Andare in pensione a 64 anni di età sarà sempre più una possibilità, anche se non sempre sarà semplice rispettare le varie condizioni richieste. Come sempre, infatti, ogni misura INPS prevede specifici requisiti da rispettare.
Alla luce delle ultime novità in via di applicazione, le opportunità di uscita a 64 anni si stanno ampliando: vediamo quindi quali sono le variabili da considerare, sia per le misure già oggi disponibili, sia per quelle che potrebbero entrare in vigore dal 2026.
Tutte le variabili per la pensione a 64 anni
La possibilità di andare in pensione a 64 anni è già prevista oggi e continuerà a esserlo nel 2026 per chi ha iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi.
Si tratta della pensione anticipata contributiva, che si ottiene rispettando requisiti anagrafici, contributivi e di importo minimo:
- almeno 64 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi;
- assenza di contribuzione al 31 dicembre 1995.
Dal punto di vista dell’importo, la pensione anticipata contributiva può essere liquidata solo se l’assegno è pari o superiore a determinate soglie calcolate sull’assegno sociale (pari a 538,69 euro al mese nel 2025):
- 3 volte l’assegno sociale per tutti gli uomini e per le donne senza figli;
- 2,8 volte l’assegno sociale per le donne con un figlio;
- 2,6 volte l’assegno sociale per le donne con due o più figli.
Ecco le uscite anticipate che si possono sfruttare a 64 anni
Chi compie 64 anni può, se rientra nei requisiti, accedere anche ad altre misure oltre alla pensione anticipata contributiva:
- Ape sociale: richiede almeno 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di contributi (36 per alcune categorie). È riservata a lavoratori in condizioni specifiche (invalidi, caregiver, disoccupati e addetti a lavori gravosi).
- Quota 41 precoci: non ha limiti di età, quindi è utilizzabile anche a 64 anni, ma richiede 41 anni di contributi, di cui almeno uno versato prima dei 19 anni.
- Quota 103: valida fino a fine 2025, consente l’uscita con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Dal 2026 dovrebbe essere sostituita dalla Quota 41 flessibile, che manterrà gli stessi requisiti anagrafici e contributivi, modificando però le regole di calcolo dell’assegno.
Le categorie a cui si applicano Ape sociale e Quota 41 sono le stesse:
- addetti ai lavori gravosi o usuranti (per Quota 41 anche usuranti);
- caregiver che assistono da almeno 6 mesi un parente con disabilità grave;
- disoccupati che hanno terminato la Naspi;
- invalidi con almeno il 74% di invalidità riconosciuta.
Pensioni 2026: ecco l’ipotesi di una nuova possibilità di uscita a 64 anni
Dal 2026 potrebbe arrivare una nuova misura, la cosiddetta Quota 89, che rappresenterebbe una novità significativa. Per la prima volta, infatti, sarà possibile utilizzare anche strumenti come la previdenza integrativa e il Trattamento di fine rapporto (TFR) per anticipare l’uscita.
La Quota 89 permetterebbe quindi anche a chi ha iniziato a versare prima del 1996 di accedere alla pensione a 64 anni, rispettando i seguenti requisiti:
- almeno 64 anni di età;
- almeno 25 anni di contributi.
Anche in questo caso resta il vincolo dell’importo minimo, calcolato sempre come multiplo dell’assegno sociale:
- 3 volte l’assegno sociale per uomini e donne senza figli;
- 2,8 volte l’assegno sociale per le donne con un figlio;
- 2,6 volte l’assegno sociale per le donne con due o più figli.
Per facilitare il raggiungimento delle soglie, sarà possibile utilizzare quanto maturato nei fondi pensione integrativi o trasformare il TFR in una rendita mensile, così da integrare l’importo INPS fino alla cifra richiesta.