Il sistema previdenziale italiano ha bisogno di una seria riforma delle pensioni. La legge Fornero, ossia l’ultima grande riforma tuttora in vigore e che determina le possibilità di uscita dal mondo del lavoro, deve essere superata una volta per tutte.
Le strade percorribili sono due: o un “colpo di spugna”, cancellando la Fornero e tornando alle misure precedenti al 2012, oppure una riforma graduale. La prima ipotesi, tuttavia, appare impossibile da realizzare. Il mondo del lavoro è cambiato e tornare indietro sarebbe insostenibile: l’INPS rischierebbe di implodere applicando regole di pensionamento nate quando il rapporto tra cittadini attivi e pensionati era molto diverso da oggi.
Oggi la sostenibilità del sistema è più fragile: i pensionati sono sempre più numerosi e longevi, mentre i lavoratori attivi diminuiscono. Per questo, alcune misure graduali potrebbero entrare in azione già nei prossimi anni, aprendo la strada al superamento della Fornero.
Riforma pensioni: con queste misure, in un paio di anni si può dire addio alla legge Fornero
Quali sono le misure che, nell’arco di un paio di anni, potrebbero consentire di superare definitivamente la legge Fornero?
Un esempio riguarda chi oggi può andare in pensione solo a 67 anni perché non ha contributi sufficienti per altre formule di uscita. Dal 2026 sarà introdotta una nuova opportunità: la pensione a 64 anni di età, conosciuta come Quota 89.
Questa novità permetterà a molti di anticipare il pensionamento rispetto ai requisiti attuali, offrendo un canale di uscita più flessibile. Con il passare degli anni, andare in pensione a 64 anni diventerà un’opportunità sempre più diffusa, utile anche ad attenuare gli effetti dei futuri adeguamenti legati all’aspettativa di vita.
Quota 89 ma non solo, ecco la nuova riforma delle pensioni
Quota 89 richiede 64 anni di età e almeno 25 anni di contributi, ma è vincolata a una condizione importante: l’importo della pensione, calcolato con il metodo contributivo, deve essere non inferiore a tre volte l’assegno sociale.
- Fino al 2029 la soglia resterà di 3 volte l’assegno sociale.
- Dal 2030 sarà necessario raggiungere 3,2 volte l’assegno sociale.
Per chi teme di non riuscire a raggiungere importi così elevati, la vera novità del 2026 sarà la possibilità di integrare la pensione INPS con:
- rendite da fondi pensione integrativi,
- l’utilizzo del TFR sotto forma di rateizzazione in rendita mensile.
Anche l’ISEE determinerà i tagli sulle pensioni future
Un altro tassello della riforma riguarda la nuova Quota 41, che si configura come misura flessibile di pensionamento anticipato.
Prevede la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi minimi e a partire dai 62 anni di età, in alternativa alla pensione anticipata ordinaria. Il vantaggio è che il calcolo della prestazione resterebbe misto e non esclusivamente contributivo.
L’unico vincolo riguarda chi ha un ISEE superiore a 35.000 euro. In questo caso scatterebbe un taglio lineare del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.
In pratica, anziché dover attendere i circa 43 anni di contributi richiesti per la pensione anticipata ordinaria, con la Quota 41 si potrà uscire a 62 anni con requisiti più accessibili.
