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Oggi: 19 Dic, 2025

Pensioni: Grazie al TFR si esce in anticipo, ecco le novità e cosa cambia

Il TFR e la pensione anticipata, ecco cosa cambia nel 2026 tra silenzio assenso e obbligo di versare il TFR al fondo pensione integrativo.
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contributi inps TFR e pensione
Foto © Investireoggi

Novità sulle pensioni particolarmente rilevanti sono entrate nella legge di Bilancio del governo. La manovra, che dovrebbe approdare in Aula entro il 29 dicembre con testo ormai bloccato dopo la fase emendativa, introduce cambiamenti significativi anche in ambito previdenziale.

Una di queste novità riguarda il TFR, il Trattamento di Fine Rapporto che ogni lavoratore accantona nel corso della propria carriera e che, oltre a rappresentare una somma da incassare alla cessazione del rapporto di lavoro (salvo anticipazioni), diventa sempre più un veicolo di pensionamento anticipato.

La novità contenuta nella legge di Bilancio riguarda in particolare il 2026 e chi inizierà a lavorare dal prossimo anno con un nuovo datore di lavoro.

È però una misura che indica chiaramente la direzione intrapresa dalla previdenza italiana: pensioni e TFR non sono più strumenti separati, ma sempre più integrati e orientati verso un obiettivo comune.

Pensioni: grazie al TFR si esce in anticipo, ecco le novità e cosa cambia

Per i lavoratori che avvieranno un rapporto di lavoro nel 2026, il TFR confluirà automaticamente in un fondo pensione integrativo, qualora l’interessato non esprima una scelta diversa. Viene infatti confermato il meccanismo del silenzio-assenso.

In pratica, se entro 60 giorni dall’assunzione il lavoratore non comunica il proprio diniego, la quota di TFR maturata mensilmente verrà destinata in automatico a un fondo pensione complementare.

Il lavoratore è quindi chiamato a manifestare attivamente il dissenso qualora non intenda destinare il TFR alla previdenza integrativa. Alla base di questa scelta vi è una chiara volontà di promuovere la previdenza complementare, ancora poco diffusa in Italia.

Attualmente sono pochi i contribuenti iscritti ai fondi pensione integrativi.

Con questa novità, il legislatore punta a rafforzare una previdenza parallela a quella obbligatoria. Dal punto di vista dello Stato, l’obiettivo è chiaro; dal punto di vista dei contribuenti, invece, il TFR può trasformarsi in uno strumento concreto per anticipare l’uscita dal lavoro.

Soprattutto per i giovani e per chi rientra pienamente nel sistema contributivo, la previdenza complementare rischia di diventare non solo utile, ma determinante.

Fondi pensione integrativi e previdenza complementare

Da tempo si parla della necessità di affiancare la previdenza integrativa a quella obbligatoria. Lo scopo è favorire l’accesso alle pensioni anticipate, che ormai richiedono non solo requisiti contributivi, ma anche il raggiungimento di importi minimi della pensione.

Un esempio emblematico è la pensione anticipata contributiva. Questa misura, riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, consente l’uscita a 64 anni di età con 20 anni di contributi.

Tuttavia, è necessario che la pensione maturata sia pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale. Considerando che nel 2025 l’assegno sociale è pari a 538,69 euro, la pensione lorda richiesta è di circa 1.616 euro al mese.

La soglia di 3 volte l’assegno sociale vale per gli uomini e per le donne senza figli. Per le donne con figli, invece, i limiti si abbassano:

  • 2,8 volte l’assegno sociale con un figlio;
  • 2,6 volte con due o più figli.

I fondi pensione integrativi, il TFR e la pensione anticipata

Se un contribuente ha maturato almeno 25 anni di contributi, l’importo richiesto per la pensione anticipata contributiva può essere raggiunto sommando la pensione obbligatoria INPS alla rendita della previdenza complementare.

In questo modo, la combinazione tra TFR confluito nei fondi pensione e contributi obbligatori rende più accessibile il traguardo della pensione anticipata. È evidente, quindi, che l’uso parallelo di previdenza obbligatoria e complementare facilita l’uscita anticipata dal lavoro.

Va ricordato che, fino a pochi mesi fa, sul TFR si era ipotizzata anche un’altra soluzione. Ovvero la possibilità di trasformare il TFR maturato in una rendita mensile. E ciò proprio per aiutare i lavoratori a raggiungere l’importo minimo richiesto per le pensioni anticipate contributive.

È verosimile che in futuro i collegamenti tra previdenza obbligatoria e previdenza complementare diventino sempre più stretti. Rendendo così il TFR uno degli strumenti centrali della nuova architettura previdenziale italiana.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.