Oggi analizziamo cosa prevede il sistema pensioni italiano per quanto concerne le possibilità di andare in pensione con 20 anni di contributi nel 2026. A prescindere dalle novità che il governo sta studiando per poi inserirle nella manovra di fine anno. Parliamo quindi di contribuenti con una carriera non certo lunga ma che ha superato, magari di poco, il minimo prestabilito che resta pari a 20 anni. Nel 2026 non mancheranno le possibilità di andare a riposo con carriere di questo genere. Ecco un quadro dettagliato di queste opportunità in risposta a tanti lettori che ci chiedono notizie e soprattutto conferme visto che si continua a parlare di novità, ritocchi e nuove misure.
“Ho appena compiuto 65 anni di età e ho terminato la Naspi. Ho 20 anni di contributi o poco più. Visto che difficilmente mi prenderanno a lavorare, ci sono possibilità che possa andare in pensione nel 2026 con 66 anni di età e circa 20 anni di contributi?”
“Buongiorno, volevo capire se era vero che nel 2026 la soglia minima per andare in pensione a 67 anni passerà a 25 anni di contributi. Perché io ne ho 23 e a settembre 2026 compio 67 anni. Ho paura che qualcosa vada storta in quel mio progetto di pensione che credevo fosse cosa fatta e invece….”
Pensione 2026, ecco come andarci con 20 anni di contributi
Come sempre accade quando si parla di novità nella legge di Bilancio e di novità dal punto di vista dei requisiti per andare in pensione, la confusione regna sovrana. Già è complicato capire il funzionamento del sistema pensioni italiano normalmente, figuriamoci quando si rincorrono voci, proposte e progetti di novità che finiscono con il causare una confusione ancora maggiore.
>In effetti è vero che sembra che il governo vada dritto nel portare a 25 anni una soglia contributiva utile anche a delle misure ordinarie come la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata contributiva.
Anzi, già quest’anno c’è stato un piccolo accenno a questo evento. infatti le pensioni anticipate contributive già quest’anno in alcuni casi prevedono una carriera di 25 anni di versamenti e non la solita carriera dei 20 anni. In alcuni casi dicevamo e quindi non sempre.
Perché in effetti i requisiti erano e sono rimasti i soliti, ovvero la combinazione 64+20 e la pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale. Anche nel 2026 quindi questi saranno i requisiti per la domanda di pensione anticipata contributiva nel 2026. I 25 anni sono diventati i contributi utili a chi, non arrivando a 3 volte l’assegno sociale con la pensione INPS, ha facoltà di usare ciò che ha maturato come rendita alla previdenza complementare.
Pensioni con 20 anni di contributi nel 2026, i requisiti non cambiano
I 20 anni di versamenti naturalmente resteranno utili anche per le pensioni di vecchiaia ordinarie nel 2026. Serviranno 67 anni di età come minimo. A meno che l’interessato non sia un contributivo puro. Nel caso di soggetti che hanno il primo accredito dopo il 1995, bisogna arrivare a prendere anche un trattamento non inferiore all’importo dell’assegno sociale.
Ma sempre per i contributivi puri, nel caso delle donne si può arrivare a prendere un trattamento anche prima dei 67 anni. Ogni figlio può garantire uno sconto di 4 mesi sull’età pensionabile. Che pertanto con un solo figlio avuto scende a 66 anni e 8 mesi e che può arrivare a massimo 16 mesi di sconto. E quindi a 65 anni e 8 mesi per donne con 4 o più figli avuti.
Stessi sconti per le donne che hanno interesse alla misura citata nel paragrafo precedente. Ovvero la pensione anticipata contributiva che da 64 anni può scendere fino a 62 anni e 8 mesi.
Ecco la misura che prevede il maggiore sconto sull’età di uscita
Infine, con 20 anni di versamenti c’è anche nel 2026 la possibilità di accedere a un trattamento molto vantaggioso come età che è quello offerto dalla pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. Bastano 56 anni di età per le donne e 61 anni per gli uomini. Occorre però presentare domanda di invalidità specifica ed essere riconosciuti invalidi almeno all’80%.
Non serve la classica invalidità civile perché la riduzione della capacità lavorativa dei 4/5 deve essere per la mansione effettivamente svolta dal richiedente. Ovvero dal lavoro specifico che svolto nella stragrande maggioranza della sua carriera lavorativa. Per la misura bisogna aspettare 12 mesi di finestra per la decorrenza del primo rateo di trattamento.