Lo spread è tornato a ridosso dei 100 punti base, quando nel corso della settimana scorsa era arrivato a scendere ben sotto i 90. I rendimenti a 10 anni del BTp hanno toccato un apice intraday dello 0,65% nella giornata di venerdì, in netto rialzo rispetto alla chiusura ai minimi storici dello 0,44% della settimana precedente. Eppure, parliamo degli stessi giorni durante i quali si è insediato il nuovo governo di Mario Draghi, sostenuto da un’amplissima maggioranza parlamentare. Si tratta dello scenario migliore possibile per i mercati finanziari, che in effetti avevano salutato molto positivamente la svolta politica romana.

Perché il calo dei tassi e dello spread è un buon segno per i BTp e per la stabilità del mercato italiano

Come mai, quindi, una simile inversione di tendenza? Il fenomeno trascende l’Italia e riguarda un po’ l’intero contesto internazionale. Guardiamo ai rendimenti tedeschi. In meno di due settimane, il Bund a 10 anni è schizzato dal -0,64% al -0,33%, cioè è risalito di oltre 30 punti base, portandosi ai massimi dal maggio 2020. Questa brusca caduta dei suoi prezzi sarebbe grosso modo legata alla reflazione tedesca e dell’intera Eurozona. Infatti, i prezzi al consumo in Germania a dicembre erano scesi dello 0,3% su base annua, mentre a gennaio sono risultati in crescita dell’1%.

Dimezzata la distanza con Madrid

In previsione di una maggiore e più veloce perdita del potere di acquisto, il mercato sta vendendo bond. E di fatti, anche la Spagna registra lo stesso problema. Il suo Bonos a 10 anni venerdì offriva lo 0,34%, in rialzo di ben 24 punti base a febbraio, ai massimi dal settembre scorso. Se si guarda allo spread BTp-Bonos, quindi, si scopre che questo mese risulta essersi contratto da 55 a 30 punti base. Dopo una fase di rally per i nostri titoli di stato, il restringimento del differenziale è avvenuto totalmente per effetto della lievitazione dei rendimenti spagnoli.

Se non ci fosse stato Draghi premier, probabilmente i livelli di rendimento dei BTp sarebbero aumentati anch’essi. A parità di spread, si troverebbero oggi in area 0,90% sul tratto a 10 anni. Non è una certezza, ma una presunzione. La stabilità è sintomatica di un minore rischio politico percepito, dall’altro lato i più alti livelli di partenza dei nostri bond li avrebbero resi allettanti anche in uno scenario politico un po’ meno favorevole. Fatto sta che i rendimenti italiani a 5 anni non sono più negativi, mentre in Spagna si fermano fino alla scadenza dei 6 anni contro i 9 anni di una settimana fa appena.

C’è una ragione sopra ogni altra per cui probabilmente il rally dei BTp riprenderà. L’Italia sembra adesso ben posizionata per varare un piano di investimenti idoneo ad essere finanziato con sussidi e prestiti del Recovery Fund. La BCE ha lanciato un allarme generale nei giorni scorsi, che i mercati hanno interpretato come il rischio che il piano fiscale europeo venga meno o sia indebolito nel corso dei prossimi mesi e anni. Ad ogni modo, con Draghi l’Italia dovrebbe puntare maggiormente sugli investimenti a sostegno della crescita e meno sui piani di tipo marcatamente assistenziale. Sullo sfondo resta la lentezza delle vaccinazioni in tutta Europa, di per sé un fattore che frena la propensione al rischio e premia i titoli “core”.

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