Il tempo sta per scadere, la siccità incombe e con essa lo spettro di un possibile razionamento dell’acqua già a breve. La ricetta contro la crisi idrica potrebbe essere: più invasi, riutilizzo acque reflue e impianti di desalinizzazione. Adesso più che mai, l’obiettivo di tutti deve essere risparmiare acqua perché in estate si rischia davvero che i rubinetti siano chiusi in alcune ore della giornata.

Sotto i riflettori ci sono anche le piscine, le docce e in genere gli impianti sulle spiagge che consumano molta acqua.

E anche questo problema si dovrà risolvere il prima possibile. Sia al Nord che al Sud, sarà necessaria una politica di sensibilizzazione non solo verso i cittadini ma anche verso i gestori che dovranno avviare una ricognizione rigorosa su tutti gli impianti a servizio delle spiagge.

Al via la politica dello spreco zero

Per risparmiare acqua sono tante le proposte sulle quali si sta discutendo. Nel caso delle piscine, ad esempio, si dovrebbe ragionare sulla quota di ricambio dell’acqua. Con le nuove tecnologie che si hanno a disposizione, infatti, è possibile usarne di meno. Per le docce in spiaggia, invece, si potrebbero utilizzare dei timer per non sprecarne troppa.

Per quanto riguarda invece gli interventi strutturali, si dovrebbe pensare a creare degli impianti di desalinizzazione. L’acqua del mare, infatti, potrebbe essere impiegata in diversi campi a beneficio sia delle imprese che dei singoli. Investire in tali tecnologie potrebbe portare dei vantaggi economici, di energia e inoltre si potrebbe anche salvaguardare l’ambiente.

La ricetta degli invasi

Non è giunto nemmeno il mese di aprile che già è allarme siccità. In attesa della manutenzione alla rete idrica italiana che fa sprecare una cifra abnorme di acqua, si cercano altre soluzioni come gli invasi. Si tratta di bacini di stoccaggio che trattengono l’acqua quando piove.

Per il Cirf ovvero il Centro di Riqualificazione Fluviale, la costruzione di nuovi invasi, come spiegato a luglio dello scorso anno, non è però la soluzione perché essi perdono molta acqua per evaporazione. Inoltre se sono molto piccoli, l’acqua può raggiungere delle temperature molto alte con la conseguente formazione di condizioni anossiche, fioriture algali e sviluppo di cianotossine. Tali fattori compromettono, quindi, l’utilizzo successivo delle acque. In più non si sa quanto pioverà e quanta acqua si potrà stoccare.

Potrebbe quindi non essere sufficiente per le colture. In ogni caso, ha spiegato il Cirf, è d’obbligo che le sempre minori precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di arrivare a valle fino al mare. Per far sì che ciò accada, però, è necessaria una grande opera di riqualificazione morfologica ed ecologica dei corsi d’acqua.

Le acqua reflue

Inoltre si potrebbe risparmiare acqua riutilizzando le acque reflue. Queste ultime, infatti, possono essere reimmesse nell’ambiente mediante un processo di depurazione con la rimozione di sostanze inquinanti. Il processo di trasformazione di tali acque si sta diffondendo sempre più. Ci sono infatti dei sistemi che negli edifici consentono di recuperare e filtrare acque piovane e grigie per impiegarle per l’irrigazione di aree verdi e per altri utilizzi dove non è necessaria l’acqua potabile. Così si evitano sprechi d’acqua per utilizzi non potabili.

Non è detto però che nel futuro queste acque non si possano bere dopo l’opportuna depurazione. Questa, infatti, è la direzione verso cui sta puntando il Regno Unito per risolvere la crisi idrica. Lo ha detto lo scorso anno James Bevan che è l’Ad della Britain’s environment agency. Ha spiegato che la procedura di riciclo delle acque reflue è sicura e sana. Ha aggiunto inoltre che bisogna essere meno schizzinosi di fonte a una eventualità, sempre peggiore, di avere estati siccitose.

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