Ad esclusione delle pensioni con l’Ape sociale, tutti gli altri trattamenti erogati dall’INPS sono assoggettati al meccanismo della perequazione. La rivalutazione delle pensioni, anche quelle degli invalidi e perfino l’assegno sociale, è una prassi che si ripete anno dopo anno. E il 2026 non farà eccezione. La rivalutazione o perequazione non è altro che il meccanismo con cui un pensionato viene tutelato dalla svalutazione del suo trattamento. La perdita del potere di acquisto dovuta all’inflazione viene così tamponata dalla rivalutazione. E gli aumenti per le pensioni ordinarie, per quelle degli invalidi, per l’assegno sociale e anche per il trattamento minimo, nel 2026, saranno il doppio più alti rispetto a quelli ottenuti lo scorso gennaio.
E proprio dal 2026, dal primo gennaio, ecco le nuove cifre che, in base al documento programmatico che venerdì 3 ottobre è stato presentato, i pensionati si troveranno.
Pensioni, invalidi e assegno sociale nel 2026: aumentano il doppio tutti i trattamenti
Il meccanismo della rivalutazione delle pensioni è particolare, perché si basa ogni gennaio su dati provvisori forniti dall’ISTAT. L’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, produce il tasso di inflazione di previsione, che non è altro che l’aumento del costo della vita calcolato sui primi nove mesi dell’anno. L’INPS recepisce questa indicazione e aumenta i trattamenti di conseguenza, salvo poi rivedere il tutto quando, sempre l’ISTAT, nei mesi successivi, estrapola il tasso di inflazione definitivo.
Per esempio, nel 2023 le pensioni aumentarono del 7,3% a gennaio, salvo poi essere nuovamente ritoccate con lo 0,8% in più, visto che il tasso di inflazione dal previsionale del 7,3% passò al definito dell’8,1%.
Nel 2024, invece, il 5,4% fu il tasso provvisorio e lo stesso rimase come dato definitivo. Pensioni, trattamenti per invalidi e assegno sociale nel 2026, invece, dovrebbero salire dell’1,6%. Lo sottolineano le stime del Documento programmatico di finanza pubblica del governo. Un tasso di inflazione che è pari esattamente al doppio rispetto a quello con cui l’INPS ha aumentato i trattamenti nel 2025. Infatti, l’inflazione del 2024, secondo i dati ISTAT, è stata dello 0,8%.
Ecco le differenze rispetto al 2025, aumenti maggiori per i trattamenti
Un aumento maggiore rispetto al 2025, quindi. Questo è ciò che devono attendersi adesso i titolari di pensioni, prestazioni per invalidi, assegno sociale e così via dicendo per il 2026. Aumentano il doppio tutti i trattamenti, quindi anche il trattamento minimo INPS. Ma che cifre riceveranno in più i titolari di queste prestazioni? Il calcolo, anche se non ha ancora i crismi dell’ufficialità, si può fare partendo dalle cifre attuali. Partiamo, per esempio, dall’assegno sociale.
Oggi chi prende l’assegno sociale pieno, che ricordiamo riguarda solo chi ha reddito zero perché la prestazione integra il reddito del diretto interessato, percepisce 538,69 euro al mese. In virtù del tasso di rivalutazione prima citato dell’1,6%, il nuovo assegno sociale 2026 sarà pari a 547,31 euro al mese. Se consideriamo che nel 2024 l’assegno sociale era pari a 534,41 euro al mese e che nel 2025 l’aumento fu solo dello 0,8%, ecco che siamo di fronte a una rivalutazione che, per percentuale, sarà pari al doppio dell’anno precedente.
Pensioni, invalidi e assegno sociale nel 2026, ecco i calcoli
Come abbiamo detto, salgono tutti i trattamenti, anche le pensioni per gli invalidi oltre all’assegno sociale nel 2026, e sempre con un incremento dell’1,6%. Nel 2024 l’assegno mensile di assistenza o la pensione per invalidi totali era pari come importo mensile a 333,33 euro. Nel 2025 si è passati a 336 euro con un aumento dello 0,8% e nel 2026 si passerà a 341,38 euro al mese. Il trattamento minimo INPS, ovvero la pensione minima di cui da sempre si sente parlare, salirà da 603,40 del 2025 a 613,05 nel 2026.
Parlando invece di pensioni, il meccanismo di perequazione prevede l’aumento pieno solo sui trattamenti fino a quattro volte il minimo. Significa che solo le pensioni fino a un importo pari a 2.413 euro circa al mese aumenteranno dell’1,6%. Quindi chi oggi prende 1.000 euro al mese prenderà 1.016 euro al mese, chi prende 1.500 euro al mese prenderà 1.524 euro e chi invece prende 2.000 euro prenderà 2.032 euro. Per la parte di pensione superiore a quattro volte il trattamento minimo INPS e fino a cinque volte, la rivalutazione è al 90% del tasso di inflazione (il 90% dell’1,6%). E per la parte eccedente cinque volte il minimo la rivalutazione è al 75% del tasso di inflazione.