Alibaba e i quaranta ladroni, verrebbe da dire, leggendo le affermazioni del fondatore di uno dei siti di e-commerce più grandi al mondo, certamente il più importante in Cina, Jack Ma. Secondo il manager, che di recente in Italia ha dichiarato che il suo sito sarebbe in grado di piazzare in pochi attimi sul mercato l’intera produzione vinicola del nostro paese, i prodotti contraffatti sarebbero ormai migliori dei marchi originali.

Marchi contraffatti sono colpa nostra, ecco perché

Potrebbe fare scalpore una dichiarazione del genere, arrivando dal gestore di uno dei canali online principali di vendita di beni, ma se la si ascolta fino in fondo, si capisce quanta verità vi sia nelle sue parole.

Ma spiega che la responsabilità del boom del “fake” sia degli stessi produttori, che hanno preferito negli ultimi anni spostare la produzione in Cina, dove i malintenzionati hanno gioco facile a copiare i materiali ricevuti e a sfruttare le conoscenze acquisite non soltanto per produrre semplici imitazioni del marchio, ma per creare modelli con brand alternativi e sempre più concorrenziali rispetto agli originali.

In altri termini, Ma ci dice che la colpa della contraffazione sarebbe delle multinazionali, che producendo in Cina, allettate dai bassi costi, finiscono per portarvi i materiali e le conoscenze necessari per il mercato del falso. L’uomo precisa, però, che Alibaba sarebbe in prima linea per contrastare il “fake”, impiegando allo scopo 2.000 dipendenti e collaborando con le autorità cinesi, contribuendo lo scorso anno all’arresto di 300 persone e alla chiusura di 46 attività illegali.

 

 

 

Lotta a contraffazione Cina non possibile al 100%

Al contempo, però, non si fa illusioni e definendo la falsificazione dei prodotti un “istinto naturale” dell’animo umano, crede che forse mai si riuscirà a colpire il mercato della contraffazione al 100%. Di recente, l’organizzazione no-profit International AntiCounterfeiting Coalition ha espresso dubbi sulla reale collaborazione di Alibaba nella lotta contro i marchi contraffatti, appannando l’immagine del potente gruppo di acquisti online.

Proprio ieri, l’altro ieri, il Censis ha pubblicato i risultati di una sua ricerca, secondo i quali il mercato del falso in Italia valeva nel 2015 6,9 miliardi e avrebbe sottratto al Fisco fino a un massimo stimato di 5,7 miliardi, facendo perdere alla nostra economia 100.000 posti di lavoro.