La rottamazione quinquies viene presentata spesso come una “sanatoria” semplice e risolutiva. In realtà è una definizione agevolata con regole precise: non tutti i debiti rientrano, le scadenze sono rigide e un errore può far perdere i benefici. Prima di includere cartelle e scegliere le rate, serve capire cosa si paga, cosa viene cancellato e in quali casi l’adesione è inutile o addirittura controproducente. A seguire una serie di FAQ che possono aiutare a capire meglio come potrebbe funzionare la sanatoria.
Che cos’è davvero la rottamazione quinquies e quali debiti rientrano?
La rottamazione quinquies non sarà un condono generico: è una procedura che permetterà di chiudere alcuni debiti con l’agente della riscossione e di conseguenza con il fisco pagando solo determinate voci.
Il vantaggio è economico, ma il meccanismo è “a regole”: chi entra deve rispettare requisiti e scadenze, altrimenti si torna al debito pieno.
Rientrano solo i carichi affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. Non sarà quindi una misura che “abbraccia” automaticamente qualsiasi pendenza fiscale. In pratica, possono essere definiti i debiti che risultano:
- iscritti a ruolo;
- affidati alla riscossione entro una data limite;
- non già pagati o non già annullati in modo definitivo
- solo derivanti da imposte non pagate a seguito di regolare presentazione delle relative dichiarazioni fiscali.
Quali posizioni restano fuori anche se riguardano imposte e contributi?
Restano fuori tutte le situazioni ancora “prima” del ruolo. Per esempio:
- avvisi bonari;
- accertamenti che non sono ancora stati iscritti a ruolo;
- debiti che sono ancora in fase amministrativa e non sono stati consegnati alla riscossione.
- In questi casi parlare di rottamazione significa confondere strumenti diversi.
Conta l’anno d’imposta o la data di affidamento alla riscossione?
Conta la data di affidamento del carico alla riscossione, non l’anno a cui si riferisce l’imposta. Questo dettaglio cambia tutto: un’imposta relativamente recente può restare esclusa se viene iscritta a ruolo troppo tardi; al contrario, un debito più “vecchio” può essere incluso se è stato affidato entro il termine. Per capire se conviene e se si può aderire, la verifica chiave è proprio quella data.
I debiti “classici” come IRPEF, IVA e INPS sono normalmente nel perimetro, ma esistono situazioni meno lineari che richiedono attenzione:
- IMU e TARI: entrano solo se vengono riscosse tramite ruolo nazionale;
- contributi INPS: ammessi, ma i contributi “puri” restano dovuti (la definizione agevolata non trasforma il contributo in qualcosa di cancellabile);
- sanzioni tributarie: vengono eliminate solo quando sono collegate al tributo e quindi “accessorie”;
- avvisi di addebito: ammessi se effettivamente affidati alla riscossione.
- Il punto è sempre lo stesso: la natura del carico decide cosa si può ridurre e cosa no.
Ci sono debiti esclusi a prescindere, anche presentando domanda?
Sì. Alcune voci sono escluse in modo strutturale, e l’istanza in questi casi produce solo aspettative sbagliate. Tra le esclusioni indicate rientrano:
- recuperi di aiuti di Stato considerati incompatibili;
- ammende e sanzioni di tipo penale;
- debiti che derivano da sentenze penali di condanna;
- importi già coinvolti in una definizione agevolata decaduta e non più ripescabili per esclusione prevista dalla norma.
Cosa si paga con la rottamazione quinquies e cosa viene cancellato?
Con la rottamazione quinquies restano da pagare:
- il capitale (cioè il tributo o la quota principale);
- le spese di notifica;
- le spese esecutive se già sostenute.
Vengono invece eliminate:
- le sanzioni;
- gli interessi di mora;
- l’aggio di riscossione.
- Va però ricordato che alcune sanzioni possono essere “autonome” (non legate a un tributo) e quindi non sparire automaticamente.
La rateizzazione è davvero il vantaggio principale? Con quali vincoli?
La rateizzazione è spesso il vero motivo per cui la misura attira interesse. Le ipotesi parlano di piani fino a 120 rate mensili, ma con una struttura rigida:
- importi costanti;
- scadenze fisse e tassative;
- nessuna rinegoziazione successiva del piano (almeno secondo quanto prevede la versione attuale).
Questo significa che la sostenibilità va valutata prima: una rata troppo alta o una pianificazione ottimistica è una delle cause più frequenti di caduta dal beneficio.
Quando si presenta la domanda per la rottamazione quinquies e quando arriva la risposta?
Secondo le tempistiche indicate:
- la domanda di adesione alla rottamazione quinquies dovrà essere presentata entro il 30 aprile 2026 (salvo eventuali proroghe);
- la richiesta si farò (online) all’Agenzia Entrate Riscossione;
- l’esito (accoglimento totale, parziale o rigetto) arriverà entro il 30 giugno 2026 (anche qui, salvo proroghe).
Quali sono le scadenze delle rate e come funzionano gli interessi?
Il calendario viene descritto in modo dettagliato:
- prima (o unica) rata entro il 31 luglio 2026;
- seconda entro il 30 settembre 2026;
- terza entro il 30 novembre 2026;
- dalla quarta alla cinquantesima, scadenze al 31 gennaio, 31 marzo, 31 maggio, 31 luglio, 30 settembre e 30 novembre di ogni anno a partire dal 2027;
- le ultime rate (51ª-54ª) con scadenze fino al 2035, con pagamenti indicati tra gennaio, marzo e maggio di quell’anno.
Sulle rate dopo la prima si applica un interesse annuo del 4% a partire dal 1° agosto 2026; è allo studio una possibile riduzione al 2% durante l’esame parlamentare.
Quando scatterà la decadenza dalla rottamazione quinquies e cosa succederà se non si paga?
Le regole descritte sono severe: bastano due rate non pagate, anche non consecutive, oppure il mancato pagamento dell’ultima rata, per perdere i benefici.
Al momento non risultano previsti i 5 giorni di tolleranza.
In caso di decadenza:
- il residuo torna interamente riscuotibile;
- ripartono sanzioni e interessi;
- quanto già versato resta come acconto, senza “salvare” lo sconto ottenuto.
Conviene inserire tutte le cartelle nella domanda di adesione?
Non sempre conviene includere tutto. In molti casi è più efficace una scelta selettiva:
- inserire soprattutto le cartelle più datate, dove gli accessori incidono di più;
- lasciare fuori quelle recenti, con interessi limitati;
- valutare una rateizzazione ordinaria per una parte del debito;
- inserire un numero di cartelle compatibili con la propria sostenibilità economica.
Si tenga presente che, il quadro della rottamazione quinquies è ancora in evoluzione: la manovra 2026 è in discussione e regole e date potrebbero cambiare. Inoltre, se una scadenza cade in un giorno festivo, il termine slitta automaticamente al primo giorno lavorativo successivo.
Riassumendo le FAQ sulla rottamazione quinquies
- La rottamazione quinquies è una definizione agevolata, non una sanatoria generalizzata.
- Rientrano solo debiti iscritti a ruolo e affidati alla riscossione entro termini precisi.
- Si pagano capitale e spese, mentre sanzioni, interessi e aggio vengono eliminati.
- La rateizzazione è lunga ma rigida, con scadenze fisse e senza possibilità di rinegoziazione.
- Bastano due rate non pagate per perdere tutti i benefici ottenuti.
- Conviene scegliere con attenzione quali cartelle includere, evitando errori frequenti e carichi esclusi.

