Compreresti un bond a 100 anni con la consapevolezza che non sarai (quasi) certamente tu a riscuoterlo? La risposta sarebbe scontata. Eppure esistono e questo vuol dire che qualcuno li compri sul mercato. Vero, anche se l’identikit non è certo il vicino di pianerottolo, bensì perlopiù gli investitori istituzionali con orizzonte temporale lungo o lunghissimo. Pensate ai fondi pensione, solo per fare un esempio. Non è detto, però, che buttarsi sui “Matusalemme” debba necessariamente essere un affare solo per banche, assicurazioni e fondi.

Esiste la possibilità di investirvi e portare a casa in tempi ragionevoli anche guadagni di tutto rispetto.

Boom quotazione in poche settimane

L’Austria emise un bond a 100 anni (ISIN: AT0000A2HLC4) nell’estate del 2020, in piena pandemia. Offrì allora una cedola fissa annua lorda dello 0,85%, che oggi solo a leggerla viene da ridere. Altri tempi, sebbene siano passati solamente tre anni e poco più. I rendimenti di mercato erano così bassi che molti istituzionali si sentirono persino allettati dall’investimento. L’alternativa sarebbe stata di acquistare bond con scadenze più brevi, ma con rendimenti negativi.

Questo bond a 100 anni arriva a scadenza in data 30 giugno 2120. Ieri, quotava sul secondario 40 centesimi scarsi. Chi lo acquistò all’inizio, oggi virtualmente ha in portafoglio un capitale defalcato del 60%. Aggiungiamoci l’inflazione di questi anni e capirete che significa avere bruciato il proprio denaro. A questi prezzi, il rendimento lordo è salito al 2,50%. Continua ad essere bassissimo, considerati i livelli d’inflazione di questa fase e attesi per i prossimi anni. Ad ogni modo, il titolo quotava a meno di 35 centesimi agli inizi di ottobre. In circa un mese, è risalito di oltre il 14%.

Prospettive favorevoli con calo rendimenti

Questo è un piccolo esempio che serve a far capire come piccole variazioni del rendimento possano smuovere i prezzi di tanto per le scadenze ultra-lunghe.

Accade lo stesso nel caso opposto, però. Poiché nelle ultime settimane il mercato ha preteso minori rendimenti sui titoli di stato, il bond a 100 anni dell’Austria si è apprezzato, risalendo in area 40 centesimi. Pensate al caso estremo in cui le condizioni di mercato dovessero riportarsi a quelle di tre anni fa. La quotazione guadagnerebbe il 150%. Sarebbe un affare stratosferico per gli obbligazionisti, altro che azioni!

Tuttavia, è al momento quasi impossibile anche solo immaginare che ciò avvenga. Più verosimile che nel medio-lungo termine la quotazione si attesterà a metà strada tra i valori attuali e la pari. Anche solo a 60 centesimi, però, segnerebbe un +50%. A 70 centesimi, +75%. Ma parliamoci chiaro: ci basterebbero 50 centesimi per guadagnare il 25%. Se avvenisse nel giro di qualche anno, sarebbe comunque un affare. Del resto siamo passati da 35 a 40 centesimi in poche settimane.

Bond 100 anni, occhio a doppia tassazione

C’è un’altra buona notizia per gli amanti del rischio: il bond a 100 anni dell’Austria sconta una tassazione di favore del 12,50% come per i titoli di stato italiani se siamo cittadini residenti sul territorio nazionale. Tuttavia, anche Vienna imporrà la sua aliquota del 27,50%. Questo porta la tassazione complessiva al 40% del rendimento. Vero, esiste una convenzione contro la doppia imposizione tra Italia e Austria, ma non scatta automaticamente. Gli investitori individuali lamentano, in effetti, la necessità di effettuare il disbrigo di pratiche burocratiche con annessi costi. E non sempre ne vale la pena per i piccoli importi.

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