Sarebbe dovuto essere un giorno tendenzialmente nefasto per i mercati finanziari e, invece, ieri è stata tutta un’euforia dopo il comunicato della Banca Centrale Europea delle ore 14.15. E’ stato annunciato un rialzo dei tassi d’interesse dello 0,50%. Ed era scontato. L’istituto ha messo avanti sull’intenzione di alzare i tassi di un altro 0,50% anche a marzo. E non era scontato. Dopodiché, il governatore Christine Lagarde in conferenza stampa ha sottolineato che “intention is not 100% commitment”. Tradotto: l’intenzione sarebbe di alzare i tassi a marzo di un altro mezzo punto percentuale, ma non è scontato che accada.

La francese ha anche notato un rallentamento della congiuntura economica nell’Area Euro e ha fatto di tutto per convincere i giornalisti presenti che la BCE continuerà a contrastare l’alta inflazione. “Il 3,50% di marzo non sarebbe il picco”, ha dichiarato. Nel frattempo, i BTp festeggiavano sui mercati più degli altri bond sovrani nell’area.

Il BTp 2072, il bond più longevo in circolazione sul mercato sovrano italiano, ha guadagnato fino al 6,5%. Quotava 60 centesimi al termine della seduta di mercoledì e chiudeva a 63,90 centesimi ieri. Mentre scriviamo perde il 3% e scende a 62 centesimi tondi. Il ripiegamento può considerarsi a tutti gli effetti un “profit taking”, ossia monetizzazione dei profitti della seduta precedente.

I guadagni per i BTp sono stati lungo la curva. Il decennale in scadenza nel maggio 2033 saliva del 3,4%. Il BTp Green 2045, che spicca da mesi per rendimento lordo alla scadenza, s’impennava del 5,8%. Come mai simili aumenti se Lagarde ha detto che i tassi continueranno a salire? A dirla tutta, ha persino sostenuto la necessità di tenerli in territorio leggermente restrittivo per un po’ di tempo. Ha prospettato per l’esattezza che il tasso sui depositi, salito ieri al 2,50%, possa lievitare fino a poco sopra il 3%.

Rendimenti BTp attesi in calo per fine anno

Come sempre, il mercato cerca di cogliere il diavolo nei dettagli.

Lagarde si presta perfettamente a operazioni di speculazione sulle mosse future della BCE. E’ incline alle gaffe, parla troppo e non ha una posizione sua chiara sulla politica monetaria. L’identikit del non governatore centrale. La sua figura sembra più di mediazione tra le opposte istanze interne al board. Se da un lato questa sua qualità può considerarsi positiva in termini di “consensus building”, cioè di ricerca del consenso, dall’altro crea confusione all’esterno. Ed è accaduto anche ieri: Lagarde parlava di stretta e i mercati hanno capito fine della stretta.

In realtà, c’entra Lagarde fino a un certo punto. Il fatto è che la BCE è tenuta a mostrarsi “cattiva” per mettere paura a chi volesse scommettere sull’inflazione. Tutti sanno, però, che il rialzo dei tassi sta avvicinandosi alla conclusione. E dalla conferenza stampa è emerso che già a marzo potrebbe essere inferiore allo 0,50% prospettato. Con ogni probabilità, invece, l’allentamento della stretta avverrà dal board successivo, quando già è stato annunciata una sorta di valutazione sul da farsi.

I BTp sono rincarati su questo scenario. Su Startmag.it, Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, intravede un Bund a 10 anni all’1,50% e un BTp al 3,25% a fine anno. Possibile anche, spiega, che i rendimenti siano ancora più bassi nel caso in cui la Federal Reserve per allora avesse iniziato a tagliare i tassi e l’inflazione fosse scesa marcatamente nell’Area Euro. Il prossimo banco di prova sarà proprio al board del 16 marzo, quando la BCE disporrà anche dei dati sull’inflazione di febbraio. A quel punto, si capirà se la discesa prosegua in misura marcata. Potrebbe bastare per spostare l’ago della bilancia a favore delle “colombe”.

[email protected]