Lo Zambia ha fatto appello ai creditori internazionali, affinché accettino la sospensione delle cedole relative a bond in dollari emessi per il controvalore di 3 miliardi da ottobre fino all’aprile dell’anno prossimo. Ne ha dato notizia il Financial Times, secondo cui il governo del premier Edgar Lungu terrà una videoconferenza il 29 settembre, nel corso della quale cercherà di convincere gli investitori a rinunciare temporaneamente ai pagamenti. Servirà il consenso dei due terzi del capitale per raggiungere l’intesa e nel caso in cui ciò accadesse, su ogni 1.000 dollari di capitale nominale gli obbligazionisti riceverebbero 0,50 dollari a titolo di interessi.

Bond emergenti favoriti dalla svolta Fed sull’inflazione

I prezzi dei tre bond oggetto della ristrutturazione richiesta sono diminuiti. Il titolo con scadenza nel settembre 2022 e cedola 5,375% (ISIN: XS0828779594) è sceso sotto i 54 centesimi e il suo rendimento è schizzato così a oltre il 50%. Simili i livelli di prezzo dei bond 2024 e 2025, gli altri due oggetto di rinegoziazione. Il 2022 fu il primo ad essere emesso sui mercati internazionali dallo Zambia nel 2012, quando debuttò come decennale. Negli anni seguenti vi sono state altre emissioni, approfittando degli alti tassi di crescita, i quali avevano diffuso tra gli investitori una grossa fiducia sulla solvibilità del debito, tanto che questo arrivò a costare al governo meno di quanto pagasse il suo quello spagnolo.

Rating “spazzatura”

Il ricorso all’indebitamento sui mercati internazionali era servito al paese a investire pesantemente sulle infrastrutture, ma negli ultimi anni la crescita ha rallentato e il giudizio sul debito sovrano dello Zambia è diventato pessimo: CCC per S&P, CC per Fitch e Ca per Moody’s. Secondo le principali agenzie di valutazione, quindi, Lusaka sarebbe sull’orlo del default e ben prima dell’annuncio del governo, come segnalavano già i prezzi dei bond sotto stress.

Il premier ha giustificato la richiesta per il mix tra calo dei proventi delle esportazioni e aumento delle spese fuori bilancio per combattere la pandemia.

Lo stato dell’Africa orientale esporta perlopiù materie prime, i cui prezzi sono diminuiti negli ultimi mesi, data la pessima congiuntura internazionale. Le riserve sono scese a livelli troppo bassi, a 1,3 miliardi a fine maggio, a fronte di 11,7 miliardi di debiti contratti con l’estero. In generale, quindi, pur essendo il rapporto debito/pil sotto il 60%, a livelli relativamente non di allarme, le scarse entrate di dollari rendono i bond particolarmente rischiosi.

Lo Zambia sta trattando con il Fondo Monetario Internazionale una linea di credito, che verrà erogata solo in cambio di un’agenda di riforme. Non è l’unico stato africano in affanno a causa del Covid, avendo riportato 14 mila casi e 300 decessi. Angola e Kenya lottano anch’essi per evitare il crac. La sospensione dei pagamenti delle cedole verrà probabilmente ottenuta e sarà un avvertimento (l’ennesimo) per gli investitori, che puntano da tempo a incassare lauti rendimenti, confidando che non si arrivi mai alla crisi fiscale conclamata. Tecnicamente, l’accordo eviterebbe il default, sebbene nei fatti Lusaka diverrebbe un paese fallito.

Bond emergenti, in arrivo un trentennale ad altissimo rischio

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