La pensione, a volte, è un autentico rebus, soprattutto per quanto riguarda la sua liquidazione. Quanti sanno davvero da dove proviene ciò che l’INPS versa mensilmente? Sicuramente molti contribuenti si “accontentano” di ricevere quanto pagato ogni mese senza approfondire. Non conoscendo il meccanismo con cui viene effettuato il calcolo della pensione, non sanno quali voci possano essere incluse o escluse, causando perdite a volte ingenti sull’importo mensile. Perdite che, con il passare degli anni, diventano sempre più rilevanti e che, decorso un certo periodo di tempo, non sono più recuperabili.
Se qualcosa, dopo un determinato numero di anni, si perde per sempre, significa che, se scoperta per tempo, può invece essere recuperata.
Per questo motivo conviene controllare se anche sulla vostra pensione mancano dai 200 ai 300 euro al mese. Prendere meno rispetto a quanto effettivamente spettante è una situazione piuttosto comune, come dimostrano le campagne di sensibilizzazione dei sindacati e i siti Internet che offrono analisi dettagliate sugli importi percepiti.
Pensioni: 200 o 300 euro al mese in meno, ecco perché molti prendono meno di ciò che dovrebbero
La pensione percepita potrebbe non essere corretta a causa di errori di calcolo da parte dell’Istituto. “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”, recita un noto detto. Ma se l’errore lo commette spesso l’INPS, è il pensionato che, inconsapevolmente, persevera non correndo ai ripari. Magari perché non sa che esiste un errore o non conosce da dove derivi.
Secondo dati statistici elaborati su campioni di pensionati a cui alcuni Patronati hanno verificato le prestazioni, si possono perdere ogni mese importi compresi tra 200 e 300 euro. Moltiplicando queste cifre per i mesi – o addirittura per gli anni – di fruizione della pensione, il danno diventa enorme.
Il pensionato che voglia recuperare ciò che l’INPS non ha corrisposto deve agire entro 5 anni, perché è possibile ottenere fino a 5 anni di arretrati. Decorso questo termine, invece, tutto ciò che manca è perduto per sempre.
Ma quali sono gli errori più frequenti? A volte è l’INPS a sbagliare, ma in altre occasioni è il pensionato a non presentare le richieste dovute. Ad esempio, un pensionato che non sappia di avere diritto agli assegni familiari (ANF) per il coniuge a carico anche sulla pensione, non ne usufruirà mai se non li richiede esplicitamente all’INPS. Lo stesso discorso vale per le maggiorazioni sociali, le integrazioni al minimo e altre somme aggiuntive.
Trattandosi spesso di importi legati ai redditi del pensionato, è fondamentale provvedere alle comunicazioni necessarie verso l’INPS affinché l’Istituto possa calcolare con precisione la prestazione mensile.
Ecco cosa manca e come recuperare per i trattamenti inferiori a quelli spettanti
Il primo passo che il pensionato non deve mai dimenticare è rispondere puntualmente alle richieste dell’INPS, ad esempio compilando e inviando i modelli RED. Tuttavia, ci sono casi in cui l’errore deriva direttamente dall’Istituto e ha origine anche molto lontano nel tempo.
Gli errori più comuni riscontrabili in una pensione sono di tipo contributivo.
Spesso si tratta di un mancato riconoscimento di alcuni periodi contributivi. In pratica, possono mancare nell’estratto conto periodi di maternità, malattia, servizio militare e altri ancora, che non sono stati considerati in fase di liquidazione della pensione. Eppure, si tratta di periodi che, pur essendo figurativi, risultano utili al calcolo dell’assegno pensionistico.
Altri errori frequenti riguardano la mancata registrazione dei contributi da parte dell’INPS, causata da problemi con i datori di lavoro. Non mancano, inoltre, errori di calcolo evidenti, dovuti a una non corretta interpretazione delle regole sui sistemi di calcolo: retributivo, misto o contributivo puro.
Per tenere tutto sotto controllo è fondamentale scaricare regolarmente i cedolini, gli estratti conto contributivi e i modelli Obis/M. Solo così è possibile accorgersi di eventuali anomalie e, se necessario, presentare richieste di ricalcolo, riesame o ricostituzione della pensione.
