Perché il Quantitative Tightening della BCE sui BTp può risultare meno duro di quanto pensiamo

Il Quantitative Tightening della BCE può impattare sugli acquisti dei BTp meno delle previsioni. Vediamo cosa dicono alcuni dati.
2 anni fa
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Quantitative Tightening, impatto su acquisti BTp

Da inizio marzo, la Banca Centrale Europea (BCE) smetterà di rinnovare automaticamente tutti i titoli del debito acquistati nel corso degli anni con il cosiddetto Quantitative Easing (QE). Lo farà per 15 miliardi di euro in meno al mese fino a giugno. Successivamente, ricalibrerà eventualmente il programma. La stampa lo ha già definito Quantitative Tightening, cioè la restrizione monetaria per il tramite dei minori acquisti della BCE di titoli di stato e obbligazioni private. Dal marzo del 2015 fino al 30 giugno scorso, con la sola eccezione del 2019, Francoforte aveva acquistato oltre 3.250 miliardi di euro di bond.

Ciò ebbe il fine di iniettare liquidità sui mercati e sostenere così l’inflazione nell’Area Euro. Ma adesso che questa è esplosa fino a oltre cinque volte il target del 2%, non solo non c’è più alcun bisogno di continuare ad acquistare bond, semmai vanno fermati persino i reinvestimenti.

Verso minori acquisti BCE di BTp

Dopo la cessazione degli acquisti netti, infatti, la BCE aveva garantito che avrebbe continuato a riacquistare i titoli del debito per l’esatto ammontare di quelli in scadenza. In questo modo, la domanda sarebbe rimasta invariata sul mercato per le obbligazioni private e i titoli di stato da rinnovare. Dal prossimo mese, non sarà più così. Ad esempio, se arrivassero in scadenza complessivamente bond per 40 miliardi, gli acquisti BCE sarebbero ridotti a 25 miliardi, 15 in meno.

Le preoccupazioni si sono addensate sui titoli di stato italiani. A fronte di emissioni lorde attese per 500 miliardi quest’anno, di cui circa 90 per finanziare il disavanzo fiscale, con il Quantitative Tightening gli acquisti BCE saranno più bassi. Di quanto? Possiamo fare qualche calcolo, pur orientativo. In dieci mesi, cioè tra marzo e dicembre, i minori acquisti saranno pari a 150 miliardi. Ovviamente, sempre che dopo giugno rimarranno invariati a 15 miliardi al mese. Di questi, in media riguarderanno titoli di stato per oltre 125 miliardi.

E data la quota spettante ai titoli di stato italiani del 16,85% (“capital key”), la variazione sarebbe di oltre -21 miliardi, più di 2 miliardi al mese.

Tuttavia, l’impatto del Quantitative Tightening sui BTp potrebbe rivelarsi assai inferiore delle previsioni. Gli acquisti BCE di BTp con il QE al 31 gennaio scorso sono stati di circa 442,6 miliardi su complessivi 2.743 miliardi destinati ai titoli di stato dell’Area Euro. Di fatto, incidono per poco più del 16%, meno della quota teoricamente loro spettante. Se questa fosse rispettata alla lettera, dovremmo avere maggiori acquisti netti per quasi 20 miliardi di euro. Al contrario, con il PEPP, il piano pandemico varato nel marzo 2020 e rimasto attivo fino al marzo 2022, gli acquisti di BTp risultano ancora essere di circa 7,75 miliardi superiori alla nostra quota. Ma va detto che il PEPP non segue pedissequamente i criteri del QE in merito al “capital key”.

Ricalcolo Quantitative Tightening

Ora, immaginiamo che la BCE vari il Quantitative Tightening e che riscontri nei prossimi mesi qualche tensione sul mercato. Avrebbe modo di tagliare gli acquisti di BTp meno delle previsioni sulla base proprio dei dati sopra indicati. Non dovrebbe neppure trovare giustificazioni di sorta, visto che non starebbe “regalando” nulla all’Italia. Si limiterebbe ad adempiere al mandato affidatole dal board secondo i criteri fissati nel 2015. Se dovesse recuperare l’intera quota mancante per arrivare al 16,85% con il QE, i minori acquisti di BTp crollerebbero sotto i 2 miliardi di euro. Se, invece, dovesse tenere conto dei maggiori acquisti con il PEPP e desiderasse effettuare una sorta di compensazione, i minori acquisti con il Quantitative Tightening sarebbero di quasi 9,5 miliardi. In ogni caso, lontani dagli oltre 21 miliardi ipotizzati seguendo un calcolo preliminare.

Emerge, quindi, che l’impatto del Quantitative Tightening sul mercato dei titoli di stato italiani potrebbe rivelarsi meno duro di quanto temiamo.

E senza scomodare lo scudo anti-spread, noto come TPI, né ricorrendo ad azioni specifiche. Semplicemente, la BCE si porterebbe alla quota destinata ai BTp e che nel complesso è stata disattesa al ribasso.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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