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Oggi: 05 Dic, 2025

Quanto vale veramente la tua pensione oggi e domani

Sapere quale sia il reale valore della propria pensione oggi e domani è fondamentale per salvaguardare il potere d'acquisto nel tempo.
4 mesi fa
3 minuti di lettura
Pensione sospesa, revocata o da restituire
Foto © Pixabay

Quanto vale veramente la pensione oggi e domani? Come canta Achille Lauro con il brano Che sarà: “Che sarà? Che sarà? Che sarà? Siamo soli ma che sarà? Mi stringo a me, come, come se, fossi te e non finisse mai”.

Queste parole evocano un senso di incertezza, di domande senza risposta e in un certo senso rispecchiano anche il sentimento di chi guarda al proprio futuro, chiedendosi ad esempio quanto sarà sufficiente ciò che accumuliamo oggi per garantirci sicurezza e tranquillità economica domani.

Proprio la pensione, che dovrebbe essere un rifugio stabile dopo anni di lavoro, si trova spesso a fare i conti con l’inflazione, cambiamenti normativi e la costante erosione del potere d’acquisto. In questo contesto capire il reale valore della pensione non è un’opzione, ma una necessità.

Non basta sapere quanto riceveremo ogni mese, bensì bisogna comprendere quanto quel denaro manterrà il suo potere d’acquisto nel tempo e se sarà sufficiente a sostenere il nostro stile di vita.

Analizzare questi aspetti significa guardare non solo al presente, ma anche al futuro, facendo scelte consapevoli e pianificando strategie per proteggere i propri risparmi.

Quanto vale veramente la tua pensione oggi e domani

Per molti la pensione coincide semplicemente con la somma che arriva mensilmente sul conto.  Il vero valore, però, si misura nel potere d’acquisto, ovvero in quanti beni e servizi quel denaro permetterà di acquistare oggi e, ancor più importante, in futuro. Per i pensionati l’assegno mensile è un’entrata mensile certa. In numerosi casi è anche la loro fonte di reddito più importante, se non addirittura l’unica.

Il problema è che il suo valore reale dipende non solo dall’importo erogato, ma anche dal costo della vita che tende a crescere nel tempo, dal potere d’acquisto che può ridursi a causa dell’inflazione e dalle politiche di adeguamento che non sempre compensano l’aumento dei prezzi.

Il meccanismo di perequazione automatica

Per limitare la perdita della capacità di spesa, lo Stato utilizza la perequazione automatica, per cui ogni anno le pensioni vengono rivalutate in base all’indice Istat dei prezzi al consumo. Non tutte le pensioni, però, ricevono lo stesso adeguamento. A tal proposito, come si evince dalla circolare Inps numero 23 del 28 gennaio 2025:

L’articolo 1, comma 478, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, stabilisce che a decorrere dal 1° gennaio 2022 l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448:

a) nella misura del 100% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici fino a quattro volte il trattamento minimo;
b) nella misura del 90% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo;
c) nella misura del 75% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il trattamento minimo“.

Entrando nei dettagli, a partire dal 1° gennaio 2025 la rivalutazione delle pensioni segue un meccanismo a fasce, basato sull’importo percepito:

  • Per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo la perequazione viene applicata al 100% dell’indice Istat, pari allo 0,8%.

    In pratica, chi percepisce fino a circa 2.394,44 euro lordi mensili vedrà l’intera percentuale di rivalutazione.

  • Per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo la perequazione viene ridotta al 90% dell’indice, corrispondente a un aumento dello 0,72%. Questa fascia include gli importi tra 2.394,45 euro e 2.993,05 euro.
  • Per le pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo la rivalutazione scende al 75% dell’indice, pari allo 0,60%, e riguarda tutti gli assegni che superano 2.993,06 euro lordi mensili.

In questo modo lo Stato adotta un approccio progressivo, per cui le pensioni più basse beneficiano di una protezione maggiore rispetto a quelle più alte, contribuendo a mantenere il potere d’acquisto dei redditi più modesti.

L’impatto reale sul potere d’acquisto

La perequazione è utile, ma non sempre basta. Negli anni di forte inflazione, come il 2022 e il 2023, l’aumento delle pensioni è stato inferiore al rincaro dei prezzi. Ad esempio con un’inflazione al 7% e una rivalutazione al 5%, il pensionato riceve un assegno più alto in termini nominali, ma può comprare meno beni e servizi rispetto a prima. L’effetto è ancora più evidente sulle pensioni medio-alte, rivalutate solo parzialmente, ovvero del 90% o del 75%.

Per capire l’effetto dell’inflazione, ipotizziamo il caso di un pensionato con 1.000 euro al mese oggi. Con un’inflazione media annua all’1,7%, dato Istat 2025, dopo dieci anni il valore reale è di circa 842 euro. Mentre dopo vent’anni il valore reale è di circa 710 euro. Con un’inflazione media annua al 2%, dopo dieci anni il valore reale è di circa 820 euro. Mentre dopo vent’anni il valore reale è di circa 673 euro. Come è possibile notare, se l’inflazione supera il tasso di adeguamento il potere d’acquisto si riduce.

Uno sguardo al futuro

Valutare la pensione solo in termini nominali può essere fuorviante. Quello che conta davvero è la capacità di mantenere lo stesso tenore di vita nel tempo. Per capire cosa significa vivere con una pensione che cresce meno dell’inflazione, basta pensare a un affitto che oggi ammonta a 500 euro e che tra 20 anni potrebbe salire a quota 750-800 euro.

In questo scenario molti pensionati rischiano di spendere quasi la metà dell’assegno solo per la casa. Il tutto senza contare come bollette, spese mediche e beni di prima necessità, che già pesano sul bilancio, potrebbero diventare sempre più difficili da sostenere se la pensione non cresce in linea con i prezzi.

Come è possibile notare, quindi, la perequazione è una rete di protezione importante, ma non sempre completa. Per questo motivo è utile monitorare periodicamente la propria posizione contributiva, fare simulazioni sul valore futuro della pensione. E considerare forme di previdenza complementare e strumenti di risparmio che possano integrare l’assegno.

In pratica la pensione resta un importante pilastro. Ma per difendere davvero il potere d’acquisto negli anni è fondamentale affiancarla con strategie di risparmio e investimenti pianificati sul lungo periodo.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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