Nel presentare i dati sul debito pubblico a ottobre, la Banca d’Italia oggi ha reso noto anche l’ammontare dei BTp in mano agli investitori stranieri nel mese di settembre: -21,5 miliardi a 715,3 miliardi. Erano 736,8 miliardi ad agosto. Nei portafogli all’estero risulta così detenuto il 31,7% dei titoli di stato italiani in circolazione, giù dal 32,3% di agosto. E’ bene precisare che non vi sia coincidenza tra titoli di stato e debito pubblico, perché i primi valgono qualcosa come circa 450-500 miliardi in meno dello stock passivo totale.

Il dato sui BTp nei portafogli degli investitori stranieri sarebbe ancora più basso, se vi escludessimo i titoli detenuti dalla BCE e dagli stessi italiani tramite istituzioni finanziarie con sede all’estero. Per capirci, in questo dato vi rientrano anche i risparmi investiti dagli italiani in fondi o assicurazioni, i quali li investono in parte nel debito pubblico tricolore. E considerate che circa 60-70 miliardi sono relativi agli acquisti effettuati direttamente da Francoforte per i due programmi monetari attivi: “quantitative easing” e PEPP. Al netto di questi ultimi, la quota in mano agli investitori stranieri scenderebbe intorno al 28,5%.

Investitori stranieri, le ragioni della fuga

A cos’è dovuto il crollo di settembre? Al di là delle variazioni mensili piuttosto frequenti, sta accadendo che con la previsione di una normalizzazione monetaria, a partire dagli USA, i rendimenti sovrani americani siano risaliti dai minimi toccati in precedenza. E proprio settembre e ottobre sono stati i mesi più negativi per i Treasuries. La loro maggiore remuneratività avrà attratto gli investitori stranieri e domestici, molti dei quali avevano investito proprio in BTp. Preso atto della fine di un ciclo, diversi tra banche, fondi e assicurazioni avranno iniziato a monetizzare i guadagni dei mesi precedenti rivendendo i nostri bond a prezzi più alti di quelli di acquisto.

Non è un caso che il rendimento medio ponderato dei nostri titoli di stato sul mercato secondario sia salito dallo 0,26% allo 0,37% a settembre, riflettendo un calo della domanda dall’estero.

A novembre, poi, il dato risultava lievitato allo 0,515%, per cui dovremmo attenderci un possibile ulteriore calo dei BTp nei portafogli stranieri entro la fine dell’anno. Anche perché il rischio sovrano percepito verso l’Italia tende a salire con la graduale fine degli stimoli monetari. I “credit default swaps” si acquistano al momento per 88 punti base, ai massimi da inizio febbraio. Erano scesi sotto 70 a metà settembre.

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