Riforma delle pensioni, ecco il destino di quota 103, dell’Ape e di Opzione donna, sorprese in arrivo

Riforma pensioni: giorni caldi, presto i nuovi summit governo e sindacati. Quota 103, Opzione donna e Ape sociale che fine faranno?
4 mesi fa
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Come sarà la riforma delle pensioni dopo il 2025, ecco le nuove pensioni
Foto © Investireoggi

Dopo la consueta pausa estiva, sindacati e governo dovranno presto tornare al tavolo delle trattative per discutere di pensioni e della riforma del sistema pensionistico. Anche se non si tratterà di una vera e propria riforma, almeno si dovrà decidere cosa fare nella prossima manovra di bilancio, poiché è inevitabile che il governo introduca qualche novità.

L’argomento è di grande interesse generale, tanto che molti dei nostri lettori ci chiedono se anche nel 2025 potranno ancora sfruttare alcune misure che, allo stato attuale, scadranno il 31 dicembre 2024.

In risposta a due dei nostri lettori, che ci hanno chiesto informazioni su due di queste misure in scadenza nel 2024, ecco il destino di Quota 103, dell’Ape Sociale e di Opzione Donna. E ci sono alcune sorprese, almeno rispetto a quanto si diceva fino a poco tempo fa.

“Salve, sono Renata, una lavoratrice caregiver (mia madre invalida vive da sempre con me) che quest’anno, oltre a completare 35 anni di contributi, raggiunge i 61 anni di età. In parole povere, se nel 2025 venisse confermata l’Opzione Donna, io potrei andare in pensione. Ma davvero il governo ha già deciso di chiudere la misura o ci sono speranze di una nuova proroga?”

“Buongiorno, sono un infermiere del reparto chirurgia di un grande ospedale. Ho compiuto 62 anni a febbraio e ho già 38 anni di contributi. Vorrei sapere se nel 2025 ci sarà ancora l’Ape Sociale, perché mi interessa per andare in pensione nel 2025, anche se ho sentito dire che la sua conferma non è certa. Avete notizie o conferme sulla proroga dell’Ape Sociale nel 2025?”

Riforma delle pensioni: ecco il destino di Quota 103, dell’Ape Sociale e di Opzione Donna. Sorprese in arrivo

Partiamo da una considerazione: Opzione Donna, l’Ape Sociale e Quota 103 sono tutte misure che, ad oggi, non vanno oltre il 31 dicembre 2024. Tutto ciò che si dice e che diremo ora è frutto di indiscrezioni, dichiarazioni di persone vicine al dossier pensioni del governo e ipotesi.

Tuttavia, queste ipotesi sembrano sempre più attendibili col passare del tempo. Cominciamo con Quota 103, che forse è l’unica misura destinata a chiudere i battenti nel 2025. La sua chiusura potrebbe essere indolore, poiché si parla di sostituirla con Quota 41 per tutti.

Non ci saranno grandi cambiamenti, poiché anche con l’introduzione di Quota 41 per tutti, in versione contributiva come sembra probabile, nessuno verrebbe penalizzato dalla cessazione di Quota 103. Infatti, cambierebbe solo il limite anagrafico, dato che Quota 103 prevede il raggiungimento di almeno 62 anni di età, mentre Quota 41 per tutti non avrà limiti anagrafici.

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Nel passaggio da Quota 103 a Quota 41 per tutti, il governo dovrà affrontare maggiori costi, e questo è un fattore da considerare. Anche se una misura contributiva, come è oggi Quota 103 e come potrebbe essere Quota 41 per tutti, comporta risparmi per le casse dello Stato, questi risparmi si realizzano solo nel lungo termine.

In pratica, passando da Quota 103 a Quota 41 per tutti, si potrebbe ipotizzare un aumento delle richieste di pensionamento rispetto a oggi. Tuttavia, il calcolo contributivo imposto alla misura resterà un deterrente fondamentale, che ridurrà probabilmente le richieste di pensionamento da parte dei possibili beneficiari di Quota 41.

Non tutti i lavoratori saranno disposti a percepire una pensione più bassa solo per anticipare l’uscita di 22 mesi rispetto alle pensioni anticipate ordinarie. La riforma delle pensioni, o le modifiche alle misure attuali, non possono prescindere dal calcolo contributivo della pensione. Perché, se di riforma si tratta, i tagli alle pensioni sono necessari per limitare la spesa pubblica e renderla sostenibile.

Ape Sociale e Opzione Donna: quale sarà il loro destino?

Lasciando da parte il destino di Quota 103 e la possibile nascita di Quota 41 per tutti, che però non può essere considerata sufficiente per una vera riforma delle pensioni, cos’altro accadrà nel 2025? Una cosa che sembra probabile è che il governo prenda tempo, rinviando altre riforme delle pensioni al 2025.

È quindi possibile che l’Ape Sociale e Opzione Donna vengano rinnovate per un altro anno. Opzione Donna, per come è stata ridotta, costa sempre meno alle casse statali.

La riduzione della platea delle beneficiarie ha sortito gli effetti sperati, riducendo drasticamente le richieste negli ultimi due anni. Se Opzione Donna non rappresenta più un onere significativo per lo Stato, la sua proroga diventa possibile. Anche nel 2025, quindi, le donne potrebbero sfruttare la possibilità di andare in pensione a 61 anni di età con 35 anni di contributi, requisiti da completare, come sempre, entro la fine dell’anno precedente.

Resterebbero intatte le platee di riferimento, che includono invalide, caregiver, licenziate e donne coinvolte in aziende in crisi come potenziali beneficiarie della pensione contributiva anticipata. Rimarranno anche gli sconti di un anno per figlio, fino a un massimo di 2 anni sull’età di uscita.

Anticipo Pensionistico Sociale confermato? Ecco il punto della situazione in attesa della riforma delle pensioni

Anche l’Ape Sociale dovrebbe essere rinnovata, in quanto si tratta di una misura di accompagnamento alla pensione riservata esclusivamente a soggetti fragili. Parliamo di persone con problematiche di carattere fisico, lavorativo, familiare o reddituale. La proroga dell’Anticipo Pensionistico Sociale dovrebbe essere inclusa nella legge di Bilancio.

Questo permetterà a chi, nel 2025, compirà i fatidici 63 anni e 5 mesi di età, di andare in pensione con l’Ape Sociale. Continueranno ad avere accesso alla misura invalidi, caregiver e disoccupati con almeno 30 anni di contributi, oppure lavoratori gravosi con 36 anni di versamenti.

La misura continuerebbe a essere a termine, cioè fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria a 67 anni, e rimarrebbe un assegno ponte di massimo 1.500 euro al mese, non reversibile, senza tredicesima, senza assegni familiari, maggiorazioni e senza indicizzazione al tasso di inflazione.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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