Da mesi tiene banco sui quotidiani non solo italiani il quasi azzeramento dello spread tra Italia e Francia con riferimento ai rendimenti decennali. Addirittura, per quanto riguarda la scadenza a 5 anni si è registrato un clamoroso sorpasso degli Oat sui BTp. Cosa che non avveniva da 20 anni a questa parte. Nella mattinata odierna, il decennale transalpino offre appena lo 0,15% in meno del nostro. Le distanze non erano state così basse da inizio 2010. Quell’anno segnò il progressivo allontanamento dei titoli di stato italiani da quelli “core” francesi e tedeschi. La crisi culminò nell’estate del 2012, quando fummo ad un passo dalla scomparsa dell’euro.
Gap su creazione di ricchezza
Ma c’è un altro spread di cui non si parla, forse perché ignoto a molti stessi addetti ai lavori. Riguarda il Pil, che è il prodotto interno lordo. Esso misura la produzione di beni e servizi in un’economia, cioè la generazione di ricchezza per i suoi abitanti. Nel 2024 il Pil francese è stato di 2.921,412 miliardi di euro. Il Pil italiano è stato di 2.192,182 miliardi. Non c’è dubbio che il primo risulti ancora essere ben superiore al nostro, per l’esattezza del 33,3%. Un terzo esatto.
C’è da dire, però, che i residenti in Francia erano 68,4 milioni nel 2024 contro i 59 milioni rilevati dall’ISTAT in Italia. Facendo il rapporto tra Pil e numero di abitanti, abbiamo che il Pil pro-capite sia stato di 42.710 euro in Francia e di 37.160 euro in Italia. Ancora una volta registriamo un gap del 15% in favore della prima. C’è un ma. Il calcolo del Pil avviene ai prezzi correnti. In pratica, si moltiplicano tutti i beni e i servizi prodotti per i rispettivi prezzi di vendita sul mercato. Questi sappiamo che variano da stato in stato. Ad esempio, un litro di latte può costare di più o di meno in Francia rispetto all’Italia.
E parliamo dello stesso litro di latte.
Calcolo del Pil a parità di potere di acquisto
Cosa vogliamo dire con ciò? A noi interessa conoscere la quantità effettiva di beni e servizi generata da un’economia, cioè il Pil cosiddetto “reale”. Il Pil espresso in valori nominali spesso non ci dice granché circa il benessere di una popolazione. E il discorso vale persino all’interno di uno stesso stato: un euro a Milano vale meno di un euro a Catanzaro. Nel capoluogo lombardo per comprare gli stessi beni occorrono più soldi che nel capoluogo calabrese. Non c’è dubbio che la Calabria sia un’economia più povera della Lombardia con un Pil pro-capite nettamente inferiore alla metà. Tuttavia, se si guarda al differente costo della vita nelle due regioni si scopre che le distanze reali siano meno eclatanti.
Ebbene, applicando questo discorso a Francia e Italia otteniamo che lo spread tra i due Pil pro-capite sia ormai sostanzialmente nullo. A parità di potere di acquisto, infatti, nel 2024 il Pil pro-capite dei nostri cugini superava il nostro di appena l’1%. Pensate che dieci anni prima fosse del +10%. Stando ai dati della Commissione europea, nel 2004 il vantaggio francese risultava attorno al 6%. Dunque, le distanze erano aumentate a seguito della crisi che travolse l’economia italiana dopo il 2007.
Ma negli ultimi anni si sono ridotte fino ad azzerarsi.
Spread Italia Francia azzerato da crisi transalpina
Più che a migliorare l’Italia, è stata la Francia a peggiorare. Considerate che venti anni fa il Pil pro-capite francese a parità di potere di acquisto risultava superiore alla Germania. L’anno scorso era di circa il 16% inferiore. La stessa Germania, tuttavia, ha ridotto il suo vantaggio sui partner: da +31% a +17% sull’Italia in dieci anni. Significa che il Pil pro-capite tedesco resta senza dubbio più alto del nostro, ma molto meno di quanto lascerebbe intendere il +39% guardando al dato nominale. E alla fine tutto si tiene: lo spread tra Italia e Francia sui mercati finanziari si azzera per effetto del deterioramento fiscale ed economico di Parigi. Al contrario, Roma ha smesso di arretrare.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
