Le polemiche che stanno accompagnando le proposte di riforma delle pensioni anticipate, anche attraverso l’utilizzo dei fondi pensione privati o del TFR, hanno finito per distogliere l’attenzione da una verità inequivocabile. È infatti passata in secondo piano una nuova opportunità che, a partire dal 2026, potrebbe aprirsi per i contribuenti che avranno 64 anni di età, rendendo più agevole il loro pensionamento.
Certo, qualcuno potrebbe considerare una sorta di “trucco” il fatto che per andare in pensione anticipata occorra rinunciare alla liquidazione integrale del TFR a fine carriera. Oppure potrebbe interpretarla come una misura ideata per incentivare l’iscrizione ai fondi pensione integrativi, così da trasformarne la rendita in uno strumento utile all’uscita anticipata tramite INPS.
Tutto questo è vero. Ma resta il fatto che per alcuni contribuenti, già nel 2026, sarà concretamente possibile andare in pensione a 64 anni, quindi tre anni prima rispetto alle regole ordinarie. E, qualora la loro carriera contributiva lo consenta, potranno farlo anche senza dover utilizzare TFR o fondi pensione.
Pensioni 3 anni prima nel 2026 anche senza TFR e rendite da fondi pensione
Tutto dipenderà dall’importo della pensione liquidata dall’INPS a 64 anni. Infatti, soltanto se la pensione risultasse bassa o inferiore a determinati limiti, scatterebbe la necessità di integrare con la rendita dei fondi pensione o addirittura con il TFR.
La novità principale è che la pensione anticipata contributiva verrebbe estesa a tutti i lavoratori, e non resterebbe più vincolata — come avviene oggi — esclusivamente a chi ha il primo accredito contributivo successivo al 1995.
Limitarsi a dire che, per andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi, sarà obbligatorio utilizzare TFR e rendite integrative, sarebbe quindi riduttivo.
In realtà, nel 2026 le possibilità di pensionamento a 64 anni diventeranno molto più ampie. Ciò che conta davvero è raggiungere gli importi soglia previsti. Nel dettaglio, la pensione anticipata sarà accessibile se si rispettano i seguenti requisiti:
- 64 anni di età già compiuti o superati;
- 25 anni di contributi minimi versati;
- pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale;
- pensione non inferiore a 2,8 o 2,6 volte l’assegno sociale per le lavoratrici con uno o più figli.
Pensioni in anticipo nel 2026, ecco perché sarà più facile
Come appare evidente, le questioni relative a TFR e fondi pensione non incidono su età e contributi, ma esclusivamente sull’importo minimo della pensione.
Chi, ad esempio, ha versato soltanto 20 anni di contributi all’INPS non potrà accedere alla misura, perché non potrà certo sommare a questi i 5 anni eventualmente accumulati in un fondo integrativo per raggiungere i 25 anni minimi richiesti.
La rendita dei fondi pensione complementari o il TFR servono unicamente a colmare il requisito dell’importo minimo della pensione. Ovvero le famose 3 volte l’assegno sociale.
Tuttavia, chi raggiunge tale soglia solo con i contributi INPS, potrà:
- continuare a percepire il TFR in un’unica soluzione, senza vincoli con la pensione;
- utilizzare la rendita del fondo complementare come una risorsa separata, da attivare eventualmente in un secondo momento.
Non è strettamente necessario passare da TFR e rendite da fondi integrativi
In sintesi, non sarà obbligatorio utilizzare TFR e rendite integrative per accedere alla pensione a 64 anni. Si tratterà di un’opportunità aggiuntiva, utile soltanto a chi non riesce a raggiungere da solo l’importo minimo richiesto.
Arrivare a una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.620 euro mensili) con soli 25 anni di contributi può essere difficile. Ma chi ha avuto una carriera con stipendi elevati e contributi consistenti potrebbe riuscirci anche senza ricorrere a strumenti integrativi.
Inoltre, molti lavoratori nel 2026 avranno alle spalle 30, 35 o più anni di contributi. E nel sistema contributivo, maggiore è il numero di anni versati, maggiore sarà l’importo della pensione.
Un lavoratore con 64 anni di età e 35 anni di contributi potrebbe dunque accedere alla pensione con questa misura. Cioè evitando di lavorare fino ai 67 anni per uscire dal lavoro, come previsto dalle regole ordinarie. Se raggiunge l’importo minimo di 3 volte l’assegno sociale, potrà andare in pensione.
E se invece l’importo risultasse più basso, potrà eventualmente integrare con TFR e rendite complementari. Ma, come detto, questa resterà solo un’estrema eventualità.