Perché la pensione a 64 anni rischia di diventare una specie di miraggio anche se resta attiva?

Già nel 2025, ma anche per gli anni a venire, ottenere la pensione a 64 anni diventa sempre più difficile: tutto parte dall'assegno sociale.
3 mesi fa
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Ci sono pensioni a 60 anni o pensioni con 35,10 anni di contributi già nel 2025, ecco come funziona lo scivolo dell'isopensione.
Foto © Investireoggi

La pensione a 64 anni di età è una delle misure più importanti a disposizione dei contribuenti italiani, poiché consente di andare in pensione 3 anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria, mantenendo la stessa carriera contributiva. Ecco perché è considerata una delle opzioni più favorevoli nel sistema pensionistico italiano. Tuttavia, questa misura, destinata solo a determinati lavoratori, sta diventando sempre più difficile da ottenere con il passare del tempo. E questo non dipende da nuove normative governative, modifiche alle misure esistenti o introduzione di nuove leggi.

Il problema nasce dal fatto che le pensioni in Italia si adeguano al tasso di inflazione. Può sembrare paradossale che l’aumento di una prestazione possa creare problemi, ma è proprio così. Se una prestazione aumenta ed è considerata come soglia per l’accesso a un’altra prestazione, c’è il rischio che alcuni lavoratori non possano più usufruire della misura stessa. Un concetto che può sembrare complesso, ma che diventa chiaro una volta analizzato, evidenziando tutti i rischi connessi.

“Buongiorno, sono una lavoratrice con 25 anni di contributi, tutti versati nel sistema contributivo. Nel 2025 compirò 64 anni. Vorrei il vostro aiuto per calcolare l’importo della mia pensione, in modo da capire quanto dovrei raggiungere per poter andare in pensione a 64 anni con questa misura. Ho avuto 3 figli durante la mia vita. Grazie in anticipo.”

Perché la pensione a 64 anni rischia di diventare una sorta di miraggio, pur rimanendo attiva?

Partiamo dal chiarire che la pensione anticipata contributiva, conosciuta anche come pensione a 64 anni, è una prestazione riservata esclusivamente a chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995. Questa misura sarà perfettamente valida anche nel 2025 per chi ha almeno 20 anni di contributi e 64 anni di età. Tuttavia, per accedere a questa pensione, è necessario soddisfare un ulteriore requisito relativo all’importo della prestazione. Non basta aver compiuto 64 anni, accumulato 20 anni di contributi e rispettato il vincolo di iscrizione alla previdenza obbligatoria post 1° gennaio 1996.

È indispensabile raggiungere un importo minimo di pensione prestabilito. Per gli uomini e per le donne senza figli, la pensione deve essere pari a 3 volte l’assegno sociale. Per le donne con almeno due figli, l’importo deve essere pari a 2,6 volte l’assegno sociale. Con un solo figlio, l’importo richiesto è di 2,8 volte l’assegno sociale.

Ecco quali calcoli occorre fare per capire come diventerà la pensione anticipata contributiva a 64 anni di età

Attualmente, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro al mese; l’anno scorso era di 503,27 euro al mese. È probabile che l’anno prossimo l’importo sarà più alto e continuerà ad aumentare negli anni successivi. Cosa implica questo? Che la pensione a 64 anni potrebbe diventare sempre più difficile da ottenere. Infatti, con l’aumento dell’assegno sociale, aumenta anche l’importo minimo necessario per accedere alla pensione. Una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale, che nel 2024 è circa 1.603 euro al mese, potrebbe salire a 1.700 euro al mese nel 2025.

Nel 2026, seguendo questo trend, potrebbero essere necessari anche 1.800 euro al mese per poter usufruire della misura. Questo rende la pensione anticipata contributiva a 64 anni sempre più difficile da ottenere, considerando che richiede solo 20 anni di contributi. Diventerà quindi sempre più complicato poter accedere a questa pensione.

La misura diventa riservata a due particolari categorie di lavoratori

Man mano che passano gli anni, tuttavia, aumentano i contributi che un lavoratore può aver accumulato dal 1° gennaio 1996 fino alla data di cessazione. Chi ha iniziato a lavorare esattamente il 1° gennaio 1996, nel 2026 avrà più di 30 anni di contributi e nel 2036 arriverà a 40 anni.

Di conseguenza, anche se la misura parte da una base molto bassa, con il tempo rischia di diventare riservata a due categorie principali. La prima è costituita da coloro che hanno carriere lavorative lunghe e stabili.

Infatti, anche la pensione contributiva, che oggi ha il vantaggio di richiedere pochi anni di versamenti, finirà per diventare una misura comparabile alle altre che richiedono carriere molto più lunghe, superiori ai 40 anni. La seconda categoria è rappresentata da quei pochi fortunati con stipendi e retribuzioni talmente elevate da garantire, in pochi anni di contributi, una pensione a 64 anni di importo molto rilevante.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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