Il governo e gli italiani si avviano verso la manovra di bilancio 2026. Tra proposte, valutazioni e voci di corridoio, c’è una misura che potrebbe trovare posto. Il taglio IRPEF per il ceto medio. A cui si affiancherebbe anche un sistema di aggiornamento biennale di aliquote e scaglioni.
L’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), ricordiamo, è stata già oggetto di revisione negli ultimi anni con la riforma fiscale delle imposte sul reddito con cui ha trovato spazio la riduzione da 4 a 3 degli scaglioni di reddito e delle corrispondenti aliquote
Gli scaglioni IRPEF fino al 2021
Già nell’anno d’imposta 2022 il legislatore decise di passare da un sistema a 5 scaglioni a quello con 4 scaglioni.
Riavvolgendo il nastro, fino all’anno d’imposta 2021, gli scaglioni IRPEF previsti erano i seguenti (aliquota e fascia di reddito):
- 23% – fino a 15.000 euro;
- 27% – oltre i 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
- 38% – oltre i 28.000 euro e fino a 55.000 euro;
- 41% – oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro;
- 43% – oltre 75.000 euro.
La revisione per il 2022 e 2023
Successivamente, dal periodo d’imposta 2022 e anche per il 2023, gli scaglioni sono passati a 4 con la revisione anche delle aliquote:
- 23% – fino a 15.000 euro;
- 25% – oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
- 35% – oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43% – oltre 50.000 euro.
Scaglioni IRPEF dal 2024 verso il 2026
Con la successiva riforma fiscale, nel 2024 (in via provvisoria) e poi anche dal 2025 (in via strutturale), c’è stato il passaggio a tre scaglioni IRPEF, ossia:
- 23% – fino a 28.000 euro;
- 35% – oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43% – oltre 50.000 euro.
Ebbene sembra che la questione potrebbe non fermarsi qui.
La proposta, in vista della manovra di bilancio 2026, è quella di rivedere nuovamente gli scaglioni e le aliquote. Un intervento che interesserebbe solo il ceto medio. L’idea sarebbe quella di innalzare il secondo scaglione IRPEF fino a 60.000 euro e al contempo limare l’aliquota, abbassandola al 33%. Dunque, se la cosa troverà conferma, la nuova situazione dal 2026 per gli scaglioni IRPEF cambierebbe come segue:
- 23% – fino a 28.000 euro;
- 33% – oltre 28.000 euro e fino a 60.000 euro;
- 43% – oltre 60.000 euro.
Taglio IRPEF 2026: un’attenzione particolare al ceto medio
L’intervento si concentra principalmente sul ceto medio, ossia su quella fascia di popolazione che ha risentito maggiormente del peso fiscale negli ultimi anni. L’estensione del secondo scaglione Irpef e la sua riduzione al 33% sarebbero pensate per ridurre il salto di imposizione tra le diverse fasce e per rendere più progressiva la tassazione. Sebbene i risparmi per i redditi più bassi siano minimi, la misura potrebbe comunque avere un valore simbolico, segnalando l’intenzione del governo di non trascurare nessuna categoria di contribuenti.
L’aggiornamento biennale degli scaglioni e delle aliquote rappresenterebbe un’innovazione importante. Un sistema periodico di revisione potrebbe evitare squilibri nel tempo e mantenere coerente il rapporto tra redditi, inflazione e pressione fiscale.
La proposta di revisione dell’attuale IRPEF è ancora in fase di discussione e non vi è alcuna certezza che diventi realtà nella forma attuale.
Riassumendo
- La manovra 2026 potrebbe proporre modifiche agli scaglioni Irpef per favorire il ceto medio.
- L’IRPEF è passata da cinque a tre scaglioni tra il 2021 e il 2025.
- Dal 2026 il secondo scaglione salirebbe a 60.000 euro con aliquota al 33%.
- I redditi bassi avrebbero risparmi simbolici, maggiori vantaggi per quelli medio-alti.
- L’aggiornamento biennale delle aliquote manterrebbe coerente il sistema fiscale nel tempo.
- La riforma punta a semplificare l’IRPEF e ridurre la pressione sul ceto medio.