Tra una settimana il board della Banca Centrale Europea (BCE) si riunirà per l’ottava e ultima volta quest’anno e il mercato non si aspetta alcun taglio ai tassi di interesse. Anzi, le dichiarazioni che sono arrivate negli ultimi giorni da Francoforte vanno nel senso opposto. La consigliera esecutiva tedesca Isabel Schnabel, considerata un “falco”, ha fatto presente che la “prossima mossa” che il mercato si aspetta sarebbe “un rialzo”, sostenendo di sentirsi in linea con tale sentimento. Ha aggiunto, però, che non avverrà necessariamente a breve. E il governatore lituano Gediminas Simkus le ha fatto eco, affermando che non ci saranno più altri tagli.
Sui tassi di interesse dibattito in BCE
Di pochi minuti fa la presa di posizione del francese François Villeroy de Galhau, secondo cui non esisterebbero ragioni per alzare i tassi di interesse “presto”. Il dibattito si accende, ma non più per reclamare o respingere un nuovo taglio. Come ha fatto notare Schnabel, l’inflazione nell’Eurozona ha smesso di scendere con un’economia rivelatasi più resiliente del previsto ai dazi americani e mentre i governi stanno aumentando gli stimoli fiscali. C’è il rischio, a suo parere, che i prezzi al consumo tornino ad accelerare.
Rendimenti tedeschi in rialzo
Dicevamo, il mercato ha smesso di credere a nuovi tagli. Lo svela la curva delle scadenze in Germania, un “benchmark” per l’intera unione monetaria. Il Bund a 2 anni offre stamane il 2,16%, in rialzo dello 0,25% da circa un mese e mezzo. Il Bund a 10 anni rende il 2,86%, livello massimo dal marzo scorso, ovvero da quando l’allora vincitore delle elezioni Friedrich Merz aveva annunciato maxi-investimenti militari e a sostegno dell’economia.
Segna +0,28% in due mesi scarsi. Infine, +0,33% in un mese e mezzo per il Bund a 30 anni.
I rendimenti tedeschi ci dicono che il mercato nelle ultime settimane si è riposizionato per scontare la fine dei tagli ai tassi di interesse. Inizia ad intravedere un rialzo per un quarto di punto percentuale, seppure non nell’immediato. L’inazione può rivelarsi utile alla BCE in questa fase. Lo scenario geopolitico e commerciale resta incerto. Da un lato l’Eurozona ha assorbito i dazi meglio del previsto, dall’altro non sappiamo se le minori esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti saranno dirottate nel Vecchio Continente. Cosa che sembrerebbe, dai primi dati sul surplus commerciale della Cina.
Energia in calo
E nel breve termine bisognerà fare i conti anche con i prezzi di materie prime come petrolio e gas, in discesa per il possibile raggiungimento della pace tra Russia e Ucraina e per l’eccesso di offerta globale di greggio stimato nei prossimi trimestri. Se le condizioni lo consentissero, più avanti l’Eurotower disporrebbe di qualche margine per reagire ad eventuali pressioni ribassiste sull’inflazione, tagliando ancora una volta i tassi di interesse. Nel caso contrario, avrà fatto bene a mantenerli invariati.
Tassi di interesse fermi
I tassi di interesse sono stati tagliati di 200 punti base o 2% tra il giugno del 2024 e il giugno di quest’anno. Da sei mesi sono fermi, un segnale che va nella direzione di prospettare la conclusione del ciclo di allentamento monetario prima di una possibile svolta. Tra l’altro, il cambio dell’euro ha smesso di apprezzarsi.
Anche questo dato riduce le probabilità di un nuovo taglio. In estate, la BCE aveva fatto intendere più o meno apertamente che sarebbe intervenuta se il cambio euro-dollaro fosse salito sopra 1,20. Un livello che era stato quasi toccato a settembre, mentre oggi si attesta a poco più di 1,16.
giuseppe.timpone@investireoggi.it