Renault tracolla in borsa e i rendimenti dei bond s’impennano. Dopo lo scoppio dello scandalo “dieselgate” che ha travolto la tedesca Volkswagen, anche Renault finisce nel mirino degli ispettori francesi antifrode per ipotesi di manipolazione di software anti inquinanti. Il titolo azionario è arrivato a perdere fino al 20% alla borsa di Parigi, mentre le obbligazioni in euro Renault S.A. di breve durata hanno perso mediamente 3 figure. Il bond da 500 milioni 5,625% (FR0010871541) in scadenza fra 13 mesi è scivolato a quota 103 e offre un rendimento del 2,9%, mentre l’obbligazione più lunga, quella che scade a marzo 2021 con coupon 3,125% (FR0011769090 ), rende il 2,25%.

Si tratta per la precisione di obbligazioni valutate nell’area investment grade dalle agenzie di rating (BBB-/Ba1) e che – secondo gli analisti – dovrebbero essere abbastanza tranquille, anche nel caso in cui per Renault dovessero aprirsi scenari poco confortanti. Intanto, Societe Generale ha tagliato il rating sui bond al 2021 e sui credit default swaps di Renault da buy a neutral, vista l’incertezza derivante dalla presunta frode nei test di certificazione dei motori e di verifica delle emissioni inquinanti. Inoltre le prospettive sono state abbassate da positive a stabili. Gli esperti fanno notare l’alta pressione sulla curva di Renault, specialmente sul titolo a giugno 2022 che e’ sceso di 5,1 centesimi a 92,9, il calo piu’ consistente dal lancio del bond. Comunque sia per SocGen la cassa del gruppo a fine anno, che dovrebbe attestarsi intorno a 2,7 miliardi di euro, dovrebbe agire da cuscinetto in caso di un’eventuale multa.  

Nessun software illegale sulle auto Reanult

  Renault ha confermato di aver subito alcune ispezioni presso alcuni dei suoi uffici e impianti in Francia da parte degli agenti del DGCCRF, l’ufficio anti-frodi del Ministero dell’Economia. La casa transalpina ha pero’ anche fornito alcune precisazioni rispetto a quanto rivelato dal sindacato CGT su ispezioni avvenute il 7 gennaio scorso con il relativo sequestro di computer e altro materiale presso alcuni uffici e soprattutto presso il centro tecnico di Lardy.

Gli agenti hanno perquisito la sede sociale e i centri tecnici di Lardy e Guyancourt, ha precisato la casa transalpina, aggiungendo che le perquisizioni sono state effettuate dopo i primi test condotti a dicembre dal comitato tecnico indipendente incaricato dal governo per verificare il rispetto delle normative in seguito allo scoppio dello scandalo del Dieselgate. Il comitato, ha sottolineato Renault, ha già chiarito di non aver riscontrato “prove della presenza di software illegali nei veicoli Renault”. “La DGCCRF ha deciso di condurre un’ulteriore indagine documentaria e in loco, che ha lo scopo di convalidare definitivamente la prima analisi effettuata dalla Commissione tecnica indipendente”, ha proseguito Renault.