La banca centrale polacca ha tenuto i tassi invariati allo 0,10% al board di questo mese, segnalando l’intenzione di intervenire sul mercato dei cambi per indebolire lo zloty, così da rendere più efficace la politica monetaria espansiva adottata in questa fase contro la pandemia. Dal governo è arrivato il plauso del vice-ministro delle Finanze, Sebastian Skuza, il quale ha apprezzato questa iniziativa, notando come l’impatto del cambio sui costi del debito pubblico si sia ridotto significativamente negli ultimi anni. In effetti, ormai meno di un quarto del debito pubblico della Polonia è denominato in valute straniere, giù dal 35,5% del 2014, prima del ritorno della destra euro-scettica al potere.

Lo scorso anno, Varsavia ha emesso solo 3,7 miliardi di euro in titoli di stato in valuta estera, circa la metà del 2016. I rendimenti sovrani lungo la curva delle scadenze sono crollati presso i minimi storici. Ad esempio, il bond a 2 anni è sceso dall’1,59% allo 0,03% nell’ultimo anno, quello a 10 anni dal 2,33% all’1,20%. Nel frattempo, lo zloty ha perso il 7% contro l’euro. Ad avere offerto sostegno al mercato obbligazionario domestico è stato il “quantitative easing” polacco, consistente in acquisti per 107 miliardi di zloty di bond sovrani o semi-sovrani.

Obbligazioni BEI in zloty polacchi rendono il 2,25% per dieci anni

La Polonia vanta rating alti: A- per S&P e Fitch, A2 per Moody’s. Il rapporto tra debito e PIL è salito al 60% nel 2020, ma analisti e investitori si mostrano ottimisti sul prossimo futuro, anche in considerazione degli elevati fondi europei a cui Varsavia potrà attingere con il Recovery Fund e il bilancio UE. Dal primo, potrà ottenere fino a 173 miliardi, principalmente in sussidi, qualcosa come circa un terzo del PIL dello scorso anno, spalmato in 7 anni.

Non solo zloty, ci sono i fondi europei

La prospettiva di uno zloty più debole non farà di certo felici coloro che si sono esposti verso i bond polacchi, i quali partivano già da livelli di rendimenti abbastanza bassi e implosi ulteriormente negli ultimi mesi.

Per fortuna, non tutti possono lamentarsi. La Polonia è entrata sul mercato dei green bond con una prima emissione nel 2019 in più tranche. La scadenza in euro marzo 2049 e cedola al 2% (ISIN: XS1960361720) guadagna in meno di due anni il 28%, salendo a una quotazione in area 128. Tantissimo e a fronte di un rischio di cambio inesistente e di credito molto basso. Bene anche il green bond, sempre in euro, con scadenza marzo 2029 e cedola 1% (ISIN: XS1958534528), che dall’emissione di quasi due anni fa ha, però, guadagnato un più contenuto 2%, offrendo al momento un rendimento lordo sotto lo 0,60%.

Le emissioni di debito quest’anno saranno verosimilmente concentrate nei primi mesi, quando Varsavia vorrà approfittare dei bassi costi di indebitamento. Esse saliranno complessivamente del 70% rispetto allo scorso anno, quando già erano lievitate del 50% sul 2019. Ma proprio la prospettiva dell’arrivo dei fondi europei dovrebbe contenerle, dato che Varsavia finanzierà vari progetti di spesa attingendo proprio al Recovery Fund, oltre che al solito bilancio comunitario, anziché confidare sui prestiti del mercato. Un fattore che depone a favore dei prezzi dei titoli, pur con tassi reali nettamente negativi e uno zloty che dovrebbe indebolirsi ulteriormente contro l’euro per volontà espressa del governatore.

Perché lo stop di Ungheria e Polonia al Recovery Fund non ferma i BTp (per ora)

[email protected]