Tra le possibili novità in arrivo con la legge di Bilancio per il 2026 ce n’è una che passa da un emendamento di Fratelli d’Italia presentato alla Commissione Bilancio del Senato. Riguarda i pagamenti in contante e prevede l’introduzione di una sorta di tassa. Come sappiamo, in Italia è obbligatorio pagare con modalità tracciabili (bonifico, assegno, carte di credito, bancomat, ecc.) per cifre superiori ai 5.000 euro. Nel resto dell’Unione Europea la situazione è molto variegata. Ci sono stati come la Grecia che hanno imposto un limite massimo per il contante a 500 euro e altri come la Germania che non ne hanno affatto.
Bollo di 500 euro per pagamenti sopra 5.000 euro
L’Unione Europea ha approvato il Regolamento 1624 del 2024, che all’art.80 imporrà dal 2027 un tetto per i pagamenti in contanti di 10.000 euro. Ciò varrà, tuttavia, per le aziende. Tra privati cittadini continuerà a non esserci alcun limite. E’ stato previsto solamente che i commercianti richiedano un documento di identità ai clienti che effettuano pagamenti in contante sopra 3.000 euro.
Vediamo cos’è, invece, questa tassa sul contante di cui parliamo. Se l’emendamento sarà approvato, sia gli italiani che i visitatori stranieri avrebbero l’opportunità di pagare cash anche sopra il limite dei 5.000 euro e fino a un massimo di 10.000 euro. In cambio, colui che effettua il pagamento dovrà apporre sulla fattura cartacea un bollo di 500 euro. In pratica, via libera al contante sopra i limiti, ma versando un importo sostanzioso al fisco. Questi inciderebbe dal 5% al 10% della cifra oggetto della transazione.
Fattura cartacea limite al buon esito
Qual è la ratio alla base dell’emendamento? Se vuoi pagare in contante per sfuggire al fisco, potrai farlo “regolarizzando” la posizione con un’apposita tassa.
Le entrate per lo stato aumenterebbero e ciò aiuterebbe il governo a finanziare altre misure. Tuttavia, questa impostazione contraddice la visione “libertaria” della maggioranza di destra. Nei fatti, essa ammette che i pagamenti in contanti sopra certe cifre mirino a nascondere qualcosa. In pratica, che siano frutto di operazioni illecite o evasione fiscale.
C’è una ragione per la quale questa tassa sul contante rischia il flop. Il pagamento presuppone l’emissione di una fattura cartacea, ma questo documento di per sé proverebbe l’avvenuta operazione. Perché mai un cittadino che ha celato al fisco determinate somme, dovrebbe dichiararle indirettamente tramite la fattura? Peraltro, l’Agenzia delle Entrate avrebbe successivamente il compito di effettuare i dovuti controlli. A quel punto, l’acquirente in malafede rischierebbe di avere pagato il bollo a vuoto, potendo subito dopo essere soggetto ad una verifica fiscale.
Tassa sul contante non aiuta lotta al sommerso
La lotta all’economia sommersa è sacrosanta, ma passa per altri tipi di provvedimenti. Il contante è uno strumento e in quanto tale si presta ad ogni tipo di operazioni. Sarebbe come dire che bisognerebbe vietare l’uso dell’auto, perché i rapinatori la usano per mettere a segno i loro colpi. La tassa sul contante, così com’è congegnata, rischia il flop in fase di attuazione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
