a 702 milioni di persone. Lo ha comunicato la Banca Mondiale, che per quest’anno ha anche innalzato da 1,25 a 1,90 dollari al giorno il reddito minimo pro-capite, al di sotto della quale una persona viene considerata povera in senso assoluto. Si tratta di uno standard di vita, corrispondente a quello di un inglese nel 1600 o sotto l’Impero Romano.

L’aumento a 1.90 dollari è stato deciso per tenere conto del maggiore costo della vita negli ultimi anni. Era da diversi anni ormai che si utilizzava la soglia degli  1,25 dollari al giorno. Nel 2012, la percentuale di povertà assoluta nel mondo era del 12,8%, a conferma che larghi strati della popolazione stanno approfittando della globalizzazione per liberarsi della miseria più nera. Secondo la Banca Mondiale, il problema continua a persistere con maggiore incidenza nell’Africa sub-sahariana e nel Sud dell’Asia, particolarmente tra le economie legate alla vendita di materie prime. E quanto alle prospettive di crescita dell’economia, l’organismo internazionale ha tagliato le stime sulla Cina, abbassandole al 7% per quest’anno e al 6,7% per il 2016, parlando di rischio di un rallentamento economico più pronunciato delle attese, di un debito relativamente alto e di una regolamentazione disincentivante del risparmio. Anche per questo, l’Est dell’Asia crescerebbe del 6,5% nel 2015 dal +6,8% atteso in precedenza. Un altro segnale del rallentamento globale, tenuto conto che la regione conta per il 40% dell’economia mondiale.