Un paio di settimane fa, Moody’s ha declassato il rating di Ford Motors, la casa automobilistica americana, scaraventandolo al livello “junk” o “spazzatura”, assegnando alle sue obbligazioni il giudizio di “Ba1″, a causa dell’alto livello di indebitamento (103 miliardi di dollari), nonostante fosse stato annunciato un piano di ristrutturazione aziendale, ma che secondo l’agenzia imporrebbe costi per 7 miliardi di dollari. Attualmente, le altre due principali agenzie internazionali, S&P e Fitch, valutano ancora i bond di Ford all’ultimo gradino dell'”investment grade”, sebbene entrambe abbiano “outlook” negativo, cioè segnalino di poter rivedere al ribasso il loro giudizio entro i prossimi mesi.

E non giova il precedente del 2005, quando un’altra casa automobilistica americana, la General Motors, venne declassata a “junk” prima da S&P e subito dopo da Moody’s e Fitch.

Obbligazioni Ford e General Electric, quali rischi sto correndo?

Dobbiamo ammettere che il mercato sembra avere retto bene il colpo, con le obbligazioni Ford ad avere ripiegato di poco, tutto sommato. I titoli in scadenza nel 2021 hanno perso dal “downgrade” circa l’1,5%, i decennali intorno all’1,2% e quelli che scadono nel lontano 2046 l’1,7%. I cali ci sono stati, ma moderati e, comunque, le quotazioni stanno gradualmente recuperano terreno dopo lo shock iniziale. Giù di oltre il 4% le azioni della società, invece, in controtendenza rispetto all’andamento medio della borsa americana in leggera crescita nello stesso periodo.

I rischi di una caduta tra gli “high yield”

La musica rischia di cambiare in peggio, e anche tanto, qualora le obbligazioni Ford diventassero speculative anche per le altre due agenzie, perdendo il rating “investment grade”. Questo, perché non è detto che il mercato obbligazionario a stelle e strisce sarebbe in grado di parare il colpo. La massa dei bond della casa automobilistica vale 84 miliardi di dollari, mentre l’intero comparto “junk” negli USA ammonta a 2.600 miliardi.

In teoria, i nuovi “angeli caduti” inciderebbero per circa il 3,2% del totale, una percentuale in sé non secondaria. E se rapportassimo tale valore a quello del solo comparto “BB”, equivalente a 1.190 miliardi, si salirebbe sopra il 7%.

Perché i bassi rendimenti delle obbligazioni “spazzatura” sono un’insensata follia

Al momento, i corporate bond “junk” rendono mediamente meno del 5,50%, qualcosa in più dei minimi storici toccati negli anni passati e il 2,40% in meno da inizio anno, stringendo lo spread con i “BBB” a soli 225 punti base, quasi 100 bp in meno nel corso di questo 2019. A conti fatti, già oggi il debito di Ford rende come se fosse spazzatura, se pensate che la scadenza del 2029 offre il 5,6% e quella biennale il 3,55%. Ma se il mercato non fosse capace di assorbire un aumento così consistente di titoli speculativi, cosa accadrebbe ai loro rendimenti? E con il rallentamento in corso dell’economia americana, di quella cinese, nonché la stagnazione di Europa e Giappone, il rischio che il rating di qualche altra multinazionale salti è concreto e le tensioni sugli “high yield” aumenterebbero repentinamente, anche perché prezzano ormai fin troppo, pur in un ambiente di bassi tassi.

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