Il piano RePowerEU prevede lo stop delle caldaie a gas dal 2029 per ridurre la dipendenza dell’Europa da tale combustibile. In merito a tale decisione è arrivata anche una nuova conferma nella bozza di revisione del regolamento Ecodesign sulle etichette degli apparecchi per il riscaldamento.

Tale scelta, però, sta creando malumori all’interno dei vari stati dell’Unione Europea. Nella bozza, infatti, si legge che ci dovrà essere lo stop della caldaie a gas esistenti in Europa e di quelle tradizionali alimentate anche da altre fonti come l’idrogeno.

Ora, dopo la consultazione e le modifiche, la palla passa al Parlamento e al Consiglio che non potranno modificare il testo ma soltanto approvarlo o respingerlo.

La domanda che si stanno facendo tutti i cittadini Ue è se ci sono soluzioni alternative per risparmiare e se si dovranno sostituire per forza le caldaie già esistenti. Un vecchio detto napoletano recita “se l’acqua è poca, la papera non galleggia” che sintetizza perfettamente lo stato d’animo di chi non se la passa bene e non ha la possibilità di portare a termine un progetto, figuriamoci l’installazione di nuovi impianti che costano ancora molto.

È prevista la sostituzione?

Dal prossimo 1° gennaio 2029 potrebbe esserci lo stop della caldaie a gas in tutta l’Unione Europea. La buona notizia è che chi già ne ha una in casa non dovrà per forza sostituirla in quanto il divieto vale solo per le nuove vendite e installazioni. Se si rompe, però, si è obbligati a scegliere delle soluzioni alternative come le pompe a calore o le caldaie a biomassa, elettriche, ioniche o geotermiche. Tra queste al momento qual è quella che fa risparmiare di più?

Sicuramente la pompa a calore che è quella che scalda l’ambiente e l’acqua non con il gas ma con l’elettricità. In più il punto di forza di questo apparecchio è che porta notevoli benefici ambientali, sociali ed economici.

Le stime di Enea parlano di un risparmio di circa 402,56 euro calcolato sul prezzo del gas del 2022. Purtroppo, però, non è oro tutto ciò che luccica in quanto questi impianti consumano molto e poi per rendere al massimo devono essere collocati in un contesto abitativo preciso. Necessitano, infatti, di un ambiente ben isolato e coibentato per cui in case non ristrutturate e che non sono coibentate per bene, la resa scende molto.

Stefano Casiraghi di Altroconsumo, infatti, ha spiegato a Ilfattoquotidiano che “una pompa di calore in una casa vecchia non solo potrebbe essere non economica ma potrebbe far fatica a riscaldare in inverno pieno”.

C’è anche un’altra alternativa

In vista del possibile stop delle caldaie a gas dal 2029 un’alternativa a queste ultime potrebbe essere la caldaia a biomassa. Anche se si prendono in considerazione gli elevati costi iniziali, i vantaggi a livello economico non si discutono in quanto il materiale da combustione che si utilizza permette di risparmiare fino al 50% rispetto a quello fossile. La spesa, quindi, si può ammortizzare in breve tempo.

Il funzionamento è molto simile a quello della caldaia a gas ma la combustione chiama in causa sostanze e scarti di origine vegetale, organica e animale. Il vantaggio è che i costi di pellet o cippato sono più bassi di quelli del gas e del metano e in più si riducono gli sprechi energetici. Inoltre tali caldaie hanno la capacità di generare più calore e per tempo maggiore rispetto alle normali caldaie a gas. Si stima che il risparmio in un anno sia tra il 40 e il 65%.

Ma veniamo agli svantaggi tra cui il primo è sicuramente la dimensione. Se non si ha abbastanza spazio sarà impossibile montarla. E poi un altro problema che va considerato è lo spazio dedicato all’esterno dove si dovrà posizionare l’impianto e la canna fumaria indipendente per lo scarico dei fumi.

Inoltre un altro svantaggio è quello di dover svuotare sacchi di pellet o cippato che sono anche molto pesanti. C’è però una buona notizia ovvero che negli ultimi tempi sono arrivati sul mercato anche dei modelli più compatti e versatili che riescono a soddisfare le esigenze anche di chi vive in appartamento.

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