Da mesi si litiga tra i paesi della UE sull’istituzione della garanzia unica sui depositi, che il governatore della BCE, Mario Draghi, ha definito il completamento dell’Unione bancaria, la sua terza gamba, dopo la vigilanza unica sulle grandi banche europee e il meccanismo di risoluzione (bail-in). Ma cos’è e chi e perché vi si oppone?

La garanzia unica sui depositi, nota formalmente come “European deposit insurance scheme”, consiste nell’assicurare i conti correnti di tutte la banche UE allo stesso modo e attraverso un fondo sovranazionale, che si sostituirebbe a quelli nazionali oggi presenti.

In Italia, ad esempio, esiste il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, alimentato dagli stessi versamenti effettuati dalle banche sui depositi accesi presso le loro filiali, che coprono fino a 100.000 euro dal rischio insolvenza. Tuttavia, le risorse oggi realmente a disposizione di questo fondo sono solo una piccola percentuale di quella che potenzialmente sarebbe necessaria per coprire tutti i conti fino ai 100.000 euro accesi in Italia.

Un fondo europeo garantirebbe i risparmiatori di tutta la UE in ugual modo e reciderebbe il legame tra le banche e gli shock locali, evitando spostamenti di capitali da paese a paese, sulla base di variabili macroeconomiche e di crisi di fiducia in un sistema, cosa che destabilizzerebbe il mercato finanziario del Vecchio Continente, frammentandolo.

Ad esempio, nessun risparmiatore della banca italiana X avrebbe ragione per spostare i propri soldi presso la banca B della Germania, se nel nostro paese si verificasse una crisi finanziaria, tale da far temere ripercussioni di natura sistemica.

I tedeschi sono contrari all’assicurazione unica, perché prima di condividere i rischi con altri paesi vorrebbero che le banche del resto d’Europa fossero messe in sicurezza, ossia ricapitalizzate, e allentassero il legame con i titoli di stato dei paesi in cui hanno sede.

Condizioni, che al momento non sussistono.