Anche giovedì 23 febbraio il Tesoro si presenta sui mercati per cercare di raccogliere fino ad altri 5 miliardi di euro. Lo farà con la riapertura dei BoT a 6 e 12 mesi in asta. Nel dettaglio, sarà offerta la terza tranche del Buono ordinario del Tesoro con scadenza 31 luglio 2023 e per la prima volta in emissione il 31 gennaio scorso (ISIN: IT0005531295). La durata residua del titolo è adesso di 153 giorni, partendo dalla data di regolamento del 28 febbraio. Per questa scadenza saranno richiesti 3 miliardi.

E ci sarà anche il BoT a 12 mesi, scadenza 14 dicembre 2023 e in emissione per la prima volta il 14 dicembre 2022 (ISIN: IT0005523854).

Trattasi anche in questo caso della terza tranche per un controvalore di 2 miliardi. La durata residua del bond sarà a fine mese di 289 giorni. In pratica, i due titoli sono offerti per evidenti esigenze di liquidità dello stato.

Quali prezzi ci possiamo attendere all’asta? Il BoT a 6 mesi sul mercato secondario trattava ieri ad una quotazione superiore ai 98,70 centesimi, offrendo così un rendimento alla scadenza del 3% lordo. Quanto al BoT a 12 mesi, la quotazione si attestava sopra 97,50 centesimi per un rendimento lordo del 3,15%. Come generalmente accade, le nuove emissioni avvengono a sconto rispetto ai valori di mercato. Pertanto, dovremmo aspettarci prezzi leggermente più bassi per entrambi i titoli. Il discorso vale, chiaramente, a parità di condizioni di mercato da qui ai prossimi due giorni.

Asta BoT, rendimenti ancora su

Ricordiamo che i BoT sono titoli di stato senza cedola e che offrono un rendimento all’obbligazionista dato solamente dalla differenza tra il capitale nominale rimborsato alla scadenza e il prezzo di acquisto iniziale. Il 3% o poco più su base annua resta un livello di rendimento allettante per investimenti così brevi. I conti deposito continuano ad offrire meno e quasi sempre, per non dire sempre, vincoli di maggiore durata. Investire in BoT può essere una soluzione-ponte, il tempo che salgano ulteriormente i rendimenti dei bond più lunghi, tra cui gli stessi BTp, così da comprarli a prezzi più bassi e alzare la remuneratività del portafoglio.

Verosimile che queste siano le ultime emissioni con rendimenti crescenti. Entro metà anno, la Banca Centrale Europea (BCE) smetterà quasi certamente di alzare i tassi d’interesse. I mercati inizieranno a scontare un loro taglio futuro, il quale non dovrebbe, tuttavia, arrivare così presto. In ogni caso, i costi di emissione smetteranno di salire e i rendimenti si stabilizzeranno prima di ingranare la retromarcia. Il 3% per i BoT alle varie scadenze riflette condizioni monetarie restrittive, con i tassi BCE saliti proprio al 3% e che dovrebbero portarsi fino al 4%.

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