Nel 2026 appare ormai scontato che molto dovrà cambiare in materia previdenziale. Il governo è intenzionato a varare nuove misure e a correggere alcune storture dell’attuale sistema, dando maggiore risalto alla previdenza complementare da affiancare sempre più alla previdenza obbligatoria. Tuttavia, anche alla luce delle novità che si ipotizza verranno introdotte, la legge Fornero resterà in vigore e, per le pensioni 2026, si potrà lasciare il lavoro con formule diverse.
Pensioni 2026: nuova riforma e riforma Fornero insieme, ecco come si lascerà il lavoro
Addio a quota 103, che non sarà più necessaria viste le novità in arrivo il prossimo anno. Probabile addio anche a opzione donna, poiché entrambe le misure hanno avuto negli ultimi anni scarsa appetibilità tra i lavoratori.
Pochi le hanno utilizzate e, proprio per questo, potrebbero essere chiuse.
Tuttavia, eliminare queste due misure non significa superare la riforma Fornero. La legge previdenziale introdotta dal governo Monti nel 2012 rimarrà attiva e, anche con l’entrata in vigore di nuove opzioni, sarà ancora un punto di riferimento nel 2026. Certo, cambieranno le alternative legate ai requisiti Fornero, ma il sistema resterà ancorato a quella riforma.
Ecco come la riforma Fornero ci sarà anche nel 2026
Per la pensione di vecchiaia, ad esempio, serviranno ancora 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Attenzione però: se la carriera contributiva è iniziata solo dopo il 31 dicembre 1995 (con contributi versati a qualsiasi titolo), sarà necessario anche raggiungere una pensione almeno pari all’importo dell’assegno sociale, che nel 2026 supererà certamente i 540 euro al mese. Poiché le pensioni calcolate con il metodo contributivo non prevedono maggiorazioni o integrazioni, raggiungere questa soglia non sarà affatto scontato.
Ancora più difficile sarà l’accesso alla pensione anticipata a 64 anni, che resterà vincolata a un importo minimo pari a tre volte l’assegno sociale: oltre 1.620 euro al mese. La pensione anticipata ordinaria, invece, continuerà a non avere limiti di età, consentendo l’uscita con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Misure confermate tra nuova riforma pensioni e riforma Fornero
Nel 2026 dovrebbero restare attive le misure a favore di disabili, disoccupati, caregiver e addetti a mansioni gravose: quota 41 precoci e Ape sociale.
- Quota 41 precoci: uscita senza limiti di età con 41 anni di contributi, di cui almeno uno (anche non continuativo) versato prima dei 19 anni.
- Ape sociale: uscita con almeno 63 anni e 5 mesi di età e con 30 o 36 anni di contributi a seconda della categoria di appartenenza.
Potrebbero inoltre esserci novità importanti: ad esempio, l’accesso alla pensione a 64 anni anche per chi ha versato contributi in epoca retributiva (prima del 1996). La misura, aperta anche ai misti, dovrebbe richiedere almeno 25 anni di contributi come soglia minima.
Per raggiungere l’importo minimo di tre volte l’assegno sociale si potrà utilizzare anche la previdenza complementare. Come già avviene oggi per la pensione anticipata a 64 anni dei contributivi puri. La rendita maturata nei fondi pensione o il TFR destinato alla previdenza complementare potranno contribuire a raggiungere più facilmente la soglia richiesta.
Pensioni 2026 quota 41 flessibile
Un’altra novità in arrivo potrebbe essere una quota 41 aperta a tutti, ma dai 62 anni di età. Con 41 anni di contributi, si potrà lasciare il lavoro a partire dai 62 anni accettando una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Il taglio non si applicherebbe a chi ha un ISEE inferiore a 35.000 euro.
Questa quota 41 flessibile sostituirebbe la quota 103, introducendo un nuovo sistema di penalizzazione. Non più l’obbligo del calcolo contributivo, ma un taglio lineare proporzionato all’anticipo. A seconda della scelta del lavoratore – uscire a 62, 63 o più anni – la riduzione varierà. E senza superare comunque il 10% (pari a 5 anni di anticipo con un taglio del 2% annuo).