La riforma delle pensioni arriva o no? La domanda delle domande per chi segue le novità sul sistema previdenziale italiano è proprio questa. Ed è anche la più difficile a cui dare risposta.
Alcune novità sembrano essere allo studio del governo, che, in vista della nuova legge di Bilancio, potrebbe introdurre correttivi al sistema. Chiamarla “riforma delle pensioni” forse è esagerato,
ma dalle prime indiscrezioni emergono possibili misure correttive di rilievo:
- l’introduzione di una Quota 41 flessibile;
- una pensione a 64 anni di età per chi ha 25 anni di contributi versati.
Pensione flessibile 2026: con Quota 41 o con combinazione 64+25. Ecco le nuove combinazioni?
Al momento non ci sono certezze, ma la proposta della Quota 41 flessibile, se dovesse diventare legge,
non sarebbe una misura strutturale, bensì una misura tampone da utilizzare nel 2026, in attesa di una riforma più profonda entro la fine della legislatura.
La proposta prevede la pensione anticipata per chi, entro il 31 dicembre 2025, avrà maturato:
- almeno 41 anni di contributi;
- almeno 62 anni di età.
I più attenti noteranno che si tratta degli stessi requisiti minimi della Quota 103, che verrebbe quindi cessata. Ma la Quota 41 flessibile presenterebbe una differenza sostanziale.
Infatti, dal calcolo contributivo integrale si passerebbe a un taglio percentuale della pensione,
pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria, che nel 2026 resterà a 67 anni.
- Uscita a 66 anni → -2% di pensione.
- Uscita a 65 anni → -4%.
- E così via.
Con la Quota 103, invece, il taglio è determinato dal calcolo contributivo integrale, indipendentemente dall’età di uscita: penalizza allo stesso modo chi lascia a 62 anni e chi lascia a 66.
Ecco le uscite per tutti a 64 anni, ma con che requisiti?
Accanto alla pensione flessibile con Quota 41, nel 2026 potrebbe nascere un’altra misura: la pensione a 64 anni di età per chi ha 25 anni di contributi.
Si tratterebbe, in sostanza, di un’estensione della pensione anticipata contributiva, oggi riservata ai contributivi puri, anche a chi ha contributi versati prima del 1996, ma con alcune modifiche:
- calcolo contributivo obbligatorio anche per chi avrebbe diritto al calcolo misto;
- requisito contributivo aumentato: da 20 a 25 anni di versamenti;
- importo minimo della pensione pari almeno a 3,2 volte l’assegno sociale.
Per raggiungere questa soglia minima, sarà possibile utilizzare anche la rendita maturata in un fondo pensione integrativo. Come abbiamo visto, non sarà una vera e propria riforma delle pensioni, ma si tratta comunque di ipotesi di novità significative.
Riassumendo
- Pensione flessibile con Quota 41 a partire da 62 anni di età.
- Uscita a 64 anni per chi ha 25 anni di contributi, con la possibilità di integrare l’assegno con fondi pensione complementari.
Due misure che potrebbero anticipare il pensionamento senza compromettere troppo la sostenibilità del sistema.