Con l’avvicinarsi della Legge di bilancio 2026 il fronte previdenziale torna centrale. Secondo le prime indiscrezioni che trapelano, l’esecutivo starebbe delineando un pacchetto di interventi che potrebbe toccare una platea molto ampia di lavoratori prossimi all’uscita. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di aumentare la flessibilità in uscita, ma senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici. Proprio la sostenibilità economica, insieme agli aspetti operativi, sarebbe il terreno su cui si giocano le scelte di queste settimane: restano diversi nodi da sciogliere e non tutte le ipotesi sono già definite. In questo scenario prende corpo la prospettiva di un superamento del sistema Quote, formula che nell’ultimo quinquennio ha offerto canali di pensionamento anticipato combinando età anagrafica e anzianità contributiva.
La valutazione che circola è che mantenere ancora a regime il sistema Quote comporterebbe oneri consistenti e una gestione complicata. Da qui l’orientamento, sempre più evidente, a chiudere questa stagione e a ridisegnare la flessibilità con strumenti diversi. La prudenza sui costi rimane il faro di ogni decisione
Il sistema Quote: da 100 a 103
Il sistema delle Quota negli anni ha già subito cambiamenti. Si era iniziato con Quota 100. In pratica, per coloro che nel triennio 2019-2021 avessero maturato 62 anni di età e 38 anni di contributi potevano già andare in pensione.
Con la fine di Quota 100 è stato il turno di Quota 102. Una forma di pensionamento che è rimasta in vita un solo anno, ossia il 2022. In sostanza chi nel 2022 avesse raggiunto 64 anni di età e 38 anni di contributi poteva andar via dal mondo del lavoro.
Dopo quota 100 e 102 è arrivata Quota 103 (c.d. pensione anticipata flessibile).
Introdotta nel 2023 e poi prorogata anche per il 2024 e 2025. Può andare in pensione chi in detti anni ha maturato 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica. D’altro a Quota 103 il legislatore ha anche legato il bonus Maroni (oggi Giorgetti). Un incentivo a restare a lavoro nonostante i requisiti per Quota 103. Un incentivo che si concretizza in una busta paga più alta grazie al fatto che il datore di lavoro non trattiene la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore.
Un sistema cristallizzato
Sia Quota 100 che Quota 102 e 103 fanno parte del sistema delle pensioni anticipate, poiché permettono di andare in pensione prima del raggiungimento dell’età anagrafica ordinariamente prevista dal nostro ordinamento, ossia prima dei 67 anni (pensione vecchiaia). Inoltre si tratta di diritto cristallizzati. Nel senso che una volta maturati i requisiti, è possibile decidere di andare in pensione anche in anni successivi. Si prenda ad esempio, il sig. Giovanni che nel 2021 ha maturato i requisiti per Quota 100 ma questi ha deciso di continuare a lavorare e non di andare in pensione sfruttando tale strada. Questi, potrebbe decidere di uscire adesso con quei requisiti.
Oppure si consideri un soggetto che ha maturato i requisiti di Quota 103 nel 2024 ma ha deciso di non andare in pensione. Questi potrebbe decidere di andarci nel 2026 sfruttando i requisiti già maturati nel 2024.
Ne consegue che anche laddove nel 2026 dovesse sparire Quota 103, il soggetto in questione potrebbe comunque andarsene in pensione avendo già cristallizzato i requisiti nel 2024 quando Quota 103 era ancora in vita.
La fine del sistema Quote: valutazioni per chi esce e deve uscire
Questa architettura spiega perché le valutazioni sul futuro del sistema Quote devono muoversi su due binari. Da un lato c’è la disciplina per chi maturerà i requisiti nei prossimi anni: qui si concentra l’eventuale riprogettazione della flessibilità, in nome della sostenibilità finanziaria e della semplicità gestionale. Dall’altro lato c’è la tutela di chi ha già raggiunto i requisiti in passato: per costoro, grazie alla cristallizzazione, la scelta di quando esercitare il diritto rimane nelle loro mani, a prescindere dalle modifiche normative successive.
L’eventuale stop alle Quote non equivale dunque a cancellare i diritti già in tasca. Significa piuttosto cambiare le regole di ingresso per chi non ha ancora raggiunto le soglie richieste. La differenza è significativa anche per la programmazione personale: chi ha già centrato i parametri può gestire tempi e modalità dell’uscita con maggiore serenità; chi è vicino ma non ancora arrivato dovrà guardare con attenzione alle nuove soluzioni che la Legge di bilancio 2026 deciderà di mettere in campo.
Resta sullo sfondo il tema dell’equilibrio tra flessibilità e stabilità dei conti. Il sistema Quote ha aperto una porta verso l’uscita anticipata. Ma a un costo non trascurabile e con una stratificazione di regole che, col passare degli anni, ha reso il quadro meno lineare. L’idea di passare a strumenti diversi nasce anche dall’esigenza di semplificare, rendere più chiaro il percorso verso la pensione e limitare la variabilità della spesa. Si tratta, però, di un equilibrio delicato: ogni canale anticipato incide sulla dinamica della spesa previdenziale, e ogni irrigidimento rischia di comprimere la libertà di scelta di chi è a fine carriera.
Riassumendo
- La Legge di bilancio 2026 potrebbe ridisegnare il sistema pensionistico con più flessibilità.
- Il sistema Quote ha permesso pensioni anticipate combinando età e contributi.
- Quote 100, 102 e 103 hanno segnato tappe diverse dal 2019 al 2025.
- I diritti maturati restano validi anche se le Quote vengono abolite.
- Obiettivo: ridurre i costi e semplificare le regole di pensionamento.