Battere l’inflazione è diventata l’ossessione numero uno del mercato. E quando questa si porta sui livelli attuali del 7-8% presso le principali economie mondiali, riuscirsi diventa un’impresa. Negli anni passati, invece, ci sono stati bond capaci di offrire rendimenti reali decisamente positivi. L’obbligazione bancaria che vi presentiamo in questo articolo ne è un esempio. Fu emessa nel lontano febbraio 1998 da Banca Commerciale, quando ancora in Italia c’era la lira. Un’altra era anche sul piano finanziario. L’importo collocato sul mercato fu di circa 742 miliardi di lire, corrispondenti agli attuali 383,6 milioni di euro.

Questa obbligazione bancaria fu offerta agli investitori al prezzo di soli 18,65 centesimi (ISIN: IT0001200390), in quanto sprovvista di cedola. Si tratta, cioè, di uno zero coupon. Per titoli di questo genere, il rendimento matura esclusivamente tramite la differenza tra il prezzo rimborsato alla scadenza e il prezzo di acquisto. In altre parole, Banca Commerciale offrì allora agli investitori un titolo con rendimento lordo alla scadenza del 5,75%. Non era neppure così tanto per un investimento della durata di 30 anni a quei tempi. Infatti, l’obbligazione bancaria scadrà in data 17 febbraio 2028, cioè tra poco meno di 6 anni.

Obbligazione bancaria, rendimento batte inflazione

A rimborsarla non sarà più Banca Commerciale, che nel 2001 è confluita in Banca Intesa, successivamente diventata Intesa Sanpaolo. Ad ogni modo, ieri la quotazione era di 88,11 centesimi. Questo significa che l’obbligazionista che avesse acquistato il bond all’atto della sua emissione e lo avesse detenuto fino ad ora, avrebbe realizzato un rendimento cumulato lordo del 372%, pari al 6,6% medio all’anno. Poiché in questi 24 anni e rotti l’inflazione media italiana è stata dell’1,7%, possiamo ben affermare che il rendimento si sia rivelato quadruplo rispetto alla perdita del potere d’acquisto.

Tuttavia, è pur vero che in questi decenni l’obbligazione bancaria non avrebbe reso nulla, dato che non ha staccato neppure una cedola.

Di conseguenza, l’obbligazionista avrebbe nel frattempo patito l’inflazione confidando in un sollievo futuro, cioè alla scadenza o al previo disinvestimento anticipato. Da notare anche che gli zero coupon tendono ad essere più volatili delle obbligazioni con cedole, dovendo il solo prezzo riflettere le variazioni dei tassi di mercato.

E se comprassimo l’obbligazione bancaria oggi? Il rendimento lordo complessivo alla scadenza sarebbe del 13,5%. Su base annua, metteremmo in portafoglio un asset con rendimento lordo medio del 2,2%. Potrebbe rivelarsi appena sufficiente per proteggersi dall’inflazione.

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