La compagnia assicurativa Generali ha annunciato che intende effettuare il rimborso anticipato delle obbligazioni perpetue emesse nel luglio 2009 (ISIN: XS0440434834) con cedola al 9% per un controvalore di 50 milioni di euro. Il rimborso avverrà in relazione a tutti i titoli in circolazione e al 100% del valore nominale del bond, il 15 luglio prossimo. L’operazione è stata approvata dall’Ivass. Così facendo, il Leone di Trieste inizia a dare attuazione al piano taglia-debito svelato nel novembre scorso da Philippe Donnet e che punta a ridurre le esposizioni di 1,5-2 miliardi di euro entro il 2021, riducendo la spesa lorda per interessi tra 70 e 140 milioni di euro all’anno.

La compagnia aveva già annunciato che non rifinanzierà debito senior in scadenza nel gennaio 2020 per 1,25 miliardi. In questo caso, si tratta del bond emesso a inizio 2014 (ISIN: XS1014759648) e con cedola 2,875%.

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Considerando gli altri 250 milioni di debito subordinato che verranno smaltiti nel corso di quest’anno, già Generali segnala di essere in grado di centrare l’importo minimo della forchetta prevista per abbattere il debito.

Le obbligazioni perpetue sono emesse senza alcuna scadenza, ma come in questo caso, sono “callable” a partire da una certa data, vale a dire che possono essere rimborsati o meno, secondo quanto decide l’emittente. E’ naturale che Generali si avvalga della facoltà di esercitare il rimborso, avendo modo di rifinanziarsi eventualmente sui mercati a interessi nettamente più bassi, come segnala l’emissione a gennaio di un altro bond perpetuo per mezzo miliardo e con cedola annuale del 3,875%, che si confronta con il 9% del bond emesso 10 anni fa. Lo stesso subordinato gennaio 2048, cedola 5%, richiamabile nel giugno 2028, attualmente offre circa il 4,3% considerando il rendimento a scadenza, scendendo al 3,7% nel caso il mercato scontasse la certezza della “call”.

I rischi dei bond perpetui

Questo tipo di obbligazioni comporta, come sappiamo, un elevato rischio di reinvestimento.

Poiché vengono emessi senza una vera scadenza, offrono cedole superiori a quelle dei bond ordinari. E, però, nel caso in cui la “call” venisse effettivamente esercitata alla data indicata e questa cadesse in una fase di tassi calanti sul mercato, l’investitore si ritroverebbe con un capitale rimborsato e che verosimilmente dovrà reinvestire in un altro bond meno generoso. E’ quanto avverrà tra poco più di un mese ai detentori delle obbligazioni perpetue di Generali. Non è più immaginabile, infatti, a parità di rischio di credito puntare su una cedola così alta. Bisognerebbe spostarsi su assets ben più rischiosi e, quasi certamente, sui mercati emergenti per ottenere un simile rendimento.

Di recente, Fitch ha promosso il rating Generali ad “A” da “A-” con prospettive negative, in merito alla solidità finanziaria del gruppo, confermando lo stesso giudizio per il merito creditizio. Si consideri che i rendimenti Generali siano oggi più elevati di quanto non dovrebbero essere nell’Eurozona, risentendo dei bassi rating del debito sovrano italiano, pur mitigati dalla diversificazione per area geografica del portafoglio della compagnia. Si consideri, ad esempio, che il bond Allianz con cedola 3% e scadenza marzo 2028 offre ormai un rendimento negativo, riflettendo condizioni finanziarie assai diverse in Germania, dove i Bund rendono sottozero fino alla scadenza dei 10 anni.

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