Nel contesto lavorativo moderno, il patto di riservatezza è diventato uno strumento essenziale per la tutela del know-how e delle strategie aziendali.
Ma in molti non sanno di cosa si tratti e quali possono essere le conseguenze in caso di violazione?
Si tratta di un accordo contrattuale con cui il datore di lavoro e il dipendente si impegnano a mantenere il segreto su informazioni considerate sensibili, come dati tecnici, commerciali o organizzativi. L’obiettivo principale è impedire la diffusione o l’utilizzo improprio di tali informazioni al di fuori dell’ambiente lavorativo.
Fondamento giuridico del patto di riservatezza
A differenza di altri contratti tipici, il patto di riservatezza non è regolato da una legge specifica o da norme collettive.
La sua validità deriva dall’autonomia negoziale delle parti, sancita dall’articolo 1322 del Codice civile. In altre parole, datore e lavoratore hanno la libertà di definire i contenuti e i limiti di questo accordo, purché nel rispetto dei principi generali di buona fede e correttezza che devono caratterizzare ogni rapporto contrattuale.
Pur non essendo espressamente previsto da una norma, il patto di riservatezza si fonda su regole generali del diritto civile e del diritto del lavoro. Il lavoratore, infatti, è tenuto per legge a comportarsi con lealtà e a non arrecare danni all’azienda, neppure in modo indiretto. Il patto serve, dunque, a rafforzare questi obblighi, specificando nel dettaglio quali informazioni devono essere protette e in che modo devono essere trattate.
Gli elementi del patto di riservatezza
Tra gli elementi più comuni contenuti in un patto di riservatezza vi sono:
- la descrizione delle informazioni da considerare riservate;
- la durata dell’obbligo di segretezza, che può estendersi anche oltre la fine del rapporto di lavoro;
- le modalità di utilizzo dei dati;
- le conseguenze in caso di violazione.
Tale chiarezza serve a prevenire conflitti interpretativi. E a definire con precisione i limiti di responsabilità delle parti.
La clausola penale come tutela in caso di violazione
Un aspetto importante del patto di riservatezza riguarda la previsione di una penale in caso di violazione degli obblighi assunti. Questa clausola si basa sull’articolo 1382 del Codice civile, che consente alle parti di stabilire anticipatamente una somma dovuta come risarcimento in caso di inadempimento o ritardo. In pratica, se il lavoratore rivela informazioni protette, potrà essere tenuto a pagare la cifra pattuita nel contratto, senza che il datore di lavoro debba dimostrare l’entità del danno subito.
Il patto di riservatezza, se ben formulato, rappresenta un punto di equilibrio tra due esigenze fondamentali: da un lato, quella del datore di lavoro di proteggere il patrimonio informativo dell’impresa; dall’altro, quella del lavoratore di non essere soggetto a vincoli eccessivi o ingiusti. La sua efficacia dipende dalla chiarezza delle clausole e dalla coerenza con i principi di correttezza contrattuale.
Un accordo troppo rigido o generico rischierebbe di essere inefficace o di ledere i diritti del lavoratore. Al contrario, un patto costruito con attenzione, che definisce in modo preciso il perimetro della riservatezza e le conseguenze del suo mancato rispetto, garantisce trasparenza e tutela per entrambe le parti.
Il ruolo della buona fede e della correttezza nel patto di riservatezza
Il concetto di buona fede riveste un ruolo centrale in ogni accordo di riservatezza. Non basta la semplice firma del contratto: entrambe le parti devono comportarsi in modo leale e coerente con gli impegni assunti. Il lavoratore deve evitare di diffondere o utilizzare informazioni riservate per scopi personali o a vantaggio di concorrenti, mentre il datore di lavoro deve limitarsi a richiedere la riservatezza solo per dati effettivamente strategici o sensibili.
In caso di contenzioso, i giudici tendono a valutare attentamente la condotta di entrambe le parti, verificando se l’obbligo di riservatezza sia stato rispettato secondo criteri di buona fede e ragionevolezza.
Riassumendo
- Il patto di riservatezza tutela informazioni aziendali sensibili tra datore e lavoratore.
- Non esiste una legge specifica, ma si fonda sull’autonomia contrattuale delle parti.
- Definisce dati riservati, durata dell’obbligo e conseguenze in caso di violazione.
- Può prevedere una penale, purché proporzionata ed equa secondo l’art. 1382 c.c.
- Garantisce equilibrio tra tutela aziendale e libertà del lavoratore.
- Si basa su buona fede, correttezza e fiducia reciproca tra le parti.