Mercoledì scorso, Pretoria ha pubblicato i dati sull’inflazione nel Sudafrica per il mese di luglio, risultata in accelerazione al 3,20% annuo, dal 2,20% di giugno. Per quanto l’impennata fosse grosso modo attesa (consensus 3,10%), gli analisti ne hanno dedotto che gli spazi di manovra sui tassi per la Reserve Bank of South Africa (RBSA) sarebbero nulli. Difficile immaginare, cioè, che l’istituto possa proseguire l’allentamento monetario, dopo avere già tagliato il costo del denaro di 300 punti base quest’anno.

La crisi del Sudafrica rende poco allettanti le obbligazioni di stato

Allo stesso tempo, la Federal Reserve ha prospettato una politica monetaria strutturalmente più espansiva per gli USA, cosa che ha messo le ali al rand sudafricano, che nella sola seduta di venerdì ha guadagnato il 2,5% contro il dollaro.

Sta di fatto che chi oggi rivendesse i titoli di stato sudafricani acquistati solo tre settimane fa si porterebbe a casa guadagni fino al 7,5%.

Il bond a 20 anni, scadenza gennaio 2040 e cedola 9% (ISIN: ZAG000125980), ha segnato un minimo rialzo dello 0,10% dal 10 agosto scorso, ma il cambio nel frattempo si è rafforzato del 6% contro il dollaro e del 5% contro l’euro. Per un investitore dell’Eurozona significa, quindi, aver messo a segno plusvalenze effettive per circa il 5%. Il ventennale di Pretoria attualmente offre un rendimento dell’11,35%.

Cosa accadrà d’ora in poi?

Spostandoci sulla scadenza a 25 anni, troviamo il bond gennaio 2044 e cedola 8,75% (ISIN: ZAG000106972), che ha guadagnato quasi lo 0,4% nello stesso frangente, scendendo a un rendimento dell’11,46%. Anche in questo caso, guadagni superiori al 5%, tenuto conto dell’effetto cambio. Infine, bond febbraio 2049 e cedola 8,75% (ISIN: ZAG000096173): +1,5% in termini di prezzo, che aggiunti al +5% del rand contro l’euro porta il guadagno virtuale totale al 6,5%. Il trentennale offre oggi l’11,44%.

Fin qui, il recente passato. Resta da capire cosa possa accadere da qui in avanti.

Il possibile mantenimento dei tassi ai livelli attuali dovrebbe indebolire per un verso il mercato obbligazionario domestico, per un altro sosterrebbe il cambio. Per il momento, i tassi reali si mostrano appena positivi (+0,30%), un fatto che gli investitori tendono a considerare favorevolmente, dato il contesto internazionale. Tuttavia, se la RBSA lasciasse anche solo intendere che abbasserà ulteriormente il costo del denaro, a un minimo rafforzamento dei bond locali farebbe da contraltare un indebolimento più marcato del cambio. Viceversa, nel caso contrario.

Guardando alla dinamica dei tagli dei tassi negli ultimi mesi, notiamo che l’istituto è passato da riduzioni vigorose di 200 punti base all’ultima più contenuta di appena 25. Questo trend deporrebbe a favore di una interpretazione incline alla fine del ciclo monetario espansivo, salvo shock inter-nazionali. Non possiamo escludere, infatti, che l’inflazione torni a scendere nei prossimi mesi, grazie anche alla stabilizzazione del cambio dopo il forte deprezzamento accusato fino all’aprile scorso. E ciò ricostituirebbe quei margini per intervenire a sostegno dell’economia e senza intaccare potenzialmente il rand.

I titoli in rand del Sudafrica hanno reso fino al 30% in due mesi

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