Un avviso diffuso il 14 ottobre ha riportato l’attenzione su un fenomeno in crescita: la truffa telefonica Agenzia Entrate. Sfruttando temi fiscali molto sensibili, alcuni soggetti chiamano presentandosi come funzionari dell’Amministrazione finanziaria e prospettano l’esistenza di un presunto credito da incassare. La promessa è allettante: un rimborso diretto sul conto corrente. Il fine, però, è uno solo: sottrarre dati personali e bancari.
Truffa Agenzia Entrate: lo schema della finta telefonata
Il copione della nuova truffa telefonica a nome dell’Agenzia Entrate è semplice e mirato. Chi chiama si qualifica come dipendente dell’Agenzia, comunica che risulta un credito a favore dell’intestatario della linea e che per ottenere l’accredito è necessario fornire alcune informazioni.
La richiesta non si limita a generalità di base: vengono sollecitati dati anagrafici completi, elementi fiscali, il nome della banca e soprattutto l’IBAN del conto. Le domande vengono ripetute con insistenza, con toni spesso pressanti, per ridurre la lucidità di chi ascolta e indurlo a condividere informazioni che non dovrebbero essere comunicate per telefono.
L’efficacia di questo stratagemma si fonda su due leve. Da un lato l’autorevolezza percepita dell’ente citato; dall’altro l’aspettativa di un rimborso, che può abbassare la soglia di diffidenza. La combinazione di falsa identità istituzionale e promessa di denaro in arrivo trasforma la conversazione in un perfetto terreno per carpire dati riservati.
La posizione dell’Agenzia delle Entrate
L’Amministrazione finanziaria ha preso le distanze in modo netto dalla truffa, così come da altre truffe vie mail sui rimborsi fiscali. È stato chiarito che questa modalità di contatto non appartiene alle procedure ufficiali e che l’ente è totalmente estraneo a simili comunicazioni.
La truffa telefonica Agenzia Entrate non ha nulla a che vedere con i canali legittimi utilizzati per informare i contribuenti. Per questo motivo viene raccomandata la massima cautela: è fondamentale non condividere informazioni sensibili. Soprattutto coordinate bancarie, quando la richiesta non transitata da strumenti certificati o verificabili.
Segnali d’allarme da non ignorare
Per orientarsi con pragmatismo e difendersi da questa truffa telefonica, può essere utile tenere a mente alcuni indicatori ricorrenti:
- insistenza e urgenza: richieste ripetute, pressioni sul tempo e solleciti a “completare subito la procedura” sono tipici dei raggiri;
- promessa di un credito non atteso: la comunicazione annuncia un rimborso inatteso senza riscontri documentali;
- domande su IBAN e banca: l’Agenzia non chiede per telefono dati bancari riservati per disporre accrediti;
- canale non ufficiale: la chiamata non è accompagnata da notifiche tramite servizi istituzionali o area riservata.
Questi elementi, presi insieme, descrivono un contesto ad alto rischio e meritano immediata diffidenza.
Buone pratiche di tutela contro la truffa telefonica Agenzia Entrate
Il primo presidio è la verifica dell’interlocutore. Prima di condividere qualsiasi informazione, occorre accertarsi dell’autenticità del contatto utilizzando riferimenti ufficiali. In assenza di conferme, la strada più prudente è interrompere la conversazione. L’indicazione è chiara: non fornire dati personali, fiscali o bancari in risposta a telefonate non richieste.
Per ogni dubbio, la via maestra resta la consultazione dei canali istituzionali. Sul portale dell’Agenzia Entrate è disponibile la sezione “Focus sul phishing”, pensata proprio per orientare i cittadini su messaggi ingannevoli e tentativi di furto di credenziali. Attraverso il sito istituzionale è possibile reperire contatti affidabili e, se necessario, rivolgersi all’ufficio territorialmente competente per ottenere conferme o chiarimenti. L’utilizzo di queste fonti consente di distinguere tra comunicazioni verificate e iniziative fraudolente che imitano il linguaggio amministrativo.
Truffa telefonica Agenzia Entrate: perché il raggiro funziona (e come disinnescarlo)
Chi orchestra la truffa telefonica Agenzia Entrate conosce bene le dinamiche psicologiche legate al rapporto con il fisco. La prospettiva di un rimborso stimola attenzione e disponibilità, mentre il richiamo a un’autorità riconosciuta innalza la credibilità percepita.
A ciò si aggiunge il fattore tempo: l’urgenza indotta riduce lo spazio per i controlli. Disinnescare il meccanismo richiede l’adozione di tre semplici regole: pausa, verifica, canali ufficiali. Fermarsi, controllare l’identità del chiamante e utilizzare esclusivamente strumenti istituzionali per eventuali risposte mette al riparo dai rischi più comuni.
Il richiamo alla prudenza non riguarda solo i singoli cittadini. Anche studi professionali e intermediari, spesso primi destinatari di contatti di natura fiscale, possono trovarsi esposti a schemi simili. Stabilire procedure interne per la gestione di chiamate sospette, archiviare segnalazioni e indirizzare ogni verifica verso le pagine e i contatti ufficiali contribuisce a proteggere i dati dei clienti e a evitare conseguenze economiche o reputazionali.
Riassumendo
- Nuove truffe telefoniche fingono di provenire dall’Agenzia Entrate per ottenere dati bancari.
- I falsi funzionari promettono rimborsi fiscali e chiedono IBAN e informazioni personali.
- L’Agenzia smentisce ogni coinvolgimento e invita alla massima prudenza.
- Segnali d’allarme: urgenza, rimborsi inattesi, richieste di dati sensibili.
- Verificare sempre l’identità del chiamante tramite canali istituzionali ufficiali.
- Consultare “Focus sul phishing” e uffici territoriali in caso di dubbi.