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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione anticipata o graduale? Le soluzioni dell’OCSE per un’Italia che invecchia

In un’Italia che invecchia, ripensare la pensione è urgente per garantire sostenibilità, equità e futuro alle nuove generazioni
5 mesi fa
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L’equilibrio tra longevità e sostenibilità del sistema previdenziale rappresenta una delle sfide centrali per le economie avanzate, in particolare per l’Italia. A richiamare l’attenzione su questo nodo cruciale è l’OCSE, attraverso il suo Country Focus all’interno dell’Outlook sull’occupazione. L’organizzazione internazionale segnala che l’estensione della vita lavorativa può generare effetti benefici non solo sul mercato del lavoro, ma anche sul futuro della previdenza pubblica (pensione) e sull’equità intergenerazionale.

Sistema pensione sotto pressione: l’impatto dell’invecchiamento demografico

Nel contesto italiano, caratterizzato da un invecchiamento sempre più marcato della popolazione e da un tasso di natalità tra i più bassi in Europa, la tenuta del sistema pensione è diventata una questione di primaria importanza.

L’OCSE sottolinea che prolungare l’attività lavorativa degli individui non solo contribuisce ad aumentare la disponibilità di forza lavoro, ma rappresenta anche una strategia utile per ridurre il peso fiscale e previdenziale sulle generazioni più giovani, che già si trovano a fronteggiare un rallentamento dei propri redditi reali.

Proseguire il lavoro anche oltre l’età canonica non è più solo una scelta individuale, ma una necessità collettiva. L’Italia, secondo quanto rilevato, non ha ancora colmato del tutto il divario tra età legale di pensionamento ed effettivo ritiro dal mercato del lavoro.

Italia in ritardo sull’età effettiva di uscita

L’età legale per accedere alla pensione non sempre coincide con quella in cui effettivamente si lascia il lavoro. Attualmente la pensione di vecchiaia in Italia è fissata a 67 anni.

Il rapporto OCSE mette in evidenza che, in media, in molti Paesi questo scarto è ancora evidente.

In Italia, le donne lasciano il lavoro circa due anni prima del raggiungimento della soglia ufficiale per il pensionamento, mentre per gli uomini il margine si riduce a un anno.

Questo fenomeno contribuisce a rendere più fragile l’intero sistema previdenziale, poiché anticipare l’uscita comporta un aumento del numero di anni in cui si percepisce la pensione, senza un corrispettivo incremento degli anni di contribuzione.

Pensione e lavoro: un binomio ancora poco diffuso

Un aspetto chiave affrontato nel dossier riguarda la possibilità di coniugare la percezione della pensione con un’attività lavorativa retribuita. In teoria, la possibilità di una transizione graduale verso la pensione, che consenta al lavoratore di ridurre progressivamente il carico lavorativo mantenendo comunque una partecipazione attiva, potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile e flessibile.

Tuttavia, la pratica racconta un’altra storia. In Italia, meno del 10% degli individui di età compresa tra i 50 e i 69 anni continua a lavorare dopo aver cominciato a percepire una pensione. Più precisamente, solo il 9,9% rientra in questa categoria, una percentuale nettamente inferiore rispetto alla media del 22,4% riscontrata in 24 altri Paesi europei membri dell’OCSE. Questo dato indica una diffusa tendenza all’uscita netta e definitiva dal mondo del lavoro, spesso per ragioni legate a fattori culturali, rigidità normative o mancanza di incentivi economici adeguati.

Riforme necessarie e condizioni abilitanti

Secondo l’OCSE, eventuali riforme in materia di pensione dovrebbero essere affiancate da interventi volti a migliorare l’occupabilità dei lavoratori in tutte le fasi della loro carriera, in particolare in quelle più avanzate.

Non basta, infatti, innalzare l’età legale di pensionamento per risolvere i problemi strutturali. Occorre, invece, rendere possibile e desiderabile rimanere attivi nel mercato del lavoro più a lungo.

Questo significa investire in politiche attive per il lavoro, in formazione continua e in misure per l’adattamento dei posti di lavoro alle esigenze di chi è più avanti con l’età. È necessario costruire un contesto lavorativo in grado di accogliere, valorizzare e sostenere i lavoratori senior, anziché escluderli o scoraggiarli.

Il confronto internazionale e l’eccezione italiana

L’esperienza di altri Paesi europei può offrire spunti interessanti per l’Italia. In diverse nazioni OCSE, il tasso di partecipazione degli over 60 al mondo del lavoro è aumentato. Ciò grazie all’adozione di modelli più flessibili di pensionamento, all’incentivazione del lavoro part-time e alla valorizzazione dell’esperienza professionale degli anziani.

L’Italia, tuttavia, si distingue per un approccio ancora rigido e poco orientato alla flessibilità. L’attuale sistema incentiva poco la permanenza al lavoro oltre l’età pensionabile. E ciò limita le possibilità per i lavoratori di costruire una carriera sostenibile nel lungo periodo. La questione, quindi, non riguarda soltanto la sostenibilità finanziaria della previdenza, ma anche la qualità del lavoro nella fase matura della vita.

Pensione in Italia: l’urgenza di un nuovo paradigma

Di fronte a queste criticità, emerge la necessità di riconsiderare il concetto stesso di pensione e di età lavorativa. L’obiettivo dovrebbe essere quello di costruire un sistema più flessibile, inclusivo e attento alla realtà demografica del Paese.

L’allungamento della vita non deve essere visto esclusivamente come un problema previdenziale. Ma come un’opportunità per ripensare i percorsi professionali, valorizzare il capitale umano dei lavoratori più anziani e redistribuire in modo più equo il peso economico tra le generazioni. In questo senso, la pensione dovrebbe diventare non un traguardo rigido, ma una fase della vita in cui è ancora possibile contribuire attivamente alla società.

Ovviamente, in forme diverse e compatibili con le proprie capacità.

Riassumendo

  • Lavorare più a lungo rafforza la sostenibilità del sistema pensionistico italiano.
  • L’Italia presenta un divario tra età pensionabile e uscita effettiva dal lavoro.
  • Meno del 10% lavora dopo aver iniziato a percepire la pensione.
  • Servono riforme accompagnate da politiche per l’occupabilità dei lavoratori senior.
  • L’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi OCSE nella flessibilità pensionistica.
  • La pensione va ripensata come fase attiva e flessibile della vita.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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