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Oggi: 13 Ago, 2025

Pensioni e stipendi più alti dal 2026: le tabelle e i calcoli dal taglio dell’IRPEF

Che effetti avrà il taglio dell'IRPEF nel 2026? Ecco tabelle e calcoli per capire di quanto aumenteranno redditi, stipendi e pensioni.
3 settimane fa
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taglio irpef
Foto © Pixabay

Come sempre, quando si parla di un taglio alle tasse, non tutti potranno godere degli stessi vantaggi. La regola vale anche per il taglio dell’IRPEF che dovrebbe nascere nel 2026, e che produrrà pensioni e stipendi più alti, su cui ora analizzeremo gli effetti con tabelle e calcoli. Il taglio dell’IRPEF è un progetto che ormai sembra in dirittura d’arrivo.

Le aliquote IRPEF verranno ritoccate nuovamente per il 2026, quindi per redditi, pensioni e stipendi di quell’anno. Nulla avrà a che vedere con il modello 730 del 2026, poiché questo fa riferimento all’anno d’imposta 2025. Tuttavia, gli effetti si faranno sentire eccome sulle buste paga e sui cedolini di pensione del nuovo anno.

Sperando che si parta dal primo gennaio, così da evitare i tristemente noti effetti di un avvio della novità in corso d’anno, quando i sostituti d’imposta diventano soggetti chiamati a complesse operazioni di conguaglio, che, come sempre, espongono al potenziale rischio di errori.

Ma tornando ai vantaggi, si parla di pensioni e stipendi più alti dal 2026, con tutte le tabelle e i calcoli provenienti dal taglio dell’IRPEF.

Pensioni e stipendi più alti dal 2026: le tabelle e i calcoli dal taglio dell’IRPEF

Il taglio dell’IRPEF è qualcosa con cui i contribuenti sperano davvero di interfacciarsi nel 2026. Se ne parla da tempo, ed è sicuramente un provvedimento che piace a molti.

Certo, la misura non riguarderà la generalità dei contribuenti, perché chi ha redditi compresi nel primo scaglione d’imposta, versando già l’aliquota minima, non otterrà alcun vantaggio. Sarà invece il ceto medio a beneficiare di queste agevolazioni, che però, a cascata, produrranno vantaggi anche ai redditi più alti.

Fermo restando che solo con il provvedimento varato si potranno capire i reali effetti, e se il governo introdurrà eventuali tagli alle detrazioni o altre forme di penalizzazione per i redditi più elevati, in modo da evitare che la misura possa essere facilmente accusata di favorire i ricchi.

Il ceto medio a cui si fa riferimento, nell’ottica di questo taglio dell’IRPEF, è quello con redditi sopra i 28.000 euro e fino a 50.000/60.000 euro.
L’idea è quella di ritoccare l’aliquota e l’importo massimo del secondo scaglione IRPEF.

Salgono stipendi e pensioni con il taglio dell’IRPEF

Attualmente, si paga l’IRPEF sulla base di tre scaglioni con altrettante aliquote. Si tratta di un meccanismo progressivo, con l’aliquota che sale man mano che cresce il reddito.

Per chi ha redditi fino a 28.000 euro, cioè appartenenti al primo scaglione, l’aliquota applicata è del 23%.

Per il secondo scaglione, che comprende i redditi (o la parte di essi) tra 28.000 e 50.000 euro, l’aliquota attuale è del 35%.

Infine, per i redditi ancora più alti, rientranti nel terzo scaglione, l’aliquota è al 43%.

La novità dovrebbe produrre un duplice effetto: innanzitutto, trasformare il secondo scaglione da 28.000–50.000 euro a 28.000–60.000 euro; poi, abbassare la relativa aliquota dal 35% al 33%.

In sostanza:

  • 2% in meno di aliquota per il secondo scaglione;
  • 10.000 euro in più tassati al 33% invece che al 43%.

Con notevoli vantaggi, come vedremo più avanti.

I calcoli e le tabelle in base ai redditi

Meno IRPEF significa più soldi in busta paga e nel cedolino pensione. Questo è un dato oggettivo. Ma di quanto aumenteranno i redditi dei contribuenti grazie al taglio dell’IRPEF?

Prendiamo a esempio una serie di redditi di riferimento, a prescindere che si tratti di pensioni o stipendi. Vediamo cosa cambia per chi ha come reddito annuo:

  • 18.000 euro;
  • 29.000 euro;
  • 35.000 euro;
  • 40.000 euro;
  • 50.000 euro;
  • 60.000 euro.

Chi ha 18.000 euro di reddito, o chi rientra fino ai 28.000 euro, non otterrà alcun vantaggio. Paga il 23% di IRPEF oggi, e continuerà a pagare il 23% anche dopo la riforma, se sarà confermata.

Per chi ha 29.000 euro, sui primi 28.000 euro si continuerà a pagare il 23%, ma sui 1.000 euro eccedenti, si verserà il 33% invece del 35%. Il guadagno netto sarà quindi di 20 euro.

Man mano che sale il reddito, aumenta anche il vantaggio:

  • Con 35.000 euro di reddito, il guadagno sarà di 140 euro (il 2% di 7.000 euro);
  • Con 40.000 euro, il risparmio sarà di 240 euro (il 2% di 12.000 euro);
  • Per chi ha 50.000 euro, il vantaggio sarà di 440 euro (il 2% di 22.000 euro);
  • Il massimo beneficio sarà per chi ha 60.000 euro: 1.440 euro di risparmio fiscale.

Questo perché si risparmia:

  • Il 2% sui redditi da 28.000 a 50.000 euro (22.000 euro);
  • Il 10% sui redditi da 50.000 a 60.000 euro, che passano dal 43% al 33% (10.000 euro).

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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