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Oggi: 10 Dic, 2025
Riforma 104 nuove tutela e disuguaglianze

Riforma 104 2026: “Più tutele ma rischiamo nuove disuguaglianze”. L’intervista al Presidente Falabella (FISH ETS)

Riforma 104 2026, Falabella (FISH ETS): “Più tutele ma servono risorse e uniformità. La vera riforma è la 227/2021”
6 ore fa
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Quali saranno gli effetti concreti della riforma della Legge 104 prevista per il 2026? E quali criticità continuano a ostacolare l’accesso ai diritti per persone con disabilità e famiglie?
Ne abbiamo parlato con Vincenzo Falabella, Presidente della FISH ETS – Federazione Italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie, che ha risposto punto per punto alle nostre domande, offrendo un quadro preciso di ciò che funziona, ciò che manca e ciò che ancora deve essere costruito.

Riforma 104 e novità 2026: cosa cambia davvero?

Dal vostro punto di vista, quali sono i cambiamenti più rilevanti della riforma 2026 e quanto questi si traducono in diritti effettivi per le persone con disabilità e le loro famiglie?

Falabella: La Legge 106 del 2025, parte della riforma 2026, rappresenta un passo significativo nel rafforzamento delle tutele per le persone con disabilità e per le loro famiglie.

La legge estende i diritti già previsti dalla normativa vigente, concentrandosi su soggetti con malattie oncologiche, croniche o invalidanti, con un’invalidità civile pari o superiore al 74%, e sui genitori di figli minorenni con tali condizioni. Tra le novità più rilevanti vi è l’introduzione di 10 ore annue aggiuntive di permesso per i beneficiari, da utilizzare per sottoporsi a cure, trattamenti e accertamenti medici. Per i genitori, queste ore possono essere impiegate per accompagnare i figli minorenni agli stessi controlli. Questa misura non rappresenta solo un riconoscimento formale, ma si traduce in diritti effettivi che incidono concretamente sulla vita quotidiana delle persone e delle famiglie:

  • maggiore flessibilità e conciliazione vita-lavoro;
  • sostegno concreto ai nuclei familiari;
  • tutela della salute come diritto effettivo;
  • inclusione lavorativa e sociale.

In sostanza, la riforma non introduce solo un beneficio formale: crea strumenti concreti di tutela e supporto, capaci di promuovere un equilibrio più equo tra esigenze lavorative e necessità di cura.

Il divario tra diritti sulla carta e realtà quotidiana

Quali sono oggi, secondo voi, i tre punti in cui il divario tra quanto previsto dalla 104 e la realtà vissuta dalle famiglie è più evidente?

Falabella: Nonostante la Legge 104 del 1992 rappresenti ancora oggi un riferimento fondamentale per i diritti delle persone con disabilità, la realtà quotidiana delle famiglie evidenzia un divario significativo tra quanto previsto dalla legge e quanto effettivamente accessibile. I tre ambiti in cui questo divario è più evidente sono:

1. Sostegno ai caregiver insufficiente:

L’articolo 33 riconosce tre giorni di permesso al mese ai caregiver, recentemente estesi a due persone per la stessa persona con disabilità. Tuttavia, tre giorni al mese non bastano a far fronte alle esigenze quotidiane di chi assiste una persona con patologie complesse o gravi. Le famiglie continuano a sostenere gran parte del carico assistenziale, evidenziando la mancanza di un supporto strutturale e continuativo da parte del sistema di welfare.

2. Accesso ai servizi riabilitativi e agli ausili limitato:

La legge prevede progetti riabilitativi personalizzati, interventi domiciliari o ambulatoriali e la fornitura di ausili a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nella pratica, però, famiglie e persone con disabilità affrontano tempi di attesa lunghi, carenze territoriali e difficoltà burocratiche, rendendo spesso impossibile usufruire dei servizi previsti.

La recente riforma del nomenclatore tariffario ha, in alcuni casi, ridotto ulteriormente l’accesso a strumenti essenziali.

3. Inclusione scolastica e informazione carenti:

L’inclusione scolastica e il diritto all’informazione sono previsti dalla legge. Eppure nella realtà le famiglie faticano a ottenere continuità didattica e supporto educativo adeguato. Inoltre, l’accesso alle informazioni sui servizi e alle procedure spesso dipende dal supporto del terzo settore, invece che da un sistema pubblico efficiente e accessibile.

In sintesi, il divario tra legge e realtà si concentra su sostegno ai caregiver, accesso ai servizi e inclusione scolastica/informazione. Per colmare questa distanza, servono interventi strutturali concreti, maggiore integrazione territoriale e strumenti che garantiscano alle famiglie di esercitare pienamente i propri diritti.

Caregiver familiari: riconoscimento o sovraccarico?

La riforma sembra voler rafforzare il ruolo del caregiver, ma molte famiglie temono che si continui a delegare loro gran parte dell’assistenza. Le misure annunciate vanno nella direzione giusta?

Presidente Falabella: La riforma sembra riconoscere l’importanza del caregiver familiare, ma molte famiglie temono che si continui a delegare loro gran parte dell’assistenza senza garantire un reale supporto.

La Legge 106/2025 rappresenta un passo avanti, soprattutto con l’aumento dei permessi e la possibilità di conservare il posto di lavoro durante cure e trattamenti. Ma queste misure sono solo un punto di partenza.

Siamo in un momento cruciale grazie alla sperimentazione della Riforma della disabilità. Solo un cambiamento culturale e strutturale nell’organizzazione dei servizi socio-sanitari potrà tradurre i principi della Convenzione ONU in diritti concreti.

Un segnale importante arriva dal testo normativo che definisce la figura del caregiver familiare, trasmesso a Palazzo Chigi: è un primo passo verso un riconoscimento ufficiale e tutele crescenti.

Come Federazione ribadiamo che serve molto di più: questa legge deve essere il punto di partenza per un sistema di assistenza reale, continuo e strutturale.»

Disuguaglianze territoriali

Tempi delle commissioni, accesso ai servizi, assistenza: cosa serve per garantire standard minimi comuni su tutto il territorio nazionale con l’arrivo della riforma 2026?

Presidente  Falabella: Le disuguaglianze territoriali rappresentano oggi il nodo più critico nell’accesso ai diritti delle persone con disabilità: i servizi e le tutele effettive dipendono spesso dal CAP di residenza, con differenze significative tra regioni e province.

Questa disparità limita gravemente l’uniformità dei tempi delle commissioni, dell’accesso ai servizi e dell’assistenza, e rischia di vanificare l’impatto delle nuove misure introdotte.

È importante chiarire che la Legge 106 del 2025 non costituisce una riforma della disabilità. Essa introduce solo alcune misure aggiuntive, come ore di permesso supplementari, accesso prioritario allo smart working e la possibilità di un congedo di cure non retribuito. Queste novità sono utili, ma non modificano la legge 104/1992 e non risolvono le criticità strutturali del sistema. La legge prevede inoltre che l’INPS adatti la propria infrastruttura digitale e tecnologica, consentendo alle persone con disabilità di richiedere e utilizzare ore di permesso e altri benefici.

La vera riforma della Legge 104

Cosa fa la differenza con una riforma strutturale?

Presidente  Falabella: La vera riforma in corso è quella della legge 227/2021, la cui sperimentazione ha permesso di identificare le criticità del sistema e di preparare la futura attuazione del decreto 62/2024, che mira a un approccio integrato e pienamente strutturato dei servizi socio-sanitari e assistenziali su tutto il territorio nazionale. Un aspetto cruciale resta quello dei fondi disponibili: senza stanziamenti adeguati, le nuove procedure rischiano di rimanere solo belle parole, incapaci di tradursi in diritti concreti. Per garantire standard minimi comuni su tutto il territorio, è indispensabile rafforzare le risorse e gli strumenti digitali, con particolare attenzione alle aree più svantaggiate, e costruire un welfare centrato sulla persona e sui suoi bisogni individuali, non vincolato alla geografia di residenza.

In sintesi, per garantire equità e uniformità dei servizi su tutto il territorio nazionale servono:

  1. Adeguati finanziamenti e risorse strutturali per rendere effettive le procedure.

  2. Infrastrutture digitali accessibili e personale pubblico formato per supportare le persone con disabilità.

  3. Un approccio nazionale coerente, capace di ridurre le disuguaglianze territoriali e assicurare che i diritti delle persone con disabilità siano realmente universali.

Solo così i diritti possono diventare realmente universali

Partecipazione delle famiglie e delle associazioni ai processi decisionali**

Le associazioni sono state realmente coinvolte nella costruzione della riforma? Quale metodo di confronto istituzionale proponete per il futuro?

Presidente Falabella: In questo percorso, il dialogo con il movimento associativo è stato indispensabile. Le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità hanno fornito competenza, esperienza diretta e conoscenza dei bisogni reali. Senza questo confronto, la riforma rischierebbe di rimanere frammentaria o disomogenea. E incapace di ridurre le disuguaglianze territoriali e di tradurre i diritti sanciti dalla legge in tutele effettive nella vita quotidiana. La legge 227/2021 e il decreto 62/2024, la legge sui caregiver famigliari, rappresentano i principali strumenti di riforme del sistema di tutela delle persone con disabilità in Italia. La sperimentazione della legge 227/2021 ha permesso di individuare criticità e punti di miglioramento. Ha preparato il terreno per la rivoluzione strutturale prevista dal decreto 62/2024. In questo contesto, il coinvolgimento delle associazioni è un elemento imprescindibile.

Per il futuro, è fondamentale rafforzare questa sinergia e questo confronto tra istituzioni e movimento associativo. L’autorevolezza della Federazione, costruita sulla consapevolezza e sulle competenze delle associazioni aderenti, rappresenta un valore aggiunto imprescindibile per la definizione di politiche nazionali efficaci. Coinvolgere attivamente le associazioni significa mettere al centro dell’agenda politica i bisogni reali delle persone con disabilità. Significa garantire che le normative siano applicabili in maniera concreta e uniforme su tutto il territorio. E non ultimo significa prevenire che le decisioni restino astratte o scollegate dalla realtà quotidiana.

Solo consolidando questa collaborazione sarà possibile costruire un sistema di welfare inclusivo e sostenibile. Quello in cui i diritti delle persone con disabilità non siano solo previsti dalla legge, ma effettivamente tutelati e garantiti nella vita di tutti i giorni.

 

Un messaggio alle famiglie in vista del 2026

Cosa vuole dire in conclusione alle famiglie che vivono ogni giorno difficoltà burocratiche e incertezze sui propri diritti

Presidente Falabella: Alle persone con disabilità, alle loro famiglie, che ogni giorno affrontano difficoltà burocratiche e incertezze sui propri diritti, vogliamo rivolgere un messaggio di vicinanza e speranza per il 2026. Sappiamo che le sfide non mancheranno: il cammino per costruire un’Italia in cui i diritti delle persone con disabilità siano pienamente riconosciuti e esigibili in tutti gli ambiti della vita è ancora lungo. Eppure, guardiamo al futuro con fiducia. Il 2026 può essere un anno di serenità e progressi concreti, se tutti – istituzioni, società civile e cittadini – sapremo lavorare insieme. È fondamentale che le persone con disabilità siano riconosciute prima come persone, poi nella loro condizione di disabilità. E che possano vivere una vita piena, dignitosa e partecipata.

Permettetemi di ringraziare le persone con disabilità e le loro famiglie per la forza, il coraggio e la determinazione con cui affrontano ogni giorno le difficoltà di un sistema che non sempre riconosce la loro dignità. Il vostro impegno ci ricorda che i diritti non sono astratti, devono poter essere vissuti concretamente. E questo è l’obiettivo verso cui continueremo a lavorare, insieme, nel 2026 e negli anni a venire.

 

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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